L’Aquila – La conclusione delle indagini da parte della Procura di Avezzano sull’uccisione dell’Orsa Amarena segna un passo avanti importante nell’accertamento della verità e delle responsabilità sul gravissimo episodio verificatosi a San Benedetto dei Marsi nella notte tra il 31 agosto e il 1° settembre 2023. La contestazione del reato di “uccisione di animali” ex art. 544bis Codice penale all’uomo, che ha ammesso di aver sparato all’Orsa Amarena, una delle poche femmine di Orso bruno marsicano viventi al mondo, è stata quasi contestuale alla comunicazione al WWF Italia e ad altre associazioni dell’iscrizione nel Registro delle persone offese: tale iscrizione consentirà di accedere al fascicolo ed estrarre copia degli atti così da avere un quadro complessivo delle indagini.
L’uccisore ha ora 20 giorni di tempo per presentare memorie o chiedere di essere ascoltato dal PM prima che gli venga notificato il decreto di citazione e che venga fissata, dopo ulteriori 60 giorni, la prima udienza. In pratica per l’avvio del processo vero e proprio si dovrà attendere l’autunno, se non la fine dell’anno.
Il WWF Italia, tramite il suo legale – Avv. Michele Pezone – aveva depositato memorie nelle quali indicava l’opportunità di procedere anche ai sensi dell’art. 452bis del Codice penale che punisce quelle condotte abusive di “compromissione” o “deterioramento” significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna. A oggi fa sapere l’associazione del Panda, il PM non ha ritenuto di indirizzare le indagini anche verso questo ulteriore tipo di imputazione, “ma come WWF Italia siamo comunque intenzionati a lavorare anche su questa ipotesi nel prosieguo del procedimento” fanno saper gli ambientalisti che spiergano come la condanna solo ai sensi dell’art. 544bis Codice penale comporterebbe una pena estremamente esigua: da 4 mesi a 2 anni.
«Sempre salvo che non si incorra nella prescrizione o non vengano accolte richieste di patteggiamento o rito abbreviato –sottoineano– Il tema dell’esiguità delle pene per chi commette reati contro gli animali viene posta da anni dal WWF Italia in ogni occasione di discussione in sede legislativa, attraverso memorie e audizioni, chiedendo la trasformazione di questo tipo di reati da contravvenzioni in delitti: ciò al fine di aumentare i termini di prescrizione e di evitare l’adozione di strumenti che finiscono per impedire la celebrazione dei processi (ad es.: oblazione o esclusione della punibilità per tenuità del fatto)».
Il WWF Italia chiede l’aumento delle pene ad almeno cinque anni, per avere una maggiore deterrenza e per poter rendere possibile l’applicazione delle pene finali. Secondo l’associazione ambientalista vanno poi aumentati gli investimenti nella vigilanza e nelle indagini, oltre alla migliore raccolta e organizzazione dei dati relativi alla gestione faunistica e agli atti di bracconaggio.
«Tutte proposte che negli anni non sono mai state prese in considerazione. Anzi, proprio in questi giorni sono in discussione una serie di emendamenti al DL Agricoltura, presentati in particolare dalla Lega, che vanno nella direzione opposta, smantellando le poche tutele previste per la fauna italiana.» Commentano gli attivisti.
“Resta il fatto che la perdita di un’Orsa prolifica come Amarena è un dramma per la conservazione della popolazione dell’Orso bruno marsicano, sottospecie unica al mondo, che conta oggi circa 60 individui – commenta Filomena Ricci, delegata WWF Abruzzo – Inoltre, il modo in cui Amarena è stata uccisa ha riacceso il dibattito sulla convivenza dell’uomo con la fauna e con i grandi carnivori in particolare. Bisogna fare ancora molto per la riduzione del conflitto, possibile solo lavorando da un lato sulla mitigazione delle minacce che concorrono a rendere vulnerabili queste specie, dall’altro per la diffusione di corrette conoscenze e buone pratiche di co-esistenza.”