Che destino riserva all’Abruzzo il progetto di autonomia differenziata fortemente voluto dal centrodestra? Che ne sarà di temi come scuola, sanità, energia, ambiente, infrastrutture o cultura – solo per citarne alcuni tra i più scottanti – se tutto il potere passerà alle Regioni? Con quelle ricche che diventeranno sempre più ricche e quelle povere sempre più povere: e il sud inevitabilmente destinato ad accrescere la distanza con i territori del centro-nord. Con il rischio a quel punto della fine della coesione e dell’unità nazionale stessa. A Pescara, per incontrare gli organi di stampa e parlare con i cittadini di un tema centrale nella vicenda politica abruzzese alla vigilia delle elezioni regionali, ci sarà uno dei massimi esperti italiani in materia, ovvero il professor Gianfranco Viesti.
L’economista pugliese sarà in Abruzzo, su invito di Graziano Di Costanzo, candidato nelle liste del Pd nella circoscrizione di Pescara venerdì 23 febbraio, alle ore 10,30 nella sede di piazza Unione che ospita il comitato elettorale di Luciano D’Amico, candidato del centro-sinistra unito alla presidenza della Regione il prossimo 10 marzo, e che sarà anche lui presente all’incontro.
Viesti, autore del volume “Contro la secessione dei ricchi. Autonomie regionali e unità nazonale” è stato tra i primi in Italia a gettare l’allarme sui rischi connessi all’introduzione di un sistema di autonomia differenziata tra le regioni, così come si va configurando nel disegno di legge in corso di approvazione nei due rami del Parlamento, per volere della maggioranza di centrodestra e con l’opposizione di tutto il centrosinistra. L’attenzione del professore del Politecnico di Bari, in particolare, si concentra soprattutto sugli aspetti economici e fiscali, perché alle regioni del Sud arriverebbero risorse di gran lunga minori rispetto a quelle che riceverebbero, ad esempio, Lombardia e Veneto: conseguenza questa inevitabile, di fronte al progressivo arretramento dello Stato su diversi temi e la progressiva crescita dei poteri regionali. Tutto ciò senza dimenticare l’autentica Babele di norme che a quel punto dividerebbero i territori l’uno dall’altro, le regioni vicine l’una dall’altra. E la sempre più evidente marginalizzazione dei cittadini-elettori, relegati a un ruolo di semplice spettatore, con il Parlamento totalmente schiacciato dalla dialettica a due tra Governo e Regioni.