venerdì , 22 Novembre 2024

Via Marconi a 30 kmh: Webstrade “ma la zona 30 è un’altra cosa”

Pescara – È partita la limitazione di velocità a 30 kmh sulla via Marconi di Pescara, già allargata a 4 corsie per il passaggio del trasporto pubblico in sede propria, ma che presentava nella nuova configurazione numerosi problemi di incidentalità stradale, insicurezza per gli utenti deboli, pedoni, ciclisti e utenti del trasporto pubblico, problemi di parcheggio e scarsa attrattiva commerciale per i clienti. Un progetto nato male, a cui la limitazione delle velocità e la moderazione del traffico avrebbe dovuto dare soluzione.

«Indirizzo giusto, ma risposta insufficiente. Non chiamiamo Zona 30questa nuova versione di via Marconi.» Commenta l’Architetto Giuseppe Di Giampietro, presidente di Webstrade secondo il quale la Zona 30 è un’altra cosa. «Certamente non è l’apposizione dei segnali e telecamere per multare chi supera i limiti di velocità o cambia corsia. La Zona 30 è un trattamento ambientale, a zona della strada, diverso dal segnale Limite di velocità 30 kmh. Accanto ai segnali occorre un trattamento ambientale, delle corsie, delle pavimentazioni, delle porte di ingresso e uscita, con alberi, luci e arredi, dissuasori di velocità, che migliorano lo spazio stradale, favoriscono gli utenti deboli, facendo percepire all’automobilista di essere entrato in un dominio speciale, al di fuori del codice della strada dei 50 kmh, in cui rallentare e guardare con occhio diverso quella zona e gli altri utenti della strada.»

Di Giampietro rimarca come In Italia Zona 30 è solo un segnale che indica un limite di velocità per un tratto stradale fino al raggiungimento del segnale Fine Zona 30. Mancano le Linee Guida e le raccomandazioni, con esempi e casi studio. In Europa si è sviluppata una cultura fatta di norme tecniche, raccomandazioni e best practice, in Olanda, Germania, Francia, Svizzera, ormai ricche di quasi mezzo secolo di esperienze. Una zona 30 deve essere Self Explaining – Self Enforcing, autoesplicante, chiaramente percepibile, e in grado di frenare i comportamenti scorretti. Non per i segnali o le telecamere, ma per l’ambiente “speciale” che la caratterizza. 


A titolo indicativo di quello che manca alla Zona 30 via Marconi Webstrade mette in luce tre punti fondamentali:
Occorre chiaramente caratterizzare le porte di ingresso-uscita dalla zona 30, con restringimenti, totem portali di accesso, pavimentazioni differenziate, luci, arredi, che aiutano l’automobilista a capire di essere entrato in un dominio diverso.
Le corsie ristrette per la minore velocità, dovrebbero essere ben riconoscibili, magari, protette da cordoli sormontabili e colorate le corsie del trasporto pubblico, ben evidenziati e protette da isole pedonali, gli attraversamenti.
Un programma di caratterizzazione di arredi, luci, pavimentazioni, rallentatori, verde, dovrebbero aiutare l’automobilista a percepire la zona a moderazione di traffico, migliorare la percezione della zona speciale, e valorizzare la strada per tutti.

«Non bastano i segnali e le telecamere, per cambiare il modo di usare una strada. Occorre un progetto che cambi le caratteristiche ambientalie percettive della strada. E magari discutere preventivamente il progetto con cittadini e portatori di interesse, per migliorare le soluzioni e far sentire tutti attori e protagonisti del cambiamento. Non subalterni che subiscono cambiamenti che non hanno condiviso. Anche la partecipazione dei cittadini non è un perditempo, ma un requisito fondamentale di una città europea.» Conclude l’Architetto Di Giampietro.

6. More. Cosa sono e a cosa servono le Zone 30 (Webstrade.it 2001)
www.webstrade.it/corsi/strade2002/documenti/Effetti-Zone30.pdf

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