“Un caso questo che conferma l’assoluta variabilità dei dati sulla balneazione del litorale pescarese – commenta il vice sindaco e assessore al Demanio Enzo Del Vecchio – Una variabilità talmente repentina da spingerci ad emettere e revocare ordinanze nel giro di pochi giorni. Ciò ci motiva sempre di più a porre in essere tutte le iniziative di nostra competenza per rimuovere le cause di questa situazione, ponendo il risanamento del fiume al centro delle attività prioritarie, come stiamo facendo, ma, al contempo, ci spinge anche ad avviare una riflessione con Ministero della Sanità, Regione e tutti gli organismi preposti riguardo all’attivazione delle ordinanze.
Nei fatti succede che il momento in cui si adotta l’ordinanza di divieto di balneazione per valori non conformi, coincide con quello in cui l’Arta effettua nuovi prelievi e in tantissimi casi, come da noi in agosto, ma non solo sul litorale pescarese, è accaduto che l’Ente abbia dovuto vietare la balneazione proprio nel momento in cui la situazione era cambiata e i valori erano tornati conformi.
Si tratta di una contraddizione dovuta ai tempi per esaminare i campioni e ottenere i risultati, che sono immutabili per il periodo richiesto dalla messa a coltura degli elementi di analisi.
Questa variabilità e le sue conseguenze che si ripercuotono non solo nell’ambito sanitario, ma anche su quello economico e sociale legato alla balneazione, ci spinge ancora di più ad indagare sulla qualità delle acque, per far sì che non si debba mai pervenire all’adozione di provvedimenti restrittivi o, qualora e per casi eccezionali questi dovessero essere necessari, almeno per valutarne l’impatto, in primis per la salute, ma anche per l’economia pubblica.
La sporadicità degli sforamenti, che fino allo scorso anno non si erano mai presentati con tale frequenza (abbiamo avuto anni come 2011 e 2012 in cui non ci sono proprio stati), indica senza ombra di dubbio che è il fiume la causa dei malanni del nostro mare ed è sul fiume che bisogna indagare per capirne l’origine, alla luce anche del fatto che la variabilità in negativo si presenta in un momento di minore afflusso turistico e quindi di minore affollamento della città.
Considerando quindi che non è il funzionamento del depuratore l’indiziato principale e che il fiume che sfocia a Pescara percorre anche il territorio di altri Comuni, tutto questo ci induce ad agire perché il problema è sicuramente a monte dell’asta fluviale, che va necessariamente individuato e risolto, perché non è possibile che Pescara, la sua comunità e la sua economia debbano subire danni che nascono altroveâ€.