domenica , 24 Novembre 2024

Area di risulta: Pd e centrosinistra Pescara contro Giunta Masci “Dimissioni per fallimento su riqualificazione”

Pescara – «Ormai da più di trent’anni la città attende di conoscere il destino dell’Area di Risulta. 
Tra il 2014 e il 2019 si è creata una concreta possibilità di rigenerare finalmente un’area centrale per lo sviluppo futuro di Pescara, grazie alle risorse della giunta di centrosinistra presieduta da Luciano D’Alfonso nella Regione Abruzzo, pari a 12 milioni di euro, poi salite a circa 16 milioni, e all’attività di progettazione messa in campo dall’amministrazione comunale di Marco Alessandrini. Una procedura di contratto di concessione lavori frutto di un lungo lavoro che era riuscito a mettere assieme la bonifica delle aree, la necessità di parcheggi adeguata al tasso di occupazione di oggi dei circa 2000 posti auto, un grande parco centrale, un nuovo terminal degli autobus e il transito sotterraneo sotto la via Bassani-Pavone. Un progetto che in un secondo momento avrebbe previsto anche lo spazio nel cd. “campo” e nel parco urbano di elementi attrattivi capaci di far vivere l’area anche di notte, come richiesto dalle associazioni dei commercianti. Insomma, una visione moderna di città armonizzata in un piano urbanistico che potesse determinare anche l’appetibilità economica per i grandi imprenditori privati, in un appalto dell’importo complessivo di € 49 milioni a base di gara». 

Sono state queste le premesse sulla situazione dell’area di risulta a Pescara in una conferenza stampa indetta sul tema da Gruppo Pd in Regione e gruppi del centrosinistra al Comune di Pescara, «non entreremo più di tanto nell’annuncio della nuova sede della Regione. Diciamo che si scontra totalmente con la nostra idea di città policentrica, pur essendo fondamentale per Pescara raggruppare tutte le sedi sparse della Regione in un’unica sede, bella, dignitosa ed efficiente che aiuti al recupero della nostra periferia. Lo abbiamo sostenuto nel corso di questi tre anni in tanti atti. Per questo non scenderemo ulteriormente nel dettaglio facendoci attirare nella cortina fumogena che il vero sindaco di Pescara, Lorenzo Sospiri, ha voluto innescare per coprire il fallimento della Giunta Masci»

Hanno commentato i consiglieri dopo che ieri alla scadenza senza offerte del bando per la riqualificazione delle aree di risulta, è stato reso noto che i vari uffici della Regione Abruzzo potrebbero venire raggruppati in un nuova sede unica che dovrebbe sorgere ex novo nell’area prospicente la stazione ferroviari. Ok dalla giunta Marsilio e consensi nell’area del centrodestra, “una soluzione ideale” per il Presidente del Consiglio Regionale Lorenzo Sospiri, dello stesso parere il sindaco Carlo Masci insieme al Comune, per il capogruppo di Fratelli d’Italia, Guerino Testa, ora serve un progetto “tipo il Pirellone” e ipotizza la posa della prima pietra entro fine mandato.

Le opposizioni ricordano ora come dal 2018 il centrodestra di Masci, allora all’opposizione, ostacolava con migliaia di emendamenti il primo passaggio di variante in Consiglio comunale.
«Ddopo che addirittura un consigliere regionale in carica aveva dichiarato come “politico” il parere favorevole della Commissione VIA nel 2017 e poi con 5000 osservazioni faceva in modo che la conclusione dell’iter consiliare fosse rinviato alla nuova amministrazione. Nel frattempo, dichiarava la più profonda contrarietà al progetto durante la campagna elettorale del 2019.»

Ora Pd e Centrosinistra pescarese rinfacciano al centrodestra come poi nel 2019 diventato maggioranza, «dimenticava di aver ostacolato l’appalto dei lavori in concessione dell’area di risulta e approvava definitivamente la variante urbanistica, segnando però, con le sue modifiche progettuali “creative”, il fallimento dell’intervento. Abbiamo voluto attendere la scadenza, fissata per il 15 febbraio 2022 alle ore 13:00 del bando, già prorogato una volta, e oggi prendiamo atto dell’assenza di offerte per la realizzazione e gestione del progetto dell’Area di Risulta, per affermare le responsabilità di questo fallimento che è in primis quello del Sindaco e della Giunta Comunale, che si trascinano purtroppo con loro anche quello di una Città che aveva sperato in una trasformazione degna di una città europea nella sua parte centrale, con la bonifica dell’intera area e la realizzazione di un parco di oltre 6 ettari. Oltre all’atteggiamento illogico e incoerente di cui abbiamo detto, mettiamo in evidenza alcuni aspetti». 

Secondo le opposizioni, nelle modifiche apportate al progetto, prima formulate come indirizzo consiliare nel corso del secondo passaggio in Consiglio Comunale del 30 luglio 2020 e poi dettagliate con la Delibera di Giunta Comunale 285 del 31 maggio 2021, il centrodestra è riuscito ad appesantire economicamente un progetto, «nonostante l’aumento dei fondi pubblici, passato dai 12 milioni iniziali ai 16 attuali, sottraendo 4 milioni di euro destinati al Museo del Mare, a cui vanno aggiunti gli altri 4 concessi dalla Fondazione Pescarabruzzo per la realizzazione del verde. Come si è arrivati dunque a spendere 24 milioni di euro solo per le realizzazioni? Cosa si faceva in più rispetto al vecchio progetto? L’incremento del finanziamento, che secondo il centrodestra doveva servire a fare più parcheggi o a diminuire la durata della gestione dei parcheggi, è stato utilizzato per questo? Effettivamente no, visto che la concessione della gestione dei parcheggi si abbassava solo di due anni – da 20 a 18. Purtroppo dobbiamo constatare come sia stata la megalomania del Sindaco e la presenza dei degni colleghi del “Fuffas” inventato da Maurizio Crozza, ad aver ingigantito le realizzazioni, scoraggiando eventuali imprese interessate, e a far fallire il bando di gara.»

Secondo Pd e centrosinistra i vincoli e le raccomandazioni progettuali imposte dal Comune hanno fatto lievitare i costi, «ad esempio per il Silos Nord, cresciuto di 4 milioni di euro, su cui è stato posto l’obbligo della realizzazione di una pista da sci e snowboard su un manto sintetico, con annesso impianto di risalita e di indicazioni costruttive: “La discesa deve avere una pendenza tra il 12 e il 18% e avere una lunghezza minima di 180 m. (preferibile 200). La larghezza della pista dovrà essere di almeno 20 m. utili (al netto di percorsi laterali di risalita o camminamenti). Consigliati 30 m. per attrezzarla per la fruizione ottimale degli snowboard”. Idee bizzarre e vincoli talmente puntuali e di dettaglio da scoraggiare qualsiasi investitore.
Stessi aumenti per gli edifici della parte Sud, il cui abbellimento fa lievitare i costi di 5 milioni di euro, grazie a “terrazze abitabili attrezzate con altrettante ampie fioriere, in modo da escludere, agli utenti, la vista del retrostante silos a parcheggio” per l’edificio residenziale, e ad altri interventi in questo caso suggeriti, ma di fatto imposti, con tanto di immagini esplicative “architettonicamente vincolanti solo dal punto di vista tipologico”, come se fosse poco.
Tra l’altro, a fronte di queste spese, è stata abbassata la remuneratività prevista per gli investitori, che avrebbero quindi dovuto assumersi rischi economici che non sarebbero valsi l’investimento. Basta citare come nel caso del 2020 si prevedesse un tasso di remunerazione della liquidità pari allo 0,25%, sceso nel 2021 allo 0,10%. Il Piano economico finanziario determina la crescita delle spese generali da 52 a 56 milioni.»

In tutto questo ricordano le opposizioni, era sparita, se non come idea futuribile, una struttura culturale, polivalente e capace di rendere attrattiva l’area, richiesta venuta dalle associazioni di categoria e sposata dal centrosinistra.
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