PESCARA – “La pandemia ha messo a dura prova molte categorie, inclusi gli studenti universitari. Senza certezze sul ritorno in presenza, senza una chiara guida istituzionale, senza che nessuno si assuma la responsabilità di prendere decisioni. L’Università D’Annunzio, anche in zona rossa, ha continuato a mettere a disposizione solamente uno spazio per lo studio autonomo universitario; questo è posizionato all’inizio di via Tirino, in un locale fuori dal campus universitario, ed ha una disponibilità di postazioni, date le normative vigenti, di soli 21 posti regolarmente distanziati”.
Ad affermarlo sono gli studenti di PAS (Partecipazione Attiva Studentesca) che lamentano anche come le strutture universitarie risultino fisicamente aperte, ma inutilizzabili e inutilizzabili dagli studenti per lo studio.
“Da tempo chiediamo, come associazione studentesca, che vengano prese misure in merito. Abbiamo protocollato una richiesta formale all’amministrazione affinché fosse disposta l’apertura in sicurezza di parte degli spazi siti in Viale Pindaro, così da ampliare la disponibilità di postazioni per lo studio individuale”.
L’ateneo spiega PAS ha a disposizione tutta la strumentazione, il personale e lo spazio fisico per garantire una gestione sicura e distanziata quantomeno delle aule per adibirle allo studio individuale dato che non sono previste attività didattiche in presenza.
“Ad oggi, non abbiamo ricevuto risposte concrete alle nostre richieste –rimarcano gli studenti– e la situazione risulta ingestibile nello spazio messoci a disposizione. Gli studenti arrivano a litigare per accaparrarsi uno dei 21 spazi a disposizione in tutta la città, considerando il fatto che questi sono accessibili agli studenti di tutti gli atenei abruzzesi e che solo quello di Chieti-Pescara conta 24.000 studenti.”
Una situazione che mette in difficoltà il personale che lo gestisce, oltre agli studenti che non dispongono della possibilità di usufruire pienamente di un servizio essenziale al percorso formativo.
“A questa situazione drammatica –conclude il collettivo PAS– contribuisce anche la chiusura delle biblioteche comunali e regionali che risultano tutt’ora chiuse e accessibili per il prestito esterno ma non per la consultazione dei manuali.
Sappiamo che questa problematica non è di semplice risoluzione, soprattutto in un periodo in cui l’emergenza non sembra voler arretrare, ma siamo convinti che sia prioritario garantire degli spazi adeguati agli studenti e preservare il loro diritto allo studio.”