“Questa operazione – ha spiegato il comandante delle Fiamme Gialle
di Chieti, Vittorio Di Sciullo – riguarda una maxi evasione fiscale ed è
internazionale. Si tratta di un triangolo tra aziende estere e società
cartina che fa delle fatture fittizie.
C’è il danno allo Stato che non incassa,
il danno economico con la concorrenza sleale ed un danno alle imprese
con la perdita di posti di lavoro. Il dato è incredibile. Quello che provoca
allarme sociale è il furto, la rapina, l’estorsione, ma anche l’evasione
fiscale ha delle ricadute sulla società incredibili. L’evasione fiscale a
questo livello è un crimine. Il danno è notevole, c’è il danno allo Stato e
alla collettività con la perdita di molti posti di lavoroâ€.
Attraverso una fitta rete di indagini e riscontri documentali compiuti, le
Fiamme Gialle teatine hanno delineato un preciso quadro probatorio
documentale a carico dei responsabili dell’organizzazione criminale,
caratterizzanti l’illecita attività svolta nel settore del commercio di
prodotti elettronici avente i requisiti di una complessa frode alla
normativa Italiana e comunitaria in materia di Imposte Dirette e di IVA.
I Finanzieri di Chieti hanno accertato che, nel periodo dal 2006 al 2013,
il gruppo criminale ha occultato al Fisco oltre 295 milioni di euro di
elementi positivi di reddito ed oltre 59 milioni di euro di IVA sottratti a
tassazione.
Alla Procura della Repubblica di Chieti sono state denunciate 42 persone,
fra cui spiccano i sei soggetti al “vertice†del sodalizio criminale i quali
dovranno rispondere del reato associativo finalizzato alla frode fiscale
ed all’omessa dichiarazione, reso più grave dalla circostanza aggravante
della transnazionalità e cioè dell’essere stato perpetrato mediante
un’organizzazione operante in diversi Stati nazionali.
Il meccanismo della frode si è basato su operazioni intercorse tra soggetti
con sede in diversi paesi membri della Comunità Europea e volte ad
aggirare la normativa sul regime IVA degli acquisti intracomunitari.
In particolare, la merce veniva acquistata in esenzione d’imposta
da soggetti giuridici esteri la cui localizzazione all’estero (Austria,
Polonia e Slovacchia) è risultata fittizia in quanto la loro l’attività si
realizzava di fatto in Italia (Francavilla al Mare, Ripa Teatina e Pescara),
e successivamente rivenduti ad acquirenti finali nazionali, interponendo
soggetti giuridici nazionali (c.d. società cartiera o missing trader) creati ad
hoc al solo scopo di caricarsi di tutto il debito IVA che non sarebbe mai
stato pagato.
La costante evasione delle Imposte dirette e dell’Iva consentendo
l’immissione sul mercato nazionale di prodotti elettronici ed informatici
“sottocosto†ha ovviamente realizzato una situazione di concorrenza
sleale nei confronti degli operatori onesti che si sono trovati costretti a
concorrere con operatori in grado di offrire prezzi considerevolmente più
bassi.
Inoltre, è stato richiesto il sequestro di beni immobili alcuni dei quali
intestati a prestanome allo scopo di sottrarli ad eventuali azioni di
confisca.
“Abbiamo smantellato una grande evasione fiscale – ha sottolineato
il maggiore Alberto De Ventura – con società con sedi estere. Erano
società credibili, con sede, era tutto perfetto.
In Europa non c’è ancora
un’economia armonizzata, non ci sono le stesse aliquote Iva. Si faceva
finta di vendere, inoltre i prodotti non si muovevano dall’Italia, le fatture
andavano e venivano, ma era tutto finto.
Questi soggetti per sei anni
sono riusciti a farla franca. Sono stati traditi da un piccolo errore, il capo
di questa organizzazione aveva un tenore di vita molto elevato con
Porsche, ecc. dovuto ad un elevato reddito, ma dichiarava molto poco e
da lì sono arrivati i pedinamenti. Questo gruppo criminale ha organizzato
tutto in modo che si potessero evitare i controlli.
Noi abbiamo fatto il
salto di qualità controllando il territorio. Anche le società estere erano
organizzate con un organo di controlloâ€.