venerdì , 22 Novembre 2024

Verso la Fase2: Dal lockdown alla riapertura, ecco le proposte delle parti sociali alla Regione

Alla ripresa del confronto con la Giunta,
imprese e sindacati indicano un pacchetto da 120 milioni

PESCARA – Un investimento di 120 milioni di euro per sostenere la fase di ripresa delle attività produttive, con politiche mirate di sostegno e investimenti economici mirati. Ma anche per fare fronte alla drammatica necessità di liquidità delle imprese. Chiudendo definitivamente anche la stagione delle addizionali su Irpef e Irap, per ora solo sospese dai provvedimenti statali, che il debito del sistema sanitario per anni e anni ha riversato sulle tasche di cittadini e imprenditori.

Alla ripresa del confronto con le parti sociali, in programma nei prossimi giorni, la Giunta Marsilio troverà sul tavolo una proposta messa a punto da quattordici sigle che rappresentano il mondo dell’impresa regionale e dei sindacati dei lavoratori. Il testo, sottoscritto dalle associazioni dell’agricoltura, dell’artigianato, del commercio, della cooperazione, della piccola industria e dei servizi (Casartigiani, Cia, Claai, Cna, Confapi, Confartigianato, Confcommercio, Confcooperative, Confesercenti, Legacoop) oltre che da Cgil, Cisl, Uil e Ugl guarda già ai temi della prossima riapertura pressoché generalizzata delle attività nei diversi settori. Ripresa che i sottoscrittori del documento chiedono alla Regione di accompagnare e sostenere con investimenti mirati: come quello da 20 milioni (da sommare ai benefici riconosciuti dallo Stato) dedicato ai costi della sanificazione degli ambienti di lavoro, alla dotazione di dispositivi di protezione individuale, come guanti e mascherine. In un contesto, quello della ripresa delle attività, in cui andranno ripensate anche le forme di trasporto pubblico locale dedicate alla mobilità dei lavoratori.

Punto centrale del confronto con la Regione resta tuttavia per la parti sociali il capitolo dedicato alla liquidità. Argomento che le spinge a invocare «una sinergia tra fondi e azioni statali e regionali per dispiegare la massima efficacia sul tema». Sinergia, questa, in cui alla Regione spetterebbe la riattivazione del microcredito, la ristrutturazione del prodotto Abruzzo Crea, la costituzione di una Sezione Speciale Abruzzo presso il Fondo Centrale di Garanzia, la gestione da parte della Fira di due fondi, da 5 milioni ciascuno. Così come la messa a disposizione di 30 milioni di euro per rilanciare gli investimenti con una quota rilevante di fondo perduto.

Ma sul passaggio dal lockdown alla riapertura, il documento inviato alla Regione formula ulteriori proposte. La prima riguarda un investimento da 10 milioni di euro da destinare alle attività che il decreto “Cura Italia” ha escluso dai benefici: con una integrazione di 250 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio destinati ai piccoli imprenditori, in modo da arrivare quasi ad una equiparazione del trattamento della Cassa integrazione in deroga di un dipendente, oltre a un voucher affitto fino al 60% del costo mensile. Ma pure sistemi di premio dovranno essere individuati per le imprese che si distingueranno in modo particolare per crescita di investimenti e occupazione, ed ulteriori risorse andranno investite per favorire l’adozione di strumenti digitali che aiutino il “lavoro agile”.

Centrale, nella proposta rivolta alla Regione, resta la richiesta di «un’azione forte, decisa e massiccia verso quei settori più penalizzati da questa crisi come il turismo e tutte le filiere connesse comprese le attività artigianali e il comparto agrituristico, a cui andrebbero destinati almeno 50 milioni di euro per una serie di iniziative specifiche come “voucher vacanze Abruzzo”». Ultimi capitoli, non certo per importanza, quelli dedicati alla formazione e all’istruzione, attività particolarmente penalizzate dal lungo stop. Alla Regione, imprese e sindacati chiedono di mettere a disposizione degli enti accreditati una piattaforma e-learning per la presentazione, l’erogazione, la gestione ed il monitoraggio dei corsi. E nello stesso tempo lavorare, con investimenti dedicati soprattutto nelle zone interne, alla riduzione di quel digital divide che penalizza il sistema delle imprese, ma che la forzata chiusura delle aule scolastiche ha riproposto in tutta la sua portata tra le varie aree del nostro territorio.

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