venerdì , 22 Novembre 2024

“La Provincia per la Repubblica”

Intitolato “Alle origini della democrazia in Italia: la Repubblica Romana del 1849 e la

sua Costituzione”, l’evento si soffermerà sull’anniversario della proclamazione (il 9

febbraio 1849) della Repubblica Romana. Ne dibatteranno il Presidente della Provincia di

Pescara Antonio Di Marco; Luciano D’Alfonso, Presidente della Regione Abruzzo;

Pasquale Miniero, Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana, Sezione di Pescara;

Loris Di Giovanni, responsabile provinciale Cultura UNPLI di Pescara; Enzo Fimiani,

direttore della Biblioteca Provinciale di Pescara. L’esperienza della Repubblica Romana e

della carta costituzionale allora approvata durò pochi mesi, ma segnò uno dei più

straordinari momenti politici e civili della storia contemporanea italiana prima della

Costituzione repubblicana del 1947-48. Pur effimero nella durata, destinato a morire in

culla per l’evidente carattere “pericoloso”, anticipatore di molte delle istanze più moderne

della civiltà giuridica e istituzionale poi maturate assai più avanti nel tempo, l’esperimento

anche costituzionale della Repubblica Romana, con i suoi tentativi di trasportare tra le

norme fondamentali alcuni dei principali ideali del mazzinianesimo più coerente, avrebbe

comunque assunto il significato di esempio e modello per quanti, di lì in avanti,

agognassero una più democratica via di sviluppo per l’Italia in via di unificazione e

indipendenza, e poi unita dal 1861 in poi nel nuovo Regno di matrice sabauda. Pur essendo

una scarna enunciazione di principi e intenti più che una Costituzione strutturata, la Carta

del 1849 proponeva un sistema basato sulla sovranità popolare e su avanzati modelli

democratici di convivenza civile (con i suoi richiami per esempio all’eguaglianza, principio

poi trasfuso nel futuro terzo articolo della nostra attuale Costituzione democratica e

repubblicana). Per di più, essa intendeva promuovere un profondo mutamento di assetti

della società in senso moderno, delineando tra l’altro un possibile, proficuo sbocco dei

rapporti tra Stato e Chiesa, questione che avrebbe segnato molta della storia otto-
novecentesca italiana. Di certo, però, quale eredità di quell’esperienza rimaneva pure la

mancata partecipazione dei cattolici, causata dall’impossibilità o dall’incapacità di

coinvolgerli nel processo costituente e politico: anche una tale antinomia tra cattolici e laici

avrebbe pesato, e parecchio, sulla storia d’Italia successiva.

Questioni importanti, come si vede, sulle quali vale la pena dibattere a distanza di oltre un

secolo e mezzo, visto anche che la carta costituzionale dell’Italia di oggi deve larga parte

del proprio impianto ideale a quell’esperimento romano.

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