Intitolato “Alle origini della democrazia in Italia: la Repubblica Romana del 1849 e la
sua Costituzioneâ€, l’evento si soffermerà sull’anniversario della proclamazione (il 9
febbraio 1849) della Repubblica Romana. Ne dibatteranno il Presidente della Provincia di
Pescara Antonio Di Marco; Luciano D’Alfonso, Presidente della Regione Abruzzo;
Pasquale Miniero, Presidente dell’Associazione Mazziniana Italiana, Sezione di Pescara;
Loris Di Giovanni, responsabile provinciale Cultura UNPLI di Pescara; Enzo Fimiani,
direttore della Biblioteca Provinciale di Pescara. L’esperienza della Repubblica Romana e
della carta costituzionale allora approvata durò pochi mesi, ma segnò uno dei più
straordinari momenti politici e civili della storia contemporanea italiana prima della
Costituzione repubblicana del 1947-48. Pur effimero nella durata, destinato a morire in
culla per l’evidente carattere “pericolosoâ€, anticipatore di molte delle istanze più moderne
della civiltà giuridica e istituzionale poi maturate assai più avanti nel tempo, l’esperimento
anche costituzionale della Repubblica Romana, con i suoi tentativi di trasportare tra le
norme fondamentali alcuni dei principali ideali del mazzinianesimo più coerente, avrebbe
comunque assunto il significato di esempio e modello per quanti, di lì in avanti,
agognassero una più democratica via di sviluppo per l’Italia in via di unificazione e
indipendenza, e poi unita dal 1861 in poi nel nuovo Regno di matrice sabauda. Pur essendo
una scarna enunciazione di principi e intenti più che una Costituzione strutturata, la Carta
del 1849 proponeva un sistema basato sulla sovranità popolare e su avanzati modelli
democratici di convivenza civile (con i suoi richiami per esempio all’eguaglianza, principio
poi trasfuso nel futuro terzo articolo della nostra attuale Costituzione democratica e
repubblicana). Per di più, essa intendeva promuovere un profondo mutamento di assetti
della società in senso moderno, delineando tra l’altro un possibile, proficuo sbocco dei
rapporti tra Stato e Chiesa, questione che avrebbe segnato molta della storia otto-
novecentesca italiana. Di certo, però, quale eredità di quell’esperienza rimaneva pure la
mancata partecipazione dei cattolici, causata dall’impossibilità o dall’incapacità di
coinvolgerli nel processo costituente e politico: anche una tale antinomia tra cattolici e laici
avrebbe pesato, e parecchio, sulla storia d’Italia successiva.
Questioni importanti, come si vede, sulle quali vale la pena dibattere a distanza di oltre un
secolo e mezzo, visto anche che la carta costituzionale dell’Italia di oggi deve larga parte
del proprio impianto ideale a quell’esperimento romano.