In importante successo per l’Oasi WWF dei Calanchi che, con il Comune, ha avviato nel 2006 il progetto di recupero
Tutelare la biodiversità, tutelando le antiche razze agricole
Con la pubblicazione di una apposita delibera del Comune, la Gallina nera atriana compie un ulteriore passo in avanti sulla strada del recupero e della valorizzazione. Un progetto nato grazie al direttore della Riserva regionale e Oasi WWF “Calanchi di Atri”, Adriano De Ascentiis, che lo lanciò nel lontano 2006, subito appoggiato dall’amministrazione municipale. Ora tutta la documentazione raccolta sui lavori condotti in questi anni dalla Riserva sulla Gallina nera atriana è stata inviata alla Regione Abruzzo al fine di inserire la razza nel registro della biodiversità animale della Regione Abruzzo.
“La Regione – spiega De Ascentiis – con la Delibera di Giunta n. 1050 del 28 dicembre 2018 ha recepito la Legge n. 194/2015sulle disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità di interesse agricolo e alimentare. Si possono così avviare le procedure per la salvaguardia della biodiversità e sicuramente la nostra Gallina nera atriana avrà un ruolo speciale. È anche merito del Comune di Atri se questo è stato possibile: ha sempre supportato la Riserva in questi anni di duro lavoro finalizzato al recupero e alla conservazione di questa razza avicola”.
In questi 14 anni la Riserva, una delle più importanti Oasi WWF d’Italia, ha avviato attività di recupero senza nessun tipo di fondo pubblico, grazie esclusivamente al volontariato che ha consentito di individuare la razza sul territorio e poi, dopo averla migliorata fenotipicamente, di organizzare una rete di “famiglie custodi” per la diffusione della Gallina nera atriana su tutto il territorio regionale. È stato anche chiesto il supporto degli atenei di Teramo e Perugia. In particolare nel 2013 è stata stipulata una convenzione con la Facoltà di Bioscienze e Tecnologie Agro-alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Teramo con lo scopo di caratterizzare geneticamente la razza definendola come buona specie da avviare a progetti di recupero.
Le galline atriane sono strettamente legate al territorio di Atri fin dalla notte dei tempi, tanto che l’effige di un gallo è raffigurata sull’antica monetazione atriana risalente al VI – II secolo a.C. Di loro e dalle loro peculiari caratteristiche di ottime produttrici di uova, hanno parlato storici del passato come Aristotele e Plinio e i grandi naturalisti del ‘600 come Gessner e Aldrovrandi.
“È giusto riconoscere il merito di chi ha lavorato al progetto per oltre 10 anni con il solo scopo di dare a questa razza la dovuta attenzione, evitando che potesse scomparire a causa dei fenomeni di deriva genetica che la minacciavano”, aggiunge l’assessore comunale di Atri alle Aree Protette e Agricoltura, Alfonso Di Basilico. “Ringrazio soprattutto il direttore De Ascentiis per aver creduto da sempre con ostinazione a questo progetto, le 12 famiglie custodi che lo stanno portando avanti, le Università di Teramo e Perugia per il supporto scientifico e la Regione Abruzzo per aver riaperto l’anagrafe regionale della biodiversità dove spero che presto si potrà leggere anche il nome della nostra Gallina nera”.
“Tra i tanti compiti di un’Oasi WWF vi può essere anche quello di tutelare la biodiversità sviluppatasi per ragioni legate ad attività umane, in particolare quando ci si trova, come per la gallina nera atriana, di fronte ad una razza di particolare importanza”, conclude Filomena Ricci, delegata regionale del WWF Italia. “Ora è necessario rafforzare il lavoro fatto: confidiamo che l’Assessorato regionale all’agricoltura voglia individuare forme di finanziamento specifiche che permettano di lavorare meglio e in sinergia con le aziende del territorio per promuovere progetti di filiera corta che facciano conoscere questa eccellenza anche al di fuori dei confini regionali come è già successo per altre realtà europee come il Pollo di Bresse in Francia o, in Italia, il Pollo Livornese”.