In alcuni casi era presente uno sgherro con
l’archibugio con il compito di intimorire l’ospite al minimo cenno di
abbandono della tavola o del rifiuto della portata.
Leggende e cronache
parlano che tale rito a volte scaturiva da un ex voto del potente di turno,
mentre il più delle volte era organizzato esclusivamente per dare sfoggio
di potenza e di agio e benessere.
Tra le pietanze d’obbligo non potevano
mancare il lesso, i brodi e le zuppe, così come arrosti vari, per lo più di
agnello e la classica pecora a “lu cuttureâ€, l’agnello “cace e ovaâ€, “pizz’e
fojeâ€, formaggi in genere, le pizzelle, mentre in zone litorali si integrava il
menù con pesce, frutta e verdure.
La panarda era lunghissima, durava
almeno 5/6 ore, e spesso veniva abbinata a veglie di preghiera,
soprattutto nel periodo delle celebrazioni in onore di Sant’Antonio Abate.
Per i ricchi ed i potenti era un’occasione per consolidare amicizie e
alleanze, mentre i poveri che fortunatamente venivano ammessi al
banchetto improvvisavano litanie di ringraziamento a Sant’Antonio ed al
padrone di casa che magnanimo dispensava.
Ad Atri domenica 25 gennaio scorso presso il Ristorante “La Sorgente dei
Saporiâ€, l’ineffabile ed instancabile organizzatore Francesco Proietto e la
titolata cuoca Stefania Ferretti hanno pensato bene di rilanciare La
Panarda in un clima di allegria e di cultura popolare. Il titolo scelto per
l’incontro è “Come ‘na vodde†cioè con le ricette originali, gli ingredienti
naturali e le liturgie di una volta.
La conduzione della cronaca del pranzo nonché del condimento di
allegria, è stato affidato al multi-task attore cabarettista intrattenitore e
cantore Nduccio, che oltre ad intrattenere il pubblico con un sano
repertorio di satira, ha provocato cuochi, inservienti, e pubblico in sala
suscitando non poche risate fino a tardi.Il ricchissimo Menù ha visto gli
ospiti impegnati a tavola per quasi 7 ore; il ritmo del servizio è stato
cadenzato e gli ospiti non hanno mai sofferto ritardi o affollamenti.
Innaffiate col Montepulciano “Ducaminimo†con etichetta personalizzata
per l’evento, il tutto è stato alleggerito, con le canzoni di Luca Ragnone e
chitarra e mandolino del maestro Loris Donatelli.
Eccetto pochissime défaillances, per impegni precedenti, quasi tutti gli
ospiti (numerosissimi) si sono alzati da tavola soltanto a cerimonia
terminata: erano le 20,00, ed a pensare che era un pranzo…
Ma per i più scettici pubblichiamo di seguito “l’impossibile†Menù:
impossibile da preparare e cucinare ed ancora più impossibile da gustare
fino in fondo.
Antipasti: Cagliata, tacchino alla canzanese, galantina,
formaggio fritto, fegatini, frittellone con peperoni, fiadoncini di ricotta della
nonna, polpettine cace e ove, ove a minestre, verza con pane cotto,
screppellette a la trappitare, coppollata, fagioli bianchi della vigilia con alici
e peperoni secchi fritti (fuffelloni), rape fagioli e cotiche, zuppa di
cicerchia, pasta di salsiccia di cotiche. Primi piatti: Fracchiata con
salsiccia di fegato, fracchiata con peperoncino e olio, granetti con le fave,
patellucce, taglioni e ceci, scrippelle ‘mbusse, pasta allo sparone, gnocchi
al castrato, mugnaia, taglioni e fagioli, taglioni con pomodoro a pezzetti,
Virtù.
Secondi piatti: Cacio e ovo, cif e ciaf, ndocca ndocche, castrato, trippa,
spezzatino di papera, spezzatino di pollo, spezzatino d’agnello, cicoria,
patate la coppo. Dolci: Pizza dolce, cazzi pelati o turcinelli di patate,
caggionetti con scrucchijate, caggionetti di ricotta, neole, chiacchiere,
bocconotti e… quille da ‘rpurta’.