venerdì , 22 Novembre 2024
L'ordine professionale lamenta "Il comune di Spoltore ha di recente affidato all’università d’Annunzio una vera e propria attività professionale mascherata da consulenza, invece di fare un avviso pubblico per selezionare il progettista a cui affidare la redazione del nuovo piano regolatore. E per eludere gli incarichi oltre i 40mila euro, l’affidamento a due dipartimenti si ferma a 39mila ognuno”.

Variante al PRG di Spoltore, la partecipazione dell’Ud’A allarma l’ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Pescara

Pescara – È un vero e proprio caso l’incarico diretto per la redazione del nuovo piano regolatore generale che il comune di Spoltore ha affidato di fatto all’università Gabriele d’Annunzio. La nota arriva dall’ordine degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori di Pescara, che torna sulla questione degli affidamenti diretti di lavori pubblici alla d’Annunzio, a discapito dei professionisti che si vedono così esautorati della loro funzione.

“La normativa vigente impedisce alle università di svolgere attività professionali in sostituzione di quelle proprie dei liberi professionisti – commentano dall’ordine -. In questo caso, invece di fare una selezione pubblica per individuare il progettista più idoneo, l’incarico è stato affidato direttamente alla d’Annunzio, che dovrebbe invece occuparsi esclusivamente di ricerca e didattica. Così però fa attività professionale, sottraendo possibilità di lavoro ai professionisti”.
Un caso analogo ha riguardato, recentemente, l’affidamento da parte del comune di Pescara dei lavori di ampliamento del conservatorio cittadino, sempre all’università d’Annunzio e sempre sotto presunta consulenza. Scelte che non sono piaciute agli oltre millecinquecento iscritti all’ordine pescarese.

“Nel caso di Spoltore l’amministrazione comunale ha coinvolto due dipartimenti, quello di scienze giuridiche e sociali e quello di architettura, ai quali vanno 39mila euro ciascuno, appena mille euro sotto la soglia concessa per incarico diretto – commenta il presidente dell’ordine degli Architetti, Angelo D’Alonzo -. Per il primo dipartimento è prevista un’attività di consulenza tecnico-giuridico-amministrativa. Stessa cifra per il dipartimento di architettura che avrà il compito di tradurre gli indirizzi politici nelle indicazioni di piano. Inoltre nelle delibere di affidamento si fa riferimento ad un urbanista di chiara fama sostituito dal dirigente del settore urbanistica del comune di Spoltore. Altri incarichi diretti sono stati affidati a due giovani professionisti, per la sola elaborazione grafica delle tavole del Prg. Appare pertanto chiaro come tutti gli incarichi affidati in maniera disgiunta facciano parte della medesima attività professionale e che il metodo seguito serve unicamente ad evitare la procedura ad evidenza pubblica ed affidare gli incarichi in maniera fiduciaria”.

“L’autorità nazionale anti corruzione, con il pronunciamento 49/2015 e in altre occasioni, ha ribadito l’illegittimità del frazionamento degli incarichi professionali riferiti alla medesima attività tecnica – aggiunge il presidente dell’ordine degli Architetti, Angelo D’Alonzo -. La sentenza del Consiglio di Stato numero 10 del 3 giugno 2011 ha inoltre sancito che le università non possono ricevere incarichi per affidamento diretto che riguardino prestazioni professionali relative a lavori pubblici”.

L’ordine lamenta dunque la miopia con la quale pubbliche amministrazioni ed enti guardano il proprio territorio ed affrontano i temi della pianificazione, dello sviluppo e della riqualificazione urbana, senza avvalersi delle figure professionali deputate a gestire tali processi o senza porsi minimamente il problema di selezionare le migliori idee che tali figure possano esprimere.

“All’assenza di una visione organica e condivisa del futuro, si affianca l’incapacità di individuare adeguate modalità di azione, spesso rincorrendo linee di finanziamento con progetti sviluppati al solo scopo di intercettarle o ricorrendo in modo sistematico, e a volte artefatto, ad affidamenti fiduciari che poco garantiscono la qualità degli interventi” aggiungono dall’ordine.

Oltre a ribadire con forza che la normativa vigente impedisce alle università di svolgere attività professionali in sostituzione di quelle proprie dei liberi professionisti, anche se celate sotto consulenze o supporti tecnici, dall’ordine ribadiscono quanto sia importante “comprendere che solo le professionalità tecniche e gli architetti liberi professionisti in particolare hanno la capacità, per formazione ed esperienza, di governare e coordinare le molteplici attività e figure che ruotano intorno al progetto, dalla sua ideazione alla sua realizzazione. L’attività didattica e la ricerca, seppur qualificate e specialistiche, sono altra cosa e intervengono in maniera limitata rispetto alla formazione di un professionista. Questa è la differenza tra un architetto e un docente di architettura”.

“Questi casi – conclude il presidente Angelo D’Alonzo – al di là della legittimità amministrativa tutta da verificare, costituiscono occasioni perse per il nostro territorio e uno dei motivi della progressiva riduzione di qualità architettonica e paesaggistica alla quale stiamo assistendo. La priorità assoluta deve essere la ricerca della qualità dei progetti, in termini di capacità di rispondere agli specifici bisogni che li hanno promossi, ma anche in termini di riconoscibilità e capacità di identificarsi in essi. Non es

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