È il passaggio principale del documento congiunto contro l’attuale progetto del gasdotto Snam Massafra-Minerbio, sottoscritto questa mattina a Pescara dalla Regione, dalla Provincia dell’Aquila, da 26 amministrazioni comunali della Valle Peligna, da Wwf, Legambiente, Pro Natura Abruzzo e dal Comitato Cittadini per l’Ambiente di Sulmona. I firmatari chiedono al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al ministro dell’ambiente, Sergio Costa, e a quello dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, di riaprire la discussione sul contestato progetto dell’impianto della Snam, lungo complessivamente 687 chilometri, che va ad insistere – soprattutto nel tratto compreso tra Sulmona e Foligno – nell’area a più alto rischio sismico dell’Appennino, dove è prevista (a Case Pente di Sulmona) anche la realizzazione di una centrale di compressione a spinta.
“Una posizione corale – ha rimarcato il sottosegretario alla presidenza della giunta regionale, Mario Mazzocca – su un’opera che, come proposta, presenta fortissime criticità, non solo per il rischio sismico perché attraversa tutte le faglie più pericolose d’Italia, ma anche sotto il profilo dell’impatto su un’area a forte pregio ambientale, senza considerare i possibili danni alla salute dei residenti e all’economia del territorio. Non solo. Anche dal punto di vista dei benefici economici e strategici legati alla realizzazione dell’impianto, sussistono fortissime perplessità”.
Fin dall’inizio dell’iter progettuale, partito nel 2005, la Regione, gli altri enti locali, le associazioni ambientaliste e del territorio, si sono battuti per ottenere dalla Snam una modifica al tracciato, fornendo anche ipotesi alternative. Tentativi finiti anche in ricorsi alla magistratura e documenti politici approvati dal Consiglio regionale e da numerosi Comuni, che però finora non sono riusciti a bloccare il progetto, che all’inizio di quest’anno ottenne il via libera pure dal precedente Governo Gentiloni.
Al presidente Conte, oggi si chiede anche di “voler riconsiderare – si legge nel documento congiunto – la pesatura dei criteri tipicamente utilizzati per dichiarare la pubblica utilità di opere come questa, soprattutto in ordine alla definizione del rapporto costi-benefici, al fine di evitare probabili fenomeni di sbilanciamento, con la socializzazione dei costi e la privatizzazione dei profitti”. Si chiede al Governo, infine, di “voler ristabilire con le Regioni e le autonomie locali, rapporti di leale collaborazione istituzionale, chiudendo la fase della contrapposizione che ha sovente costretto le rappresentanze delle pubbliche istituzioni locali e territoriali allo strumento del ricordo amministrativo come strumento tipico e non come extrema ratio per rappresentare degnamente le ragioni dei territori”.