E’ trascorso un secolo dall’attentato di Sarajevo che fu l’evento che fece da miccia allo scoppio della Prima Guerra Mondiale.
L’Italia, dopo dieci mesi dall’inizio delle ostilità in Europa, entrò, il 24 maggio 1915, nella Grande Guerra.
L’Abruzzo contribuì alle operazioni belliche con 23.000 combattenti morti, 5.000 mutilati ed invalidi, 16 medaglie d’Oro, 2.500 decorati al valore.
La Città di Penne diede alla Patria 179 Caduti, di cui 111 morirono principalmente a causa di ferite riportate in combattimento, i restanti per malattia o
altro, ricordati dal monumento eretto nel Parco della Rimembranza. Dai nominativi ivi elencati, fra i quali primeggiano quelli di sette caduti insigniti di
medaglia d’argento al valor militare e due con quella di bronzo, è iniziata una ricerca di informazioni qualificate che ha permesso, se non di dare un volto
a tutti, di ricostruirne almeno le generalità complete, con l’aggiunta di particolari e documenti (luogo di origine, data di nascita, luogo e causa di morte,
eventuali decorazioni, reparto di appartenenza e grado).
L’inaugurazione del Monumento si celebrò il 1° luglio 1934 alla presenza di autorità civili, religiose e militari della provincia.
Madrina dell’evento fu la baronessa donna Mariannina Acerbo, madre della medaglia d’oro Tito.
Esecutore del progetto elaborato originariamente dall’architetto pennese Raffaele de Vico fu il professor Renato Bigi, allora
direttore della locale Scuola d’Arte (la Scuola d’Arte realizzò anche le cancellate in ferro).
L’opera fu costruita dalla ditta fratelli Costanzo di Pescara.
Questa pubblicazione, oltre a tenere viva la memoria dei Caduti, vuole, per l’affermazione degli ideali di pace, essere una
piccola fonte d’insegnamento per le nuove generazioni.
“L’unica guerra che mi trova d’accordo -commenta l’autore- e che riesco a
concepire è quella metaforicamente dichiarata alla povertà.
Un conflitto armato, grande o piccolo, lampo o di logoramento,
etnico o religioso, scaturisce sempre dalla dura realtà dell’interesse economico.
Per la decisione di pochi che mirano ai propri tornaconti,
si combattono guerre volte a commettere carneficine per il controllo di risorse naturali o
per la risoluzione di dispute territoriali e commerciali”.