venerdì , 22 Novembre 2024

Rinvio tecnico, nulla di fatto alla conferenza di servizi sulla piattaforma petrolifera ombrina mare

Il coordinamento No Ombrina definisce ciò che è accaduto questa mattina un’esempio di clima anti-democratico “con i sindaci che non hanno potuto avvalersi di tecnici ed avvocati come avrebbero voluto, con i cittadini, consiglieri regionali e deputati dell’opposizione tenuti fuori dai luoghi delle decisioni che riguardano i territori in cui abitano, vi è stato un mero rinvio tecnico di alcune settimane”.

A questo punto rimarca il coordinamento no ombrina vi è tutto il tempo per approvare in sicurezza la legge regionale di istituzione del Parco marino Trabocchi del Chietino davanti a S.Vito chietino e Rocca S.Giovanni.

“Niente scuse, il governo regionale deve assolutamente presentarsi al prossimo appuntamento con tutte le carte necessarie per bloccare o almeno rallentare il progetto. Noi cittadini in ogni caso lotteremo fino all’ultimo secondo per difendere l’Adriatico”.

Marcozzi (M5S): “abbiamo partecipato alla manifestazione consapevoli di essere gli unici che hanno fatto tutto cio’ che era possibile dentro e fuori le istituzioni”.

Commentando il rinvio di tre settimane della conferenza dei servizi per decidere il futuro dell’Adriatico la Marcozzi spiega:

“Sono tre settimane importantissime” presente alla manifestazione insieme al collega Domenico Pettinari e ad altri portavoce del M5S “questo tempo offre al Governo centrale la possibilità di calendarizzare la legge di iniziativa regionale del M5S che impedisce di fatto l’avvio di Ombrina nel nostro territorio. Ogni deputato abruzzese, di qualunque schieramento politico, ha il dovere di fare tutto ciò che è nelle sua possibilità per agevolare la discussione e la votazione di questa legge in Parlamento”.

“Il M5S ha partecipato a questa manifestazione” continua “con grande orgoglio e con la consapevolezza di poter camminare tra le persone a testa alta, anche quelle meno informate, poiché siamo stati l’unica forza politica ad attuare dentro e fuori dal palazzo le iniziative concrete, e non di propaganda, proposte dai comitati senza mai fare un passo indietro”.

il wwf: salviamo l’adriatico dal progetto-monstre ombrina mare
in croazia l’offshore non conviene, in italia ponti d’oro ai petrolieri

Anche il WWF con un pullman di attivisti proveniente dall’Abruzzo ha dato il suo contributo alla foltissima delegazione di cittadini che questa mattina hanno manifestato davanti al Ministero dello Sviluppo Economico dove si è svolta la Conferenza di servizi decisoria per la realizzazione del progetto “Ombrina Mare 2”, una piattaforma petrolifera con annessa raffineria galleggiante che il Governo Renzi vuole realizzare nel mare abruzzese a poche miglia da dove sta nascendo il Parco nazionale della Costa Teatina.

Commentando la notizia dello slittamento della conferenza dei servizi il wwf tramite Dante Caserta, vicepresidente del WWF Italia ha spiegato:
“Questo rinvio consentirà di mettere in campo ulteriori iniziative di opposizione a quest’opera che viene contestata da tutto l’Abruzzo e che fa parte di una politica energetica nazionale legata alle fonti fossili che deve essere assolutamente superata”.

Il WWF poi ribadisce la sua netta opposizione a quest’opera che rappresenta un pericolo per l’ambiente e per la qualità della vita dei cittadini così come per le attività economiche, in particolare quelle legate alla pesca, al turismo, all’agricoltura costiera. Il progetto “Ombrina Mare 2”, ricorda il WWF, è il più impattante dell’Adriatico: prevede l’installazione di una piattaforma (di 35x24m) alta oltre 45 metri dal livello del mare, a 6 miglia marine dall’area dell’istituendo parco nazionale della Costa teatina, collegata a una raffineria galleggiante-FPSO, lunga 320 metri e larga 33 con una altezza dal livello del mare di 54 metri, che stazionerà a sole 10 miglia dalla costa, con un intricato sistema di condotte sottomarine per un totale di 36-42 km. Rappresenterà un pesantissimo vulnus per le scelte economiche di un territorio che vuole puntare per il proprio futuro su ben altre prospettive che non i combustibili fossili.

«L’Adriatico è un mare chiuso, i giacimenti di petrolio presenti sono scarsi in quantità e in qualità. L’unica ragione per la quale le aziende petrolifere insistono su queste aree -spiega il WWF- è legata a un vantaggiosissimo regime fiscale vigente in Italia che in pratica consente trivellazioni offshore con un sistema di incentivi, detrazioni, franchigie e royalty pro-petrolieri, a differenza di quel che avviene in numerosi altri Paesi del mondo, a cominciare dalla Croazia (in Croazia, calcola il WWF, i petrolieri pagano 5 volte in più rispetto all’Italia). Non è un caso che, complice anche la crisi petrolifera, sull’altra sponda dell’Adriatico ci sono compagnie che hanno spontaneamente rinunciato ai pozzi (sono stati abbandonati i progetti relativi a 7 aree su 10 dalle due compagnie OMV, austriaca, e Marathon Oil, Stati Uniti), dopo aver constatato che da quelle parti, a differenza di quel che avviene in Italia, le royalties sono da pagare».

Il WWF chiede al Governo nazionale di favorire l’uscita dai combustibili fossili, invece di investire in progetti inutili e pericolosi per l’ambiente e gli ecosistemi marini, per il turismo, per la pesca e per le popolazioni della costa. La grande battaglia legata ai cambiamenti climatici passa anche attraverso scelte coerenti e programmazione di lungo corso in linea con gli obiettivi perseguiti a livello mondiale, che non possono essere messi in discussione da micro interessi legati all’economia del secolo scorso.

Il WWF ricorda le tante manifestazioni pubbliche contro la petrolizzazione dell’Abruzzo, le più clamorose delle quali sono state i grandi cortei di Pescara il 13 aprile 2013 con 40.000 partecipanti e di Lanciano il 24 maggio 2015 con 60.000 partecipanti.
«Tutto l’Abruzzo è contrario alla piattaforma Ombrina Mare,-spiegano gli ambientalisti- a cominciare dalla Conferenza Episcopale Abruzzese e Molisana e dalla stessa Regione che ha recentemente approvato una legge ad hoc e che ha proposto, insieme ad altre nove regioni, un referendum nazionale contro gli articoli del Decreto “Sblocca Italia” che facilitano le attività di ricerca petrolifera».

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