Inoltre Febbo ha sottolineato come l’Abruzzo sia passato dal quart’ultimo posto (6,08%), al 31 dicembre 2017, al terzultimo posto (7,06%) al 31 marzo 2018 e adesso al 31 ottobre 2018 siamo addirittura al solo 10,32% dell’avanzamento della spesa effettivamente sostenuta. Questo significa che il disimpegno automatico, ossia la restituzione di circa 24 milioni di euro è certo come certificato dal Ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf).
“Sono fondi che riguardano l’agricoltura, ma anche altri comparti – ha sottolineato Mauro Febbo – riguardano sicuramente l’intero Pil dell’economia regionale perché sono 480 milioni di spesa pubblica a cui vanno sommati altri 650-800 milioni di spesa privata, quindi un impegno complessivo di 1,3 miliardi che non riescono ad essere spesi, ad essere immessi nll’economia regionale che riguarda il comparto agricolo che oggi significa anche enogastronomia, ricezione, ristorazione, turismo e io ci metterei anche un po’ di cultura.
Quindi è un comparto che ha difficoltà ad accettare le sfide che oggi vengono dal mondo globalizzato e dalla concorrenza che invece vorrebbero avere delle risposte. Siamo arrivati al 31 ottobre 2015, i dati confermano questo trend negativo che noi oramai stiamo denunciando da mesi se non da anni, ogni volta ci vengono dette le solite cose, che si recupera, ma siamo arrivati all’ultimo step utile, al 31 dicembre 2018, e restituiremo purtroppo oltre 24 milioni di euro alla Comunità Europea.
Nel frattempo ci sono dal 2014 ad oggi oltre 1.200 aziende agricole che hanno cessato le proprie attività, il nostro auspicio è che in questo ultimo scorcio di legislatura ci sia un’inversione di tendenza, una task force che dia la possibilità di recuperare queste somme, soprattutto perché oggi restituire i soldi a Bruxelles è un danno enorme all’economia regionale attuale, ma lo sarà soprattutto nei mesi e negli anni successivi perché sappiamo già che la politica programmatoria europea per il comparto agricola prossima prevede già un taglio del 25-30% sui fondi globali. Chi oggi non riesce a spendere avrà doppia penalizzazione: quella che toccherà a tutti più quella a chi invece ha rimandato i soldi indietro”.