Esigentissimi sono accorsi in decine gli appassionati di ferromodellismo alla presentazione di questa mattina, capaci di mettere in discussione un grigio che tende troppo al verde sul modello in scala di un treno, in grado di spiegare perchè i respingenti in quel modello sono differenti da un altro, ricordano perfettamente le griglie di condizionamento in un locomotore come e dove sono e annuiscono approvandone il modello in scala.
Se per i profani il ferromodellismo può sembrare un placido passatempo in occasioni come questa se ne ha la smentita, è un gioco serio ed’è fatto da duri, molti sono ex macchinisti, gente che nei treni ha passato la vita, alcuni hanno iniziato riempiendo le caldaie col carbone nei treni a vapore e ne conoscono tutti i pezzi, le viti, i colori.
“Ecco il lupetto! ma questo lo fa la concorrenza”, “un applauso alla Sangritana che ci ha donato questo splendido sfondo!” (era presente un locomotore prestato per l’occasione della presentazione di un modello in scala N.d.r.)” una grande famiglia quella di chi vive i treni “arriva il freccia bianca!” e il simpatico macchinista dalla cabina saluta tutti.
Per capire meglio questo mondo di passioni in miniatura abbiamo chiesto lumi a Renzo Gallerati che del Museo del treno è una delle colonne portanti ed è stato coordinatore dell’appuntamento odierno.
“Sono davvero contento che ACME, una azienda leader nel settore della ferromodellistica ha scelto il Museo del treno come location per presentare la produzione più avanzata -è il commento di Gallerat- la sorpresa per tutti gli appassionati è stata la presentazione in anteprima del modello ancora da rifinire ma in stato avanzato di produzione del famoso Arlecchino, un treno che è stato un pò il bisnonno del Frecciarossa, un treno che viaggiava quando l’Italia ripartiva dalle macerie di una guerra, in pieno boom economico vi fu questa generazione di treni superveloci che viaggiavano toccando punte di 200 km orari.
Oggi La casa produttrice è qui rappresentata dall’amministratore Alessandro Buonopane e dal direttore commercialeCorrado Onofri che sono stati accolti da una cornice di appassionati tutti di un certo livello che li ha stupiti per la preparazione dimostrata. Questa azienda tra l’altro ha prodotto anche otto dei dieci rotabili storici presenti nel nostro museo di Montesilvano una singolarità che li rnde a noi vicini e ci inorgoglisce”.
Come mai a Montesilvano e in Abruzzo ci sono tanti appassionati di quest’arte?
“Montesilvano e Pescara ma tante altre città nel territorio sono nate attorno alle stazioni, molti degli appassionati collezionisti hanno visto e sognato treni, i bambini tanti anni fa venivano portati alla stazione per vedere il treno che sfrecciava era la velocità di quel transito a colpire e a farci innamorare dei mezzi su rotaia. Oggi l’approccio è cambiato, i ragazzi possono addirittura guidare un treno virtualmente simulando on line la guida”.
E’ un evento che ha avuto la collaborazione delle Ferrovie?
“Certamente un grande ruolo lo ha avuto Trenitalia che nel passaggio ha fatto rallentare il freccia bianca che qui è riprodotto in scala e anche la Sangritana che si è prestata per mettere a sfondo il suo locomotore per il trasporto merci anche questo in scala”.
Anche un occhio non esperto comprende quanta attenzione vi sia nella riproduzione dei particolari.
“Certamente da 1:1 a 1:86, tutto deve essere perfetto, il collezionista non ammette errori, basta un colore errato e si accendono discussioni da stadio, noi in gergo li chiamiamo i contachodi! Guai se una casa sbaglia qualcosa tutto deve essere incredibilmente vero, prima il classico trenino elettrico era prodotto su larga scala e i particolari erano meno considerati, oggi la produzione è di effettiva qualità e le riproduzioni rappresentano la realtà, del resto è una passione costosissima che richiede conoscenze elettrotecniche, delle leggi matematiche e fisiche qui si riproduce la realtà in piccolo e non si ammettono facilonerie”.
Come procede il lavoro della scuola di ferromodellismo?
“Abbiamo avuto già alcuni ragazzi che hanno chiesto di potersi iscrivere, con le visite poi arrivano tante scolaresche e l’idea è che i ragazzi prossimamente raggiungano il museo non più in autobus ma con il treno trasmettendo loro l’idea che esistono forme di mobilità alternativa”