Pescara e Chieti domani saranno parte della delegazione alla Camera, stamane è stata inoltre annunciata l’adesione alle iniziative ulteriori di mobilitazione istituzionale pronte a scattare in caso di mancato ripristino dei fondi.
“Agiremo con una mobilitazione generale trasversale – ha anticipato il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini – abruzzese e nazionale. Domani ci sarà l’audizione dell’Anci nella Commissione Bilancio della Camera e cercheremo come sistema dei sindaci di attrarre l’attenzione del Governo di fronte ad un emendamento scippo che riteniamo inaccettabile. Diciamo no a questo congelamento dei fondi per le periferie. I Comuni hanno fatto i compiti a casa, li hanno fatti nei termini, abbiamo sottoscritto un contratto con lo Stato che è stato vidimato dalla Corte dei Conti. Quindi non si può fare questo perché vulnera la fiducia nelle istituzioni e soprattutto fa perdere alle comunità territoriali delle opportunità. Siamo qui a dirlo forte, con differenti targhe politiche ma uniti nell’idea che le città vanno valorizzate, che non si può parlare di periferie a giorni alterni come le targhe e che c’è bisogno di questi fondi che servono per recuperare bellezza, per favorire lavoro, sviluppo e per recuperare quel clima di fiducia di cui penso ce ne sia un gran bisogno oggi in giro. Noi tecnicamente perderemmo 18 milioni di denaro pubblico moltiplicato per tre diventano 58 milioni per interventi di differenti ambiti dalla viabilità ad interventi infrastrutturali nudi e crudi, oltre ovviamente a tanti progetti sociali e culturali. Io sono andato a Fontanelle, un quartiere periferico di Pescara, a presentare questi porogetti che sono molto belli, le persone mi hanno detto che non ci credevano ed io ho risposto che avevamo firmato il contratto e la Corte dei Conti ci ha detto sì. Noi contrastiamo la sfiducia del cittadino solo con un’azione concreta, per questo c’è bisogno di una grande mobilitazione in difesa delle città italiane tutte. Il Governo parla di molte cose, talvolta anche contraddittorie fra di loro, però un dato è chiarissimo, quello per cui questi soldi sono congelati. Io capisco che alcune politiche finanziarie richiedono molte risorse, però queste non possono andare a detrimento delle comunità che ne hanno un gran bisogno. Non è un problema di Pescara o di Chieti, ma di tutti i Comuni italiani, siamo pronti a fare una battagli insieme a prescindere dalle targhe politiche”.
“Non si tratta di campanili da difendere – ha sottolineato il sindaco di Chieti, Umberto Di Primio – qui si tratta di difendere gli interessi dei cittadini e anche dell’Italia perché sono 96 i Comuni che, a causa di questo sciagurato provvedimento adottato in Senato rischiano di non vedersi finanziati lavori che servono per rendere le città migliori, per migliorare la qualità della vita dei cittadini e le infrastrutture delle nostre città. Quindi è una battaglia che stiamo facendo a livello nazionale, io domani sarò in audizione alla Camera insieme ad altri sindaci per dire quello che perde l’Italia ove questo provvedimento dovesse essere confermato in sede di Camera dei deputati. È un provvedimento tra l’altro che presenta profili di illegittimità costituzionale ed illegittimitàà anche sotto il profilo del Diritto Civilistico perché c’è una convenzione tra noi e lo Stato che abbiamo sottoscritto nel dicembre del 2017 e che abbiamo già onorato facendo i lavori che ci sono stati chiesti di fare. Ora abbiamo bisogno di avere certezze sul futuro, la città di Chieti ha già avviato opere, progettazioni, qualcuno dovrà rispondere se dovesse mancare il finanziamento su quelle opere già avviate. È uno scippo istituzionale fatto evidentemente da gente che non si rende conto perché anche le motivazioni che sono state addotte sono assolutamente infondate perché i soldi che vengono utilizzati non sono sottratti ai Comuni, né possono essere redistribuiti agli altri Comuni perché sono fondi, 1 miliardo e 600 milioni, che vedono già la bollinatura della Corte dei Conti e che hanno bisogno solo di essere erogati. Ora differirne l’utilizzo vuol dire semplicemente togliere ai Comuni la possibilità di fare”.