IL TESTO DELL’INTERROGAZIONE
FRATOIANNI. Al Ministro dell’Interno. Per sapere – premesso che:
Da notizie apprese dall’interrogante, pare che la Questura di Chieti abbia sospeso la procedura per il rilascio del permesso di soggiorno per motivi umanitari ai titolari di protezione umanitaria perché non in possesso di un passaporto in corso di validità, nonostante la competente Commissione territoriale abbia verificato e validato le ragioni del permesso;
Il rilascio del passaporto da parte della ambasciate di molti paesi di provenienza dei titolari di protezione umanitaria è complesso e la richiesta è molto spesso evasa con dichiarazioni di impossibilità di rilasciare il documento. Le documentazioni prodotte sono state portate all’attenzione della Questura di Chieti.
Pare persino che in taluni casi si siano innescati fenomeni corruttivi, per cui venivano richieste somme di denaro in modo arbitrario e con scarsa trasparenza per produrre passaporti falsi da parte di organizzazioni criminali;
Tale prassi, di fatto, impedisce la piena regolarizzazione di decine di persone che ne hanno diritto, relegando in un limbo giuridico donne e uomini che non sono espellibili, ma che per pura discrezionalità vengono privati della possibilità di accedere ai loro diritti;
Per altro, una vicenda molto simile, accaduta a Palermo e finita in controversia legale, è stata risolta dal Tribunale di Palermo che nella sua ordinanza numero 15122 del 21/12/2017, chiarisce come la Questura non abbia alcun titolo né ragione per richiedere il passaporto, in accordo a quanto definito dal d.P.R. 394 del 31/08/1999;
L’eccessiva burocratizzazione di procedure che dovrebbero essere più semplici e immediate, soprattutto in casi di accertata necessità di protezione umanitaria, non solo incidono negativamente sulla condizione psicologica e di vita dei richiedenti, ma accentuano le condizioni di difficoltà di centri di accoglienza;
Se il Ministro è a conoscenza della situazione;
Quali iniziative intende intraprendere per evitare che le Questure proseguano in una prassi sbagliata, controproducente e non prevista dalla legge.