«Questa insufficienza politica, priva di visione a lungo termine, –continua Monica Di Battista– è stata prodotta da un modus operandi interno, atteggiamento nefasto per il Partito, ovvero la fedeltà indiscussa e acritica al riferimento verticistico. Ci stiamo avviando, sembrerebbe, verso il fallimento del “renzismo” e di quello “abruzzese”, per cui vediamo la necessità di cambiare rotta, tornare alla “sana politica”. E qui arriviamo alla seconda grande causa della debacle del nostro Partito Democratico in Abruzzo: la sana politica non può andare d’accordo con il controllo dei circoli comunali, con il meccanismo improduttivo della supervisione dall’alto, da parte delle direzioni provinciali regionali e nazionali, nei confronti delle sedi cittadine. Questo controllo si attua attraverso sottogruppi interni, veri e propri feudi elettorali di amministratori provinciali e regionali che spesso si riposizionano nei loro percorsi e profili ideologici per auto-conservare la carica.
Lo schiaffo, il nostro Partito, l’ha preso forte, ma noi non vogliamo mettere alla berlina la nostra comunità e identità culturale progressista. Vogliamo che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Ci sentiamo parte attiva di questo partito e chiediamo di essere ascoltati; è da mesi che inviamo documenti di critica alla segreteria regionale e a quella provinciale teatina, ma nessuna risposta, nessun incontro, nessuna discussione è stata avviata.
Infine vorremo esprimerci sulla scelta dei candidati per le amministrative: se guardiamo il panorama delle candidature e delle vittorie in provincia di Chieti e in Abruzzo, pochissimi sono i Sindaci eletti con tessera Pd. Questo perchè non c’è costruzione di personalità politiche, con la scusante facile di una società liquida decostruita e in regressione culturale. Noi vogliamo ancora credere che sia possibile appassionare i cittadini e soprattutto i giovani, nostra futura classe dirigente, con la buona politica.
La buona politica deve recuperare onestà intellettuale e coerenza, preparazione culturale e politica, rifondando l’impegno del popolo democratico. La buona politica è quella, molto invidiata e contesa, che viviamo a Francavilla al Mare, perchè il modello “Luciani” è riuscito ad avvicinare e mettere d’accordo menti capaci e oneste: questo modello è fatto di lavoro quotidiano e di idee per la città, di risoluzione di problemi reali e non controllo dei voti. E’ fatto soprattutto di entusiasmo proattivo. Il gruppo di lavoro della coalizione e del Partito democratico francavillese guidato dal Sindaco è stato riconfermato, al secondo mandato, con il 65% dei voti; qui ci sentiamo liberi di discutere e rifuggiamo l’ingerenza di chi attua strategie che vadano al di fuori del miglioramento della vita dei nostri cittadini.
In conclusione chiediamo alle nostre direzioni provinciale e regionale la possibilità di essere ascoltati, di collaborare, di crescere insieme. Ci auguriamo che chi è al vertice sia capace di tessere intorno gruppi di lavoro proficui, donne e uomini che ci rappresentino ascoltandoci e non controllandoci».