lunedì , 25 Novembre 2024
L'attrice Valentina Papagna

GRANDE SUCCESSO DELLO SPETTACOLO SNATURATE, STORIE DI DONNE IN MANICOMIO

 

La scrittura a quattro mani, assieme a due delle attrici in scena, basata su un testo della stessa Portinari e di Rosa Anna Buonomo, ha regalato una sceneggiatura che ha ulteriormente affinato il genere proposto in questi anni di teatro musicale, un tipo di spettacolo raramente portato in scena sulla piazza di Pescara, perlomeno da compagnie teatrali abruzzesi, e dunque quasi una esclusiva della Orchestra Femminile del Mediterraneo. Alcuni spunti dello spettacolo sono stati tratti dalle ricerche della ricercatrice Anna Carla Valeriano, curatrice insieme a Costantino Di Sante della mostra I fiori del Male – donne in manicomio nel regime fascista, che si è conclusa ieri al Circolo Aternino registrando una grande partecipazione di visitatori.

Neppure stavolta è mancato lo scopo benefico dell’evento organizzato in concomitanza con la Giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo. Lo spettacolo, che vede in scena le attrici Costaglione, Di Tonno e Papagna, inizia quasi in sordina, con delle riflessioni che proiettano subito lo spettatore nel cuore dell’argomento. Man mano che le storie di tre diverse donne vengono sviluppate, il tono sale in un crescendo che raggiunge il suo climax nella scena finale.

Il tema è tutto al femminile, come da marchio di fabbrica delle produzioni dell’Orchestra Femminile del Mediterraneo, ma nello sfondo si può leggere l’ombra dell’uomo che condiziona il destino di donne diverse, scomode, non allineate alla mentalità corrente.

Valentina Papagna, new entry nel gruppo delle attrici che finora affiancavano l’Orchestra, interpreta la parte di una ragazza che, costretta ad andare a servizio per aiutare la famiglia, subisce la violenza dell’orco, suo datore di lavoro, e non si capacita di essere staccata di colpo dalla ‘sua’ Angela. In un’epoca in cui ‘certe cose’ restavano nascoste nel segreto dell’anima senza poter essere dette, c’è una doppia non accettazione, da parte della ragazza violata e da parte di chi non vuole credere al suo rivelare quanto subito. La stessa famiglia non può essere disonorata, e preferisce farla credere matta piuttosto che affrontare l’onta nella società. Al dolore della violenza e del distacco della persona a lei più cara si aggiunge quindi il dolore del tradimento da parte dello stesso sangue del suo sangue. Papagna riesce a dare una interpretazione in cui unisce leggerezza e intensità, rendendo il personaggio del tutto credibile e toccando tante chiavi emozionali. I riflettori si accendono poi su Tiziana Di Tonno, che veste i panni di un personaggio  a lei congeniale, quello di una donna sensuale, a cui piace ballare, che non vuole frenare istinti ed esuberanze, scontrandosi dunque anche lei con una società che non può accettare che una donna sia ‘libera’, non inquadrata negli schemi che davano sicurezza alla società dell’epoca, in cui il solo fatto di non essere sposata era di per sé uno scandalo. La risposta più comoda di censura a questa donna scomoda è anche per lei inevitabilmente il manicomio. Di Tonno tira fuori sul palco tutte le sue migliori doti istrioniche fatte di una prorompente fisicità, la sua voce calda e inconfondibile e tutte le sfumature che tengono incollato lo spettatore sulla poltrona durante la sua performance.

Grande professionalità anche da parte di Susanna  Costaglione che interpreta il ruolo di una donna che si ribella ad un altro degli schemi obbligati della società maschile: la maternità. Il suo personaggio non desidererebbe avere figli, e nel momento in cui arriva una bambina , e non il maschio desiderato dal marito ufficiale militare, giunge a compiere un atto estremo. La parte migliore della sua recitazione è il tono che usa nel racconto, un tono controllatissimo, sempre uguale, paranoicamente monocorde in netto, e proprio per questo efficace, contrasto con quanto viene narrando.

Il collante delle tre storie è il commento musicale suonato dal vivo sullo stesso palco da una superba Orchestra Femminile. La ricerca musicale della direttora De Angelis è sempre raffinatissima e le sue scelte per questa pièce sono quanto mai azzeccate e contribuiscono in maniera importante a creare l’atmosfera. Eccellente come sempre la sua conduzione.

Il crescendo dei ritmi delle narrazioni e del racconto musicale raggiungono il climax, che è quasi liberatorio per lo spettatore, quando nella scena finale, in cui le tre attrici, ormai pienamente ‘ammattite’ non per quello che hanno fatto, ma per il fatto stesso di vivere per anni nella situazione coatta del manicomio,  girano in tondo e disordinatamente come da classica rappresentazione dei ‘pazzi’, irrompono le musiciste che continuano a suonare mescolandosi a loro e seguendono i loro ritmi ‘snaturati’. Bellissimo e particolarmente iconico il contrasto del nero delle musiciste con il bianco della divisa delle ‘ammattite’.

Per i fedelissimi del duo della rassegna Musica & Società curata da De Angelis – Portinari, un’altra bella e intensa serata di arte, musica, cultura, emozioni.

Per chi ha pensato che lo spettacolo potesse essere meno interessante rispetto a quelli in cui l’Orchestra accompagnava nomi di più immediato richiamo, quali Quarta o Marzadori, una occasione persa per godere di qualcosa che non facilmente viene portato in scena dalle nostre parti.

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