lunedì , 25 Novembre 2024

Le ragioni del NO il documento che i giovani under 40 consegneranno a D’Alema

La Riforma Costituzionale ci riguarda.

Siamo elettrici e elettori del centrosinistra. Abbiamo meno di 40 anni e siamo consapevoli che la Costituzione, che uscirà dal voto del Referendum del 4 dicembre, sarà la Costituzione per le nuove generazioni. Sarà per noi.

 

Ciò ci responsabilizza perché sappiamo che la legge fondamentale, che regola il funzionamento di uno Stato, è quella a cui si ispirano tutte le leggi ordinarie. Se quella Legge , che è sovraordinata, non funziona, non funziona tutto il resto.

 

I valori , sanciti dalla prima parte della Costituzione vigente, e le regole per attuarli sanciti nella seconda parte, influenzano la vita delle persone e influenzano ancor più chi dalla vita, sociale, economica, si vede escluso, ai margini.

 

Abbiamo letto le modifiche proposte nel testo sottoposto a Referendum e a nostro giudizio emergono numerose criticità che ci preoccupano sia nel metodo che nel merito:

 

– Modificare 47 articoli, con contenuti di sostanza, e sottoporli a referendum con una unica scheda ci sembra lesivo della libertà di voto dei cittadini. Non si possono sottoporre ad un unico SI o NO materie diverse. Concordiamo pertanto con il ricorso urgente del Giudice Costituzionale Valerio Onida che denuncia tale violazione;

– la Costituzione, proprio perché Legge Madre di un Stato, non può essere materia riservata al Governo e tanto meno a una maggioranza mai eletta dal popolo. Andava ricercata la più larga convergenza e condivisione perché la Costituzione deve essere la carta di tutti , luogo di ricomposizione di un Paese e di uno Stato. Invece l’aver forzato su questo punto ha creato e sta creando lacerazioni e divisioni profonde di cui il Paese non ha bisogno.

– il Senato non sparisce, come non sono sparite le Province. Restano organi istituzionali non più elettivi, ma espressione di volontà interne agli apparati politici. I Senatori individuati tra i Consiglieri Regionali siederanno in un luogo per svolgere funzioni per cui non sono stati eletti. Il rango del Senato si indebolisce perché non investito direttamente da un mandato popolare;

– le autonomie locali, quelle più vicine alla vita delle persone, vengono colpite nella loro autonomia con l’introduzione del vago principio dell’interesse nazionale consentendo al Governo di avocare a sé provvedimenti che riguardano i territori;

– non vediamo grandi risparmi. Dalla lettura dei calcoli della Ragioneria dello Stato si attesta un risparmio di 49 milioni di euro. Un misero risparmio se pensiamo agli sprechi e agli sperperi di risorse pubbliche individuate ad esempio nel documento sulla spending review di Cottarelli che il Governo ha messo in un cassetto. Sarebbe stato più giusto abolire completamente il Senato, con un risparmio di 500 milioni e dare più poteri alla Conferenza Stato/Regioni;

– sui ruoli e le funzioni troviamo ambiguo, se non risibile, che il Senato, che a detta dei proponenti dovrebbe essere espressione delle autonomie locali, non possa entrare nel merito del Bilancio dello Stato. Proprio quella materia in cui si decidono le ripartizioni delle risorse tra centro e periferia;

– non ci convince il tema della velocità delle leggi. Da uno studio della Camera dei Deputati risulta che l’Italia è il secondo Paese in Europa, dopo la Germania, per produzione di leggi. Semmai si pone il tema di una sovrabbondanza di legislazione , con la necessità di produrre meno leggi e di migliore qualità.

 

Queste sono solo alcune preoccupazioni di metodo e di merito su questa riforma.

Noi non neghiamo la necessità di adeguamenti nella carta Costituzionale. Correggere le distorsioni del titolo V, arrivare ad un Bicameralismo in cui il Senato possa essere una vera camera delle Regioni, sul modello dei lender tedeschi, con rappresentanza paritaria e non in base al numero degli abitanti. Insomma siamo convinti che le cose possono essere migliorate ma non stravolte, non peggiorate.

 

Ma la preoccupazione più grande è che, a nostro giudizio, si indebolisce la democrazia rappresentativa su cui è fondato il nostro Stato, mettendo in discussione il principio della “sovranità popolare” sancito dalla prima parte della Costituzione.

Quindi una riforma che di per sé non ci convince .

 

E non ci convince ancora di più se la mettiamo in relazione all’italicum, alla legge elettorale . Queste due riforme messe insieme producono una rappresentanza del Governo più che del popolo.

Un ribaltamento straordinario del nostro assetto Istituzionale su cui è fondata la nostra Repubblica. La legge elettorale con le liste bloccate, i capilista pluricandidati, l’abnorme premio di maggioranza al Partito, il ballottaggio, in un contesto di sostanziale tripolarismo produce distorsioni ancor più evidenti al sistema della democrazia rappresentativa. Partiti minoritari, nel consenso elettorale, governerebbero con maggioranze blindate il Paese. I Parlamentari nominati rappresenterebbero più la volontà dei capi partito che quella degli elettori.

Un sistema costrittivo che impedisce scelte consapevoli e partecipate. Del resto l’alto tasso dell’astensionismo denota ormai una frattura preoccupante tra elettori e eletti.

 

Non ci convince la promessa di un cambio della legge elettorale dopo il referendum perché il referendum già deciderà, in una eventuale vittoria del SI, l’assetto di una parte della rappresentanza ovvero quella del Senato. Mentre l’altra parte, quella della Camera, è lasciata alla legge elettorale. Anche qui un pasticcio.

 

Siamo consapevoli che le Costituzioni restano e i governi cambiamo e, proprio per questo, la Costituzione non può, non deve, lasciare spazi all’incoerenza tra prima e seconda parte, alla confusione di ruoli e funzioni tra organi di governo e organi di rappresentanza, tra poteri centrali e territoriali, tra i poteri autonomi dello Stato.

Le confusioni, i pasticci, le ambiguità non aiutano il Paese. Viceversa abbiamo bisogno di avere riferimenti chiari, principi intoccabili, valori indiscutibili. Nella società liquida in cui viviamo ci sentiamo persi e in balia delle convenienze del momento.

 

Ogni giorno registriamo la distanza tra le promesse e la realtà.

La nostra condizione parla per noi. La flessibilità è diventata precarietà a vita, lo studio e le opportunità di accesso allo studio stanno diventando privilegio di pochi, il diritto alla salute è sempre più asfittico. La possibilità di costruirsi un progetto di vita è legato al momento, all’oggi, senza poter guardare al futuro.

 

Questa battaglia ci riguarda, riguarda la nostra generazione, e su di essa vogliamo prendere la parola, non ci rassegniamo all’irrilevanza. Ci impegneremo affinchè questo referendum confermi i principi sanciti dalla nostra Costituzione votando NO a queste modifiche, convinti come siamo che la vittoria del NO possa riaprire una nuova stagione di discussione politica anche nel centrosinistra.

 

Non ci sarà il diluvio se vincerà il NO ma si apriranno opportunità per ricondurre a protagonismo tutti quei soggetti che non si rassegnano a riforme imposte e divisive, a riforme che precludono la partecipazione.

La politica, quella vera, sollecita il consenso consapevole, la partecipazione attiva, l’ inclusività, la crescita collettiva. Non è fatta di demagogia, di paura, di ricatti. Come siamo convinti che la governabilità di un paese si garantisce solo con la coesione sociale, ricomponendo gli interessi, diminuendo le disuguaglianze. Non si garantisce con la divisione, gli strappi, l’esclusione.

 

Per tutto questo voteremo NO.

Cinzia Trabucco, Stefano Casciano, Anna Paola Leardi, Daniela Liquori, Gianfranco De Fanis, Francesco Vergella, Melissa D’Angelo, Antonella Chiavaroli, Andrea Manzo, Gaia Sassano, Claudia Tatone, Maria Novella Orlando, Adele Cerasoli, Ornella Giangiulio, Andrea Trabucco, Alberto Malito, Biagio Di Tillio, Gianfranco Fumarola, Ronca Stefania, Ilario Setaccia, Francesco Di Giacomo, Federica Fanì, Simona Pieragostino, Giulia Sassano, Maria Grazia Dragani, Anna Paola Leardi,Gianfranco De Fanis, Melissa D’Angelo, Valentina Chiulli, Erica Chiulli, Nino Minicucci, Roberta Minicucci

 

 

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