Pescara – «Siamo alle prese da ormai una settimana con un atteggiamento che non è né costruttivo, né migliorativo da parte della minoranza sulla delibera consiliare che introduce la tassa di soggiorno. Nel testo degli emendamenti e sub emendamenti presentati non ci sono elementi che modifichino o migliorino l’atto in discussione. Anzi. Nei fatti si cerca solo di paralizzare l’attività deliberativa del Consiglio e governativa della maggioranza con: 670 emendamenti circa, per ognuno dei quali sono stati presentati dai sei agli otto sub-emendamenti; dichiarazioni di voto all’interno dello stesso gruppo consiliare tra favorevoli, contrari e astenuti e sedute fiume che da una settimana si protraggono fino a tarda notte». Così in una nota congiunta a firma di Marco Presutti, capogruppo Pd, Daniela Santroni, capogruppo Sel, PiernicolaTeodoro, capogruppo Scegli Pescara-Lista Teodoro, Gabriella Lola Berardi, Pescara Insieme Bene Comune, Giuseppe Bruno, Liberali Centro Democratico e Riccardo Padovano, PSI, vengono commentate le assemblee del Consiglio comunale pescarese impegnato da giorni dall’opposizione ad oltranza.
Una situazione a detta dei firmatari della nota che non consente affatto alla città di “risparmiare” alcunché, anzi, cumula costi che potevano essere evitati, perché spiegano oltre all’intento di dire no agli introiti del tributo che consentirebbero di rilanciare il settore turistico senza gravare sulle tasche della comunità, la pratica ostruzionistica ha delle spese imponenti per l’Ente, sopratutto per il personale: costi che pagano tutti i cittadini.
«Il Presidente Blasioli, a cui va la nostra piena solidarietà e sostegno, –scrivono i membri di maggioranza nella nota– non ha fatto altro che applicare il Regolamento. Semmai andrebbe ripreso per il suo comportamento troppo democratico che ha permesso la discussione di centinaia di emendamenti sicuramente emulativi e seriali, com’è possibile verficare leggendoli sul sito del Comune.
Perché c’è una differenza sostanziale fra l’intento di migliorare un testo in discussione, intento a cui la maggioranza peraltro non si è mai sottratta, e invece mettere in piedi, anche espressamente, una strategia per impedire che la maggioranza di cui sopra, eletta dai cittadini, governi e assuma provvedimenti a favore della città. La logica è solo ostativa e punta a non far pronunciare l’organo stesso, per evitare che il testo venga licenziato, come alcuni degli oratori hanno anche dichiarato celebrando l’ostruzionismo che il centrodestra stava facendo in questi giorni: bene, cosa c’è di democratico in questo?»
Gli esponenti di maggioranza commentano come Il centrodestra e il Movimento 5 Stelle contestano che il voto di un emendamento del Pd abbia fatto decadere molti emendamenti da loro presentati. «Ma è del tutto logico che l’approvazione di un emendamento che cambia parti della delibera –spiegano– precluda che su quelle stesse parti si possa intervenire nuovamente.
Oltre che la logica, è il rispetto del voto del Consiglio comunale ad imporlo. Pescara non è un’eccezione, capita così in tutti i Comuni d’Italia e da noi è accaduto anche nel dicembre 2014, allorchè il Consiglio comunale con delibera consiliare n.165 aderì al piano di riequilibrio. Nulla di nuovo sotto il sole».
Per i rappresentanti di maggioranza al comune di Pescara molto più semplicemente, l’emendamento della maggioranza è stato finalizzato a impedire che l’approccio solo paralizzante del lavoro del Consiglio andasse avanti. «Viceversa siamo rimasti aperti e lo siamo ancora a miglioramenti veri del testo, ma per arrivarci, bisogna sì confrontarsi democraticamente:
“è antidemocratico il tentativo di impedire che una maggioranza governi, usando abusivamente emendamenti e subemendamenti che non servono ad altro”.
Eppure di occasioni ne abbiamo avute diverse, tutte vanificate dagli oppositori! Abbiamo avuto ben tre giorni di fase interlocutoria in cui le richieste “migliorative” presentate erano confuse e fuori tema rispetto alla delibera.
Poi ci sono stati tre giorni di dibattito in Consiglio fondati sul nulla e le sue varianti, capaci di fare inorridire e portare allo sfinimento anche chi ha avuto l’ardire di assistere: questioni sollevate su sinonimi, aggettivi, avverbi, modifiche che nulla avevano di sostanziale e ripetizioni di concetti talora anche sbagliati.
E allora, –concludono gli esponenti di maggioranza– dopo giorni di pestaggio di acqua nel mortaio e dopo aver assistito al grottesco naufragio del costruttivo confronto politico fra la maggioranza e l’opposizione che con il voto la gente ha pur scelto, abbiamo utilizzato ciò che il Regolamento concede: ovvero la possibilità di riportare il confronto dentro la democrazia per porre fine a una stasi inutile e, soprattutto, inaccettabile.»