Montesilvano. Una serata suggestiva quella del presepe vivente di Villa Carmine, ospitato domenica 20 dicembre ai giardini del Parco Guy Moll di Montesilvano. Ad organizzare la serata il gruppo Agesci, Scout Montesilvano 2 della Parrocchia Beata Vergine del Carmelo, con don Paolo Lembo.
Ecco un modello di iniziativa riuscita, che nasce dalla volontà e dall’impegno del vivace gruppo scout Agesci Montesilvano 2. In barba ai flop natalizi che vogliono la nostra città un terreno arido di proposte, se non di illogica importazione di modelli poco consoni ad una realtà complessa e articolata quale quella di Montesilvano, la rappresentazione della natività, inscenata nel tardo pomeriggio di ieri dall’associazione scout Agesci nella cornice del Parco Guy Moll, è stata una pregevole iniziativa che ha riconfermato il successo dello scorso anno.
Nata dalla genuinità dei ragazzi del clan e dei lupetti, coadiuvati dalla comunità capi, la manifestazione alla sua seconda edizione ha avuto il merito di richiamare tantissimi visitatori e curiosi, rimasti esterrefatti di fronte alle capacità del giovane gruppo. Un allestimento fatto di materiali poveri, con tronchi e corde legati con tecniche da campo come uso nella filosofia scout, con il risultato di una scenografia suggestiva tra luci, fuochi e odori del Natale.
Una serata fredda, che ha contribuito al fascino di uno scenario coinvolgente, con lo spazio verde interamente illuminato dal fuoco delle torce, delle candele e dei bivacchi sparsi lungo il percorso della rappresentazione. Dall’accampamento dei legionari romani fino al mercato delle stoffe, dalla locanda alle antiche botteghe artigiane, vasai, fabbri,ferrai, bottega delle arti, mercato delle erbe, ortolani, tessitori, ricamatrici, fino ad arrivare alla rappresentazione della Natività nella capanna, accompagnata dai canti e dalle narrazioni tratte dai Vangeli.
Una cornice esotica
in un cammino percettivo non solo scenografico,
ma arricchito anche da suoni e musiche
con a tema con la natività.
Molte le comparse in costume, con genitori e cittadini che si sono ben prestati ad animare in uno spirito di cosussidiarietà la manifestazione. Un’iniziativa che ha avuto il merito di risvegliare il senso di appartenenza e di comunità, al quale da troppo tempo si è disabituati.
Un’atmosfera semplice che nulla ha che fare con un modelli di aggregazione di carattere esclusivamente commerciale. La partecipazione ha visto naturalmente tanti bambini, oltre a quelli impegnati in costume, ad inscenare angioletti, pastorelli e pecorelle anche tanti altri venuti appositamente per loro.
Una dimensione genuina ormai rimossa dagli adultie che i giovani ignorano, essendo ormai avvezzi a modelli di intrattenimento di natura consumistica all’interno di centri commerciali.
Un’assuefazione ai “non luoghi”,
riprendendo la definizione di Marc Augé,
che per il montesilvanese sono passivamente fruiti
e percepiti quali spazi urbani
e periurbani di aggregazione.
Se riflettiamo la maggior parte degli eventi sono concepiti dalle direzioni dei centri commerciali o addirittura di regia pubblica ma al loro interno.
Ovvio è che nel momento in cui si prova a svincolare da essi, vuoi per la complessità della realtà cittadina in cui la pratica dello sprawl urbano ha configurato i centri commerciali con pretese identitarie e funzionali a rango cittadino, vuoi per l’impreparazione dell’amministrazione, si rivelano delle esperienze fallimentari. Purtroppo in città, non solo la “la piazza virtuale” del web con i suoi social network, ma i centri commerciali hanno sostituito lo stare all’aperto nei pochi luoghi di aggregazione che abbiamo, modificando le abitudini e assumendo il ruolo di collante sociale.
Il vedere dunque ieri in un parco, nonostante le temperature rigide, tante persone e bambini per la natività, è stata una bella emozione.
Merito dunque a tutto il gruppo scout, in particolare ad Enza, Raffaele, Mauro, Sara, Paola, Dante, Lorenzo, Pietro, Chiara, Giorgia, Luca e Daniele, per aver saputo imprevedibilmente rispolverare alla città la variegata capacità umana di incontrarsi e dialogare negli spazi fisici aperti, assegnando agli stessi significati più consoni alla loro funzione originaria.
Per una volta il metodo educativo dell’imparare facendo di Baden-Powell ha insegnato qualcosa anche ai montesilvanesi!