venerdì , 22 Novembre 2024

Condannata a risarcire 45mila euro la giornalista Lilli Mandara, reazioni di sdegno e solidarietà

Condannata per diffamazione la giornalista abruzzese Lilli Mandara, autrice da qualche tempo di un seguitissimo blog. La professionista dell’informazione, dovrà pagare 45mila euro per il contenuto di alcuni articoli pubblicati quando lavorava per “Il Messaggero”, il mondo dell’informazione e della politica ha risposto con sdegno, anche la redazione di Hg news esprime massima solidarietà.

Tra i primi ad intervenire a sostegno della Mandara è stato il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti abruzzesi Stefano Pallotta che ha commentato:  «Gli attacchi alla libertà di stampa sembrano non avere più limiti. Ogni giorno che passa siamo costretti a registrare salti di qualità e innovative metodologie di intimidazioni nei confronti dei giornalisti tali da rendere effettivamente congruenti le classifiche che pongono il nostro paese a livelli non invidiabili sotto il profilo dell’esercizio del diritto-dovere di cronaca e di critica.
L’ultima innovazione intimidatoria, che ha anche il sapore di una vendetta politica “postuma”, arriva da un politico che ha ingiunto un pignoramento per oltre 45 mila euro nei confronti della giornalista Lilly Mandara, condannata per diffamazione, insieme all’ex direttore del quotidiano di cui era dipendente, Il Messaggero, per una vicenda datata tre anni fa. Ebbene il personaggio in questione, che oggi dirige un Ente regionale, ha volutamente ignorato il direttore e l’editore, che avrebbero potuto soddisfare, grazie alle garanzie assicurative, la sua pretesa risarcitoria, per scaricarla interamente sulla collega che nei prossimi giorni dovrebbe subire il pignoramento dei beni.
L’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo non si limita a condannare tale comportamento, ma si adopererà affinché la collega non subisca un’angheria che, ancorché ammantata di legittimità, manifesta una proterva volontà di vendetta che non può essere tollerata dai giornalisti.»

Al Presidente dell’Ordine dei Giornalisti abruzzesi ha fatto subito eco il Sindacato giornalisti abruzzesi e la Federazione nazionale della stampa ponendosi al fianco della collega freelance Lilli Mandara.

La sua vicenda  “suona come un gesto intimidatorio, di quelli che si fatica a crederci e di cui non si vorrebbe raccontare”, scrive il sindacato regionale nel raccontare la sua storia. Ecco cosa le è capitato nel resoconto dell’assostampa.

“Mario Amicone, direttore di nomina politica dell’Agenzia regionale per l’ambiente, vince una causa contro il Messaggero per una vicenda di tre anni fa e il gruppo editoriale, il direttore responsabile Mario Orfeo e la collega Lilli Mandara vengono condannati ‘in solido’ a pagare 45 mila euro. In tutti i casi del genere ci si rivale sull’editore che ha coperture assicurative e fondi accantonati a questo scopo. Invece no. L’atto di precetto per l’intera somma viene inviato al soggetto più debole della catena: la giornalista Mandara”.

“Una decisione stupefacente – commenta il sindacato abruzzese – se l’obiettivo era, come è, quello di avere un risarcimento in denaro. Normalmente si cerca dove si è certi di venire ristorati. Invece, in questi giorni, l’ufficiale giudiziario procederà al pignoramento dei beni personali della collega. Noi ci saremo, e invitiamo i colleghi abruzzesi ad esserci, in tanti, con tutti gli strumenti del mestiere, quelli che ci consentono di raccontarla e divulgarla bene questa storia perché non vi è dubbio che l’accaduto riveste valore generale in quanto minaccioso precedente che può colpire tutti”.

“Il nostro, quindi, non è solo un atto dovuto, e ci mancherebbe altro, non è solo un gesto di solidarietà nei confronti della collega che ogni giorno racconta le storie e le ‘malestorie’ abruzzesi dal suoblog Maperò, ma un gesto di protesta e testimonianza per far si che lei, come qualunque giornalista, possa continuare a fare il suo lavoro sconfiggendo un clima di intimidazione verso l’informazione che si sta facendo sempre più palpabile e pesante”, conclude il documento della segreteria del sindacato giornalisti abruzzesi.

Una vicenda tanto eclatante da meritare anche l’intervento del segretario della Fnsi, Raffaele Lorusso: “La vicenda della collega Lilli Mandara suscita sgomento e preoccupazione”, scrive Lorusso.

“È inaccettabile – prosegue il segretario generale – che, nonostante la collega sia stata condannata in solido insieme con il direttore e l’editore, l’atto di precetto per l’intera somma di 45mila euro sia stato notificato soltanto a lei pretendendone il pagamento per intero. La vicenda si qualifica da sola. Si tratta di un tentativo di intimidire una collega coraggiosa, che anche adesso che svolge l’attività giornalistica come freelance tramite il suo blog continua a fare il proprio dovere e a denunciare episodi di cattiva amministrazione e di cattiva politica”.

“La Federazione nazionale della Stampa – conclude il segretario Lorusso – è al fianco della collega e rinnova l’invito a tenere alta la guardia contro tutti i tentativi di imbavagliare la stampa e di mortificare il diritto di cronaca”.

Sulla vicenda che ha duramente colpito la giornalista-blogger è intervenuto anche il politico Maurizio Acerbo di  Rifondazione Comunista che in un durissimo comunicato ha scritto:

“Doveroso esprimere solidarietà a Lilli Mandara oggetto di un’iniziativa vendicativa di Mario Amicone che dà la misura del personaggio. La vecchia DC aveva tanti difetti ma almeno era caratterizzata da una certa bonomia e tolleranza verso chi la criticava e la raccontava. Questi post-democristiani che di quella storia conservano solo i difetti invece hanno uno stile arrogante e intimidatorio proprio di chi trova insopportabile la critica. Dovrebbero vergognarsi Chiodi e D’Alfonso che hanno nominato e mantenuto alla guida dell’ARTA un personaggio come Amicone  con cui sono onorato di avere rapporti soltanto di scontro. In un qualsiasi paese a nord delle Alpi uno che mandava sms a Lavitola per chiedere incarichi pubblici si sarebbe dovuto ritirare a vita privata”.

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