Pescara – I ragazzi con disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento incontrano gli studenti delle scuole di Pescara, si confrontano con loro e si raccontano, aprendo una riflessione profonda sul tema dell’inclusione. Tutto ruota attorno alla proiezione del docufilm di Francesco Paolucci “Io ci provo”, nato da un’idea di Rosario Sabelli, che ha per protagonisti cinque ragazzi autistici e cioè Francesco Scordella, Francesco Pasquali, Antonello Brandolini, Adis Nebi e Denis Ferrone. Il documentario è stato proiettato per la prima volta a Pescara all’Auditorium della scuola Virgilio, alla presenza della Dirigente Prof. Simona Marinelli e dell’assessore comunale alla Pubblica istruzione Valeria Toppetti che ha sposato il progetto dell’associazione “Sos Autismo, insieme per l’inclusione” per dare massima diffusione a questo lavoro cinematografico, della durata di 40 minuti.
“La platea è stata molto attenta alla proiezione”, racconta l’assessore. “Gli studenti hanno seguito sullo schermo le storie dei cinque ragazzi che si sono raccontati di fronte alle telecamere. Al termine della proiezione c’è stato un lungo applauso rivolto ai protagonisti, che erano presenti a scuola e hanno partecipato a un dialogo costruttivo. Ognuno ha spiegato le proprie passioni, dal cinema alla cucina, passando per il teatro e lo sport, senza tirarsi indietro di fronte ai tanti interrogativi degli studenti e rispondendo in maniera diretta, senza filtri, con semplicità e sincerità. Hanno spiegato, ad esempio, come si sentono quando qualcuno li osserva in maniera particolare, come a giudicarli, e hanno descritto il loro concetto di normalità. Le loro riflessioni hanno avuto sicuramente un effetto positivo sugli studenti anche perché il senso di questa lezione speciale è che tutti dobbiamo “provarci”: dobbiamo credere nei nostri obiettivi, seguire i nostri sogni e provare a realizzarli, impegnarci per stare bene, avere pensieri positivi, avere cura di chi è vicino a noi e costruire relazioni sane. E l’incontro alla Virgilio, sicuramente innovativo, è stato utilissimo perché da questi ragazzi impariamo ciò che veramente conta: il valore della persona così come ciascuno è, senza ansia da prestazione e senza pensare alla ‘performance’. È stato un momento di grande empatia ed umanità”.
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