giovedì , 21 Novembre 2024

Da Chicago a Manoppello, dopo settant’anni Anna Maria ritrova la sua famiglia

Manoppello – La forza delle radici e il ritorno a casa a Manoppello tra le braccia di una famiglia di cui fino non conosceva neppure l’esistenza. È una storia che testimonia il valore dei legami quella di Anna Maria Ballatore, per l’anagrafe americana Anna Maria Sperando di Manoppello, nata il 14 febbraio 1952 da Rita Fausta Ballatore, residente nella frazione di Ripacorbaria, che la mise al mondo all’ospedale civile di Pescara. Di padre ignoto, a soli due anni la piccola Anna Maria perse la madre che morì giovanissima di broncopolmonite e fu affidata alle cure dei nonni materni Bambina Mantini e Armando Ballatore che vivevano a Ripacorbaria. Pochi anni dopo, nel 1957, per una serie di coincidenze, la piccola Anna Maria, dopo aver vissuto per un anno con la famiglia Ranalli a Pescara, venne adottata da una famiglia americana di origini siciliane, gli Sperando. Aveva solo cinque anni, quando volò a Chicago, cominciando una nuova vita lontano dall’Abruzzo. In questi giorni il viaggio in Italia con la figlia Jennifer e l’abbraccio con la famiglia ritrovata a partire da zio Dino e zia Sara, fratello e sorella della madre e i tanti cugini con la cerimonia in Municipio, accolta dal sindaco Giorgio De Luca e dal vicesindaco Giulia De Lellis.

La “Big family” di Anna Maria finalmente riunita nel grande abbraccio.

LA STORIA – È solo nel 2010 che Anna Maria Ballatore, che aveva vissuto gran parte della sua vita ignara di essere stata adottata, raccoglie una confidenza della madre adottiva, ormai malata, che le svela la sua storia e le consegna lettere, fotografie e documenti custoditi in una cassetta di sicurezza della banca. Ci sono immagini in bianco e nero, corrispondenza, certificati tra la famiglia d’origine e quella adottiva. Ed è allora che Anna Maria decide di cercare i suoi genitori biologici in Italia ma senza successo. Nel marzo 2024, Jennifer Vermis, la figlia di Anna Maria decide di affidarsi a Marino Cardelli, di Experience BellaVita, tour operator specializzato in viaggi su misura in Abruzzo, per organizzare un viaggio esperienziale e genealogico alla ricerca delle loro tradizioni ed origini.

“Dopo mesi di indagini presso le anagrafi comunali e le parrocchie locali, siamo riusciti a rintracciare i parenti in vita di Anna Maria – racconta Cardelli – con grande emozione e abbiamo scoperto che aveva ancora zii ultranovantenni e cugine a Manoppello. Quello che abbiamo appreso è stato toccante: l’adozione di Anna Maria era rimasta un argomento tabù in famiglia, in particolare per la nonna, Bambina Mantini, che aveva fatto di tutto per non parlarne. Jennifer mi ha fornito poche informazioni di partenza: un estratto del certificato di nascita di sua madre, emesso a Manoppello, che indicava che Anna Maria Ballatore era nata il 14 febbraio 1952 all’Ospedale Civile di Pescara da genitori ignoti, un vecchio passaporto e un certificato di adozione che rivelavano che la madre biologica di Anna Maria era deceduta il 19 dicembre 1954 e che la bambina era stata affidata a una certa Bambina Mantina.  Così è iniziata la ricerca, durata sette mesi – dice ancora Marino Cardelli – che mi ha visto collaborare con figure fondamentali del territorio, come Giulia De Lellis, vicesindaco di Manoppello, e Nestor Costantini, ex ragioniere comunale e profondo conoscitore della storia locale”.

A rendere ancora più sorprendente la scoperta è che i familiari abruzzesi non avevano mai smesso di cercare Anna Maria Ballatore, erano persino arrivati a contattare la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?” per ottenere informazioni, ma nonostante gli sforzi, non erano mai riusciti a trovarla e avevano perso ogni speranza.

“In un giorno di felicità, del quale ci pregiamo di essere stati testimoni attivi – hanno detto il sindaco Giorgio De Luca e il vicesindaco Giulia De Lellis, ricevendo Anna Maria Ballatore in Municipio – le giunga il nostro abbraccio più sincero per il “suo ritorno a casa a Manoppello”.  La forza delle radici e la bellezza di ritrovarsi dopo settant’anni con familiari di cui non fino a qualche tempo fa non si conosceva neppure l’esistenza, ci riempie di gioia e di orgoglio e testimonia il valore dei legami e il grande senso di appartenenza. Torni presto a trovarci”.

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