Occupazione dell’Aula Spagnoli e dimissioni chieste a gran voce
L’Aquila – Una protesta senza precedenti ha travolto oggi la politica abruzzese. Centinaia di cittadini – sindaci con le fasce tricolori, lavoratori, pensionati, giovani e rappresentanti sindacali – sono entrati pacificamente nell’aula Spagnoli del Consiglio regionale all’Aquila, unendosi ai consiglieri d’opposizione nell’occupazione simbolica della sede istituzionale.

L’obiettivo della protesta è stato quello di contrastare il disegno di legge della giunta di centrodestra guidata dal presidente Marco Marsilio (Fratelli d’Italia) che, propone un aumento dell’Irpef. La maggioranza, accusata di aver evitato il confronto, ha votato il provvedimento in una sala sotterranea ribattezzata “bunker” dai manifestanti, mentre fuori dal palazzo si alzava un coro unanime: «Marsilio si dimetta!».
La giornata è stata un terremoto politico. Il Patto per l’Abruzzo – coalizione di PD, M5S, AVS, Riformisti, Azione e Abruzzo Insieme – ha definito la mobilitazione «una bocciatura su tutta la linea» per Marsilio e la sua giunta, al potere da sei anni. «Dopo anni di arroganza, sprechi e mancato ascolto, gli abruzzesi hanno ricordato alla destra che viviamo in uno Stato dove i diritti vanno garantiti, non calpestati», hanno dichiarato i consiglieri d’opposizione, denunciando una gestione «scellerata» dei fondi pubblici: dai festival trasformati in passerelle politiche agli allenamenti del Napoli finanziati dai contribuenti, fino a una sanità «al collasso» con ospedali senza medici e territori abbandonati.
«La vera violenza è quella di un governo che mente sui conti e scarica il debito sui cittadini», ha tuonato Daniele Licheri, segretario regionale di Sinistra Italiana, rispondendo alle accuse della maggioranza, che ha bollato l’occupazione come «squadrismo». «Vergognoso parlare di violenza quando si aumenta l’Irpef a chi già non arriva a fine mese», ha aggiunto, mentre i sindacati presenti sottolineavano come il voto odierno infligga «una doppia coltellata» ai lavoratori: più tasse e servizi inesistenti.
La protesta, trasversale e pacifica, ha unito generazioni e categorie. «L’Abruzzo ha scritto una pagina di dignità», hanno commentato i consiglieri del M5S Francesco Taglieri ed Erika Alessandrini, evidenziando come la mobilitazione abbia costretto la destra a «nascondersi nel bunker». «Marsilio ha paura della democrazia – hanno aggiunto –, preferisce blindarsi nel palazzo piuttosto che ascoltare chi lotta per sopravvivere».
Al centro della rivolta c’è il nodo sanità, con una Regione che – dopo le privatizzazioni parziali del 2023 – non garantisce i Livelli Essenziali di Assistenza, mentre i fondi vengono spesi «senza criterio». «Perché pagare di più per avere meno?», chiedono i manifestanti, ricordando come l’aumento fiscale arrivi dopo anni di «bugie» sui conti. «Hanno presentato i numeri reali solo all’ultimo minuto», ha denunciato il Patto per l’Abruzzo, chiedendo audit trasparenti e un piano straordinario per la sanità pubblica.
La risposta della maggioranza, intanto, è stata un muro. «Si dimettano, hanno fallito», hanno ribadito Luciano D’Amico, Daniele Marinelli (PD) e Michele Fina (senatore PD), mentre la protesta si allarga: nuove mobilitazioni sono già state annunciate in tutta la regione. Con i cittadini che promettono battaglia fino al ritiro del provvedimento.

Le dure parole di Marsilio contro la protesta
Non ha usato mezzi termini il presidente della Regione, Marco Marsilio, nel commentare la protesta organizzata contro l’aumento delle aliquote Irpef, culminata con l’occupazione della sala del consiglio regionale. Durissimo il suo giudizio sugli episodi di tensione verificatisi durante la manifestazione: «Esprimo vicinanza ai dipendenti regionali spintonati e vittime di prepotenze da parte di quella che ha definito una “teppa rossa”, che a distanza di un secolo ha trasformato quest’aula in un bivacco di manipoli». Parole che evocano un’immagine forte, e che Marsilio ha accompagnato con un monito: «Cercheranno di minimizzare, ma a parti inverse saremmo noi in galera. Qualcuno dovrà rispondere davanti ai tribunali, e mi auguro che le telecamere abbiano registrato tutto. Nulla deve restare impunito».
Il presidente ha poi annunciato un cambio di approccio: «Mai nessuno ha rifiutato il confronto, ci sono state decine di audizioni». Ha ringraziato la maggioranza per la pazienza, riservando un affondo alla protesta: «Sventolano la Costituzione come un simbolo di parte, ma occupare le aule è il peggiore attacco alla democrazia rappresentativa». Marsilio ha difeso il provvedimento, sottolineando che «porta un risparmio a tre quarti degli abruzzesi», e ha definito «grottesco» il comportamento dei sindacati: «Pagati dai lavoratori per difendere i loro diritti, oggi occupano l’aula con le bandiere per tutelare quelli che un tempo avrebbero chiamato “padroni”. È il segno del punto basso raggiunto dalla rappresentanza sindacale».