Pescara – In occasione dell’8 marzo 2025, il Partito Democratico abruzzese ha puntato il dito sul governo regionale di centrodestra che secondo i Dem è fermo sulle politiche per le donne e la parità di genere. Durante una conferenza stampa a Pescara, Francesca Buttari, responsabile Welfare, Marielisa Serone D’Alò, responsabile Diritti, Roberta Tomasi, coordinatrice delle donne dem, insieme ai consiglieri regionali Silvio Paolucci e Antonio Blasioli, hanno denunciato come le proposte di legge del centrosinistra giacciano dimenticate nei cassetti della Regione.
Secondo il PD, il centrodestra si limita a iniziative spot, quando invece servirebbero misure strutturali per fare dell’Abruzzo un modello nazionale. Tra le idee bloccate c’è il progetto di legge n. 40/2024, che punta a portare l’educazione alla parità di genere nelle scuole e nelle università, con progetti di sensibilizzazione per studenti, docenti e personale, finanziati da un fondo regionale. L’idea è semplice ma ambiziosa: collaborare con enti locali, associazioni e istituzioni formative per diffondere una cultura del rispetto e prevenire violenze e discriminazioni, formando anche il personale educativo con strumenti adeguati. Un cambiamento culturale che, per il PD, non può più aspettare, visti i dati su femminicidi e violenze che continuano a suonare come un allarme.
Non è l’unica proposta in stallo. C’è anche un disegno di legge sulla parità retributiva e l’occupazione femminile, con misure concrete come un Registro delle aziende virtuose, una Giornata regionale contro le discriminazioni di genere e incentivi per chi assume donne a tempo indeterminato o investe nella loro formazione. Il PD pensa anche alle donne più fragili; disoccupate, vittime di violenza o con disabilità, con percorsi di reinserimento lavorativo e “Sportelli Donna” nei Centri per l’Impiego, per orientarle e sostenerle verso l’autonomia. Tutto questo, dicono, “potrebbe essere finanziato subito con fondi europei e regionali. Eppure, nulla si muove”. E poi c’è il “Reddito di libertà”, una misura nazionale voluta dal centrosinistra per aiutare le donne vittime di violenza economica “in Abruzzo è stata approvata dal Consiglio regionale, ma mai applicata. Mancano una delibera attuativa, che sarebbe dovuta arrivare nel 2024, e i fondi nel bilancio 2025. I numeri parlano chiaro: nel 2023, delle 25.000 donne che si sono rivolte ai centri antiviolenza per dipendenza economica, solo 1.600 hanno avuto un sostegno nazionale, spesso in ritardo. Regioni come l’Emilia-Romagna hanno fatto di più, integrando risorse proprie, mentre in Abruzzo tutto tace”.
Stesso discorso per i centri antiviolenza e le case rifugio “nonostante le promesse e le modifiche normative della scorsa legislatura, la giunta Marsilio non ha mosso un dito, lasciando anche il Consiglio regionale senza le relazioni obbligatorie per capire se qualcosa funziona”. Per il PD, è una questione di priorità: il 67% degli inattivi in Italia è donna, e occupazione femminile e lotta alla violenza di genere sono pilastri per il benessere sociale.