Pescara – Abitare insieme: un affresco comune a partire dall’edilizia popolare nei territori di Pescara, Spoltore e Montesilvano. La giornata, organizzata dal Dipartimento di Architettura dell’Università D’Annunzio, con il coordinamento scientifico del docente Alberto Ulisse, ha portato tecnici ed amministratori comunali a confronto sulle tematiche dell’abitare e dell’edilizia residenziale pubblica.
A Spoltore ci sono 80 alloggi: 20 di proprietà comunale e il restante Ater, che era presente al tavolo come partner di studio.
“Si progetta un abitare nuovo che vada a sanare e risolvere i problemi di soluzioni abitative degli anni 50/60/70/80” ha sottolineato l’assessore Nada Di Giandomenico. “Occorre una visione nuova e impegnare le risorse: l’approccio ai bisogni, all’emergenza abitativa, non è più solo urbanistico, ma sociale e culturale”. Uno sguardo ovviamente è stato dedicato anche al processo di fusione in corso tra i tre Comuni: “Spoltore con la Nuova Pescara avrà il mare”, si è sottolineato come spunto per l’assessore. “Ma è anche vero che Pescara riceverà un grande polmone di territorio verde”, ha risposto Di Giandomenico “che va tutelato superando ogni ideologia. In ottica di Nuova Pescara è necessario sensibilizzare sullo stato dell’arte e progettare in ottica di riqualificazione urbana da un lato e di integrazione della riqualificazione all’interno del tessuto urbano, dall’altro, in modo armonico, integrato, all’interno di una visione di vivere sociale inclusivo. Non possiamo parlare di rigenerazione urbana senza parlare di rigenerazione umana, non possiamo parlarne di recupero urbano senza parlare di cura, legami, relazioni”.
Il sindaco Chiara Trulli è intervenuto per un saluto introduttivo alla giornata di studio. Anche il suo intervento ha sottolineato l’importanza di affrontare pragmaticamente la questione: “il problema dell’edilizia residenziale pubblica” ha detto “è di primaria importanza, attraverso l’estremizzazione ideologica del passato si sono create patologie sociali oggi sotto gli occhi di tutti. Non era creando i ghetti che si risolveva il problema abitativo, pensando di poter così dare una casa a tutti”. Evitare quindi di ripetere questo genere di soluzioni per affrontare questioni abitative che crescono: “rispetto agli anni 70 noi abbiamo ancora più problemi, non possiamo parlare del passato o in termini passati perché l’emergenza abitativa c’è anche oggi. Lo studio ci deve portare a fare un setting delle questioni, che non vanno ideologizzate: la politica deve essere improntata al buon senso, anzi a un metodo scientifico alla ricerca delle soluzioni. Serve questo impegno da parte di tutti gli attori coinvolti nel sistema”.