Pescara – «Si annuncia la demolizione del Cementificio di via Raiale. Lo dicono esponenti della Regione e del Comune con piena soddisfazione per la iniziativa intrapresa dalla proprietà. Noi invece leviamo un allarme per la perdita di un altro pezzo della nostra storia urbana. Il Cementificio è parte della evoluzione di Pescara :sorto alla fine dell’800 in prossimità della foce del fiume, nella fine degli anni ’50 fu trasferito a via Raiale, dove, con ampliamenti successivi, ha caratterizzato per decenni lo sky-line della città.»
È questo il commento per Italia Nostra del Comitato Direttivo, Sezione “ L.Gorgoni” di Pescara ricordando come l’attività dell’opificio sia stata dismessa meno di 10 anni fa perché ormai incompatibile col tessuto urbano e la struttura è stata posta all’asta.
«A nostro avviso è stato un errore non acquisirlo alla proprietà pubblica, vista anche la cifra modesta alla quale l’attuale proprietà privata se la è aggiudicata: sarebbe stato il primo importante tassello di quel parco fluviale di cui tutti parlano ma di cui nessuno avvia la realizzazione, insieme ad un’altra grande incompiuta: la cosiddetta “ città della musica” sorta in luogo dell’ex inceneritore.
I manufatti esistenti compongono una importante testimonianza di archeologia industriale, sia per gli imponenti silos che per gli interni, dalle sorprendenti spazialità e con gli enormi macchinari, testimonianza della storia industriale della Regione.
Si annuncia a breve l’uscita di una estesa documentazione fotografica , opera di Luciano D’Angelo, grande fotografo attento alle persone , agli edifici, ai paesaggi del nostro Abruzzo e si potrà valutare ed apprezzare per intero il valore di questo complesso in rapporto al panorama, negli scorci inediti, nel dettaglio dei macchinari.
IL Cementificio è un luogo di cui non si può perdere la memoria, che è memoria della città ed anche della cultura del lavoro.»
Italia Nostra lancia un appello innanzitutto all’Archivio di Stato perché voglia salvaguardare e proteggere quanto ancora resta degli archivi cartacei che raccontano la storia del complesso; «ci rivolgiamo inoltre alla Soprintendenza ABAP per le provincie di Chieti e Pescara, al Comune, alla stessa proprietà perché si voglia garantire il riuso dei principali manufatti, evitando indiscriminate demolizioni che cancellerebbero la importante testimonianza, modificando lo stesso profilo della città al suo ingresso. I due silos devono continuare a svettare, anche con le nuove funzioni che potranno ospitare; le maggiori vestigia della stagione produttiva dovranno essere visitabili, magari in una sezione espositiva apposita che racconti la storia della terra che qui veniva trasformata per edificare proprio la città; le aree attualmente a parco pubblico e quelle lungo la golena dovranno integrarsi al grande parco fluviale.
Da parte della proprietà e del Comune sii annuncia un grande progetto i cui contorni tuttavia restano ancora ignoti alla città se non nelle enunciazioni di massima; chiediamo di conoscerlo nei dettagli e, soprattutto, che quel progetto si misuri con una preesistenza di grande valore, evitando l’ennesima tabula rasa della storia cittadina.»