Pescara – Sul tema dei tagli dei pini che circondano l’edificio del circolo Canottieri a Pescara, riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta della sezione “L.Gorgoni” di Italia Nostra Pescara insieme all’ L’Archeoclub locale.
All’ attenzione de
Il Ministro della Cultura
Direttore Generale Archeologia, Belle Arti , Paesaggio
Segretariato regionale Abruzzo del Ministero della Cultura
e p. c.
Soprintendente ABAP per le provincie di Chieti e Pescara
La mattina de tre marzo abbiamo avuto notizia che si stavano tagliano indiscriminatamente i pini che da decenni circondano l’edificio del circolo Canottieri a Pescara. Ritenendo sbagliata e dannosa la decisione presa abbiamo inoltrato una comunicazione che chiedeva la sospensione dei lavori ed un approfondimento delle soluzioni alternative possibili. L’abbiamo indirizzata alla Soprintendenza ABAP Chieti- Pescara, al Sindaco ed ai carabinieri forestali.
Successivamente alcuni cittadini sul posto hanno fatto notare che in marzo non si tagliano alberi, in virtù di una Direttiva Europea. Sulla base di questa notazione sono stati sospesi provvisoriamente i lavori.
Il punto, tuttavia, resta quello da noi posto: si può discutere una soluzione, di cui si sta avviando la realizzazione alla fine della quale ci saranno molti alberi di pino in meno? Si può stabilire un confronto su questo?
Le nostre Associazioni hanno accolto con grande favore la notizia del finanziamento e poi della progettazione a cura della Soprintendenza per questa importante testimonianza dell’architettura del ‘900 in città ; la consideriamo una opportunità, insieme al retrostante progetto che si annuncia sull’ area dell’ex campo Rampigna, per la realizzazione del grande parco affacciato sul fiume esteso , col tempo, all’intero perimetro del settore nord dell’antica fortezza nel quale ritrovamenti archeologici ed architetture storiche trovino la loro valorizzazione in una nuovo progetto urbano per questa parte di città.
Questo sostegno all’attività della Soprintendenza non è mancato anche in passato: dal riconoscimento del valor storico per la sequenza urbana di corso Umberto col suo affaccio libero sul mare; alla difesa dello stadio Adriatico; alla apposizione del vincolo indiretto sul rione Pineta, che ha recentemente resistito con successo ad un ricorso privato; così, non sono mancate le critiche come nel caso dell’abbattimento di palazzo Sirena a Francavilla che coinvolse al nostro fianco anche l’attuale sottosegretario Vittorio Sgarbi e per l’importante episodio di archeologia industriale dell’ex Montecatini a Bolognano non sottoposto a tutela. Nessuna ostilità preconcetta, dunque, ma l’esatto contrario, conoscendo bene gli attacchi che quegli uffici subiscono da ben altre direzioni.
Tuttavia abbiamo appreso di questa drastica sistemazione esterna dalla recente lettura di una relazione illustrativa del progetto, non essendo stati coinvolti in nessuna delle fasi di sua messa a punto.
Questo spiega il nostro intervento che si è potuto dare solo in extremis .
L’Arch. Cristina Collettini, Dirigente con incarico aggiuntivo della Soprintendenza ABAP per le Province di Chieti e Pescara, replica al comunicato con il quale la sezione “L. Gorgoni” di Italia Nostra e l’Archeo club di Pescara hanno chiesto di interrompere i tagli con argomentazioni davvero criticabili e che meritano risposta.
In primo luogo è improprio che delle conferenze stampa( cui peraltro non siamo stati invitati, modificando prassi precedenti che dobbiamo considerare di altri tempi più collaborativi), vengano presentate come momenti di partecipazione, idonei a manifestare obiezioni e proposte migliorative; esse sono dei momenti di comunicazione unilaterale, che forniscono ai convocati presenti notizie sui lavori. Questo è il Codice della Partecipazione cui ci si intende attenere? Noi riteniamo che raccogliere contributi a monte delle decisioni finali sia la vera partecipazione e, in ultima analisi, sia un vantaggio per l’opera pubblica anche in termini di tempo e di soddisfazione dell’utente; il contrario di un intralcio.
Nel merito: dopo aver dichiarato che gli alberi non sono spontanei ( come la stragrande maggioranza degli alberi cittadini) e piantati negli anni sessanta ( sarebbero comunque sessagenari) l’arch. Collettini parla, come spesso oggi accade, di pericolo pubblico sulla base di vecchie perizie liquidando così, semplicemente, il valore di quel patrimonio arboreo. Ora non v’è chi non veda che le interferenze con il fabbricato che da qualche esemplare potrebbe venir danneggiato, casi specifici di alberi pericolanti o irrecuperabili , la necessità di assicurare una veduta particolare troverebbero anche in chi ha a cuore il patrimonio arboreo la disponibilità a discuterne; qui invece si sostiene , senza nessuna verifica strumentale ( la quale, si badi, è prescritta), che gli alberi sono tutti pericolosi e vanno abbattuti tutti.
Questa sommaria condanna si rafforza con altre considerazioni altrettanto opinabili:
il taglio va effettuato per tutto il gruppo di pini sessagenari per “rispetto dei principi del restauro modernamente inteso in un progetto volto a ripristinare il rapporto tra l’immobile e il fiume nella sua configurazione originale”. Ma quale è il rapporto originario dell’edificio col fiume e con l’intorno? Quello che si evince dalle foto d’epoca racconta di un sito in continua trasformazione dopo la caduta del Forte nel quale in pochi anni cambiavano i principali riferimenti e il circolo ( trasferito dalla sua prima sede) sorgeva senza alcuna volontà progettuale che investisse il contesto, ancora in formazione; e quel paesaggio provvisoriamente glabro ( speriamo che questa ricostruzione non metta a rischio anche il filare superiore di pini) è oggi in qualche modo ripristinabile? Esso è oggi composto dai parcheggi lungo la golena e relative rampe per accedervi; dagli edifici ulteriori nell’area ex militare; dalla ferrovia sopraelevata e da un nuovo ponte ; dall’asse attrezzato di fronte, infrastruttura a regime superstradale in fregio al Bagno Borbonico di cui sarebbe matura la stagione dell’abbattimento ma che incombe ancora sull’intero centro storico. Si comincia dagli alberi dunque, per gli altri detrattori vedremo in seguito.
A guardar bene, poi, “i principi del restauro modernamente inteso” dovrebbero tener conto di una rilevante presenza vegetale ampiamente storicizzata, dati i decenni di convivenza con l’edificio; dato che essi rappresentano un apporto funzionale consapevole, successivo ma ampiamente compatibile con forma e funzione dell’edificio, volto a conferire amenità al luogo , ritrovo per tanti anni della gioventù sportiva. Non si tratta certo di una veranda o di una tettoia incongrua.
Da ultimo si cita il rischio archeologico che, naturalmente, è condiviso da tutta l’area almeno dalla ferrovia a Ponte Risorgimento; area nella quale canalizzazioni, scassi per impianti, costruzioni ( alcune ancora in avvio di cantiere ) ecc. sono frequentissimi. Gli alberi, stando fermi , non fanno danni. Ne riparleremo volentieri quando ci sarà una campagna di sondaggi e di scavi sistematica.
Vogliamo ricordare all’Architetto che le sostituzioni arboree non sono a bilancio pari: oltre alla statisticamente verificabile moria degli esemplari ripiantati, dobbiamo contare i decenni di benefici persi dalla comunità fin quando i superstiti diverranno adulti. E’ vero che il verde urbano va affrontato in maniera sistematica attraverso una apposita pianificazione; ma il modo migliore per farlo è partire dalla dote che c’è.
Ci sarebbe piaciuto, inoltre , che fosse stato citato il pino come pianta da ripiantare, perchè identitaria del nostro paesaggio come affermiamo tutti, concordi, in pubblicazioni e convegni.
Per concludere, vogliamo riconfermare l’atteggiamento collaborativo delle nostre Associazioni che abbiamo sempre avuto e vogliamo continuare ad avere sia con gli Enti Locali che con le Istituzioni della tutela.
Chiediamo però un confronto costante sulle scelte che incidono sulla città, forti delle nostre idee che non sono verità assolute ma vogliono essere prese in considerazione. Per questa e per le occasioni a venire.
La sezione “L.Gorgoni” di Italia Nostra, Pescara
L’Archeoclub Pescara