sabato , 23 Novembre 2024

Ci lascia a 102 anni Gilberto Malvestuto, l’ultimo ufficiale della Brigata Maiella

1945 i Partigiani della Brigata Maiella liberano Bologna

A specchio della confidenza con i mezzi di comunicazione moderni, Gilberto Malvestuto ha operato fino a tempi recenti sulla sua pagina Facebook, con la quale efficacemente comunicava. Attraverso i suoi post, specie nelle ricorrenze civili importanti, soleva richiamare i momenti rilevanti della propria esperienza di combattente per la libertà e di testimone. Ne viene fuori, dalle sue testimonianze sui social network, la significativa personalità e i valori etici, politici e sociali che hanno ispirato e accompagnato l’intera sua vita, come pure il ricordo cristallino delle vicende belliche vissute. Per ricordare la festa della Liberazione, il 25 aprile 2021 egli scriveva in un post: “Di quei giorni ho un pensiero, in particolare, che riecheggia tra i miei ricordi ultimamente. Nell’ultimo anno di guerra, Hitler aveva richiamato alle armi, costringendoli a morte certa, i ragazzi del 1929. Avevano 15 anni. I miei uomini ne catturarono uno e lo portarono da me. Ancora oggi, nonostante il tempo trascorso e l’età che avanza inesorabile, ricordo distintamente il suo volto. Aveva il viso tondo, gli occhi azzurri e tremava, tremava come una foglia: era convinto che gli avrei riservato lo stesso trattamento che Hitler aveva imposto loro per gli italiani. Lo guardai, gli feci una carezza e lo esortai a dileguarsi. Oggi mi chiedo come sia stata la sua vita e cosa il destino, di cui quel giorno sono stato protagonista, gli abbia successivamente riservato. Mi domando se abbia vissuto una vita bella e piena e se anche lui, come me, abbia avuto una famiglia e dei nipoti ai quali insegnare l’amore per la libertà e la democrazia e l’odio per la guerra e i soprusi. Noi, d’altronde, combattevamo solo per questo. Viva l’Italia libera, viva il 25 aprile!”

Quattro anni fa Domenico Logozzo, già caporedattore TGR Abruzzo, scrisse un articolo per il 98° compleanno di Gilberto Malvestuto, frutto anche di un’intensa conversazione telefonica con lui. Tra l’altro, questa parte della loro conversazione mi piace riportare. “[…] E’ stato un colloquio emozionante e commovente con un personaggio storicamente rilevante. 98 anni spesi per la Libertà. “Ho fatto soltanto il mio dovere, ho fatto la cosa giusta, lottando e rischiando la vita con altri per la libertà dell’Italia”, ripete con molta umiltà. La libertà, un bene prezioso. Da difendere. Una conquista pagata a caro prezzo. Tante giovani vite sacrificate. Ed è ai giovani che Malvestuto si rivolge frequentemente. Determinante il ruolo della scuola. “Ha una funzione importante per l’affermazione dei valori della Resistenza”. Senza memoria non c’è futuro. “Continuerò a tenere accesa la ‘fiammella’ del ricordo finché ne avrò la forza”, assicura. Tante battaglie, lutti e dolori, quindi la grande gioia: “Quando il 21 aprile 1945 con le Sezioni mitraglieri della Compagnia Pesante della Brigata Majella al mio comando entrai a Bologna, tra le primissime truppe liberatrici alleate, insieme ai fucilieri della prima Compagnia agli ordini del sottotenente Laudadio, una enorme folla di cittadini ci accolse osannante perché era terminato per loro l’incubo che toglieva il respiro, di una terribile occupazione nazifascista che, nella città felsinea, aveva seminato terrore e morte. Ancora oggi, nel lago dei miei ricordi di quel tempo ormai lontano, rivedo il restante territorio emiliano, al di là del fiume Reno, che fu anche teatro della nostra attività bellica successiva alla liberazione di Bologna: un territorio anch’esso violentato e martoriato durante la Resistenza da un nemico che, rinnegando le più elementari leggi dell’umanità, vi trucidò donne, vecchi e bambini innocenti. Siamo tornati più volte come reduci della ‘Maiella’ a Brisighella, a Marzabotto, a Bologna e in altre località collegate alla nostra storia di Liberazione, per tuffarci sempre nel calore e nella cordialità di quelle meravigliose genti emiliane e romagnole, in cui ha sempre palpitato un’anima generosa, un cuore aperto a ogni esigenza di pace, di progresso, di giustizia. […]”

Viva emozione ha destato la scomparsa di Gilberto Malvestuto, ne danno notizia i maggiori giornali nazionali e tutta la stampa regionale. L’Abruzzo perde uno dei suoi figli migliori, vissuto nell’intima fierezza d’aver fatto nient’altro che il proprio dovere, nel lottare per la Libertà e restituire all’Italia la dignità e un avvenire libero e democratico. Gilberto Malvestuto lo ha fatto coltivando il patrimonio di valori scritti nella nostra Costituzione. Di tali valori è stato sempre fedele interprete e testimone, senza mai ergersi ad eroe, convinto che il Paese non ha bisogno di eroi ma di cittadini consapevoli, responsabili e impegnati. Consapevoli, anzitutto, che la certezza dei propri diritti va sempre coniugata con la religione civile dei propri doveri. 


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