Esponenti Azione: “Norma che non serve a cittadini e imprese. Consiglio regionale rivendichi sua dignità e si rifiuti di approvarla”
Pescara – “Un progetto di legge che non serve ai cittadini e alle imprese. Serve esclusivamente al ceto politico, per lasciare le cose invariate o, magari, nell’imminenza delle prossime elezioni comunali e regionali, per consumare qualche regolamento di conti interno ai partiti o alle coalizioni. Il pdl firmato da Sospiri ed altri consiglieri persegue, da una parte, lo scopo di rinviare al 2027 l’istituzione di Nuova Pescara e, dall’altra, quello di predeterminare le condizioni perché un simile rinvio possa in futuro determinarne altri, fino a provocarne il definitivo fallimento”. Lo affermano il consigliere comunale pescarese Carlo Costantini (Azione), promotore del referendum del 2014 sulla Nuova Pescara, e il segretario provinciale di Azione, Stefano Torelli, a proposito della proposta di legge presentata nei giorni scorsi dal presidente del Consiglio regionale, Lorenzo Sospiri, primo firmatario, e da altri consiglieri.
Nell’auspicare che “il legislatore regionale rivendichi la sua dignità, il suo prestigio ed il suo ruolo costituzionale e si rifiuti di approvare la legge”, Costantini e Torelli, nel corso di una conferenza stampa nella sala consiliare del Comune di Pescara, illustrano gli “aspetti poco chiari ed illogici che meritano di essere portati a conoscenza dei cittadini”.
“Lo Stato – evidenziano – ha assegnato cinque milioni di euro ai tre Comuni per recuperare i ritardi determinati dal Covid-19. Il pdl non solo non conferma la scadenza del 2024, ma apre alla possibilità di posticiparla sino al 2027. Dunque, se approvato, determinerà con ogni probabilità la perdita definitiva di questi cinque milioni di euro, messi a disposizione per recuperare il tempo perduto a causa del Covid-19 e non certo per perderne altro (addirittura 4 anni). Lo Stato – proseguono – ha assegnato ai tre Comuni dieci milioni di euro l’anno per dieci anni a partire dall’anno 2024, data prevista per la fusione. Il pdl, posticipando la fusione al 2027, comporterà la perdita di 40 milioni (10 milioni per ogni anno) o, al massimo e sempre che nel frattempo non muti il quadro legislativo, consentirà di recuperarli solo a partire dall’anno 2034”.
“La finestra per il rinvio al 1 gennaio 2024 (quello votato recentemente dai tre consigli comunali) – sottolineano ancora Costantini e Torelli – era espressamente prevista dalla legge. Con il pdl si introduce, invece, una sorta di sportello unico per i rinvii, al quale basterà che accedano due soli dei tre Comuni, invocando il rinvio. La maggioranza dei due terzi dei tre consigli comunali prevista dalla legge per differire il termine al 1 gennaio 2024 non è più necessaria: basteranno pochi consiglieri comunali di due soli Comuni per spostare la fusione al 1 gennaio 2027”.
“Peggio dello sportello unico – continuano il consigliere ed il segretario – sono i ‘super-poteri’ che si sono riservati il presidente della Giunta, Marco Marsilio, e quello del Consiglio Regionale, Lorenzo Sospiri. Saranno loro due a dover attestare entro il 30 settembre 2023 che la domanda di rinvio presentata allo sportello unico dei rinvii potrà o non potrà essere accolta. Si tratta di ‘super-poteri’ perché, mentre il riscontro dell’attivazione dell’esercizio associato di funzioni sarebbe oggettivo, il riscontro sugli studi di fattibilità sarebbe soggettivo e discrezionale, sia nel numero (almeno uno, due o più di due?), che nei contenuti. La data dell’istituzione di Nuova Pescara deve dipendere esclusivamente dalla legge e non dai ‘super-poteri’ che si sono riservati i presidenti della Giunta e del Consiglio regionale”.
“La scelta della fusione – vanno avanti – è già stata operata dai cittadini, con il referendum, e dal Consiglio Regionale, con l’approvazione della Legge regionale 26/2018. Gli studi di fattibilità ci riportano indietro di quasi dieci anni; al momento in cui si è stati chiamati (cittadini e Consiglio regionale) a decidere se la fusione era fattibile o non era fattibile. La legge deve essere per definizione ‘ragionevole’. Non è ragionevole stabilire il principio che, se sei riuscito in pochissimi mesi a fare quasi tutto il necessario (studi di fattibilità e servizi associati), l’effetto che il tuo impegno produce è quello di spostare la scadenza di quattro anni. E’ come se stabilissimo per legge che se uno studente si è preparato ed è pronto a sostenere un esame, come premio lo costringiamo a rinviare l’esame di quattro anni”.
“Il termine per l’adozione del nuovo statuto viene fissato al 31 gennaio 2024: questo vuol dire che, qualora entro il 30 settembre 2023 i ‘super poteri’ del presidente della Giunta e di quello del Consiglio Regionale dovessero valutare negativamente le attività svolte nel frattempo dai tre Comuni, il 1 gennaio 2024 sarebbe istituito il Comune di Nuova Pescara senza il nuovo statuto. Peraltro, nell’occasione il Comune sarà istituito senza uno statuto ed anche senza avere un nome, considerato che il rinvio operato dalla nuova legge sull’attuale rinvia a sua volta la scelta del nome allo statuto del nuovo Comune, che l’Assemblea Costitutiva non avrà avuto la possibilità di approvare: dunque, il nuovo Comune si chiamerà ‘Nessuno’. Anche nel caso in cui l’istituzione del nuovo Comune fosse rinviata al 2027, già a partire dal 31 gennaio 2024 i ‘super-poteri’ di Marsilio e Sospiri consentiranno loro di esercitare il potere sostitutivo, con la nomina di un commissario ad acta. Qualora le attività previste dalla nuova legge fossero condivise da due soli Comuni, il terzo Comune (quello inadempiente) sarà commissariato. Questo vuol dire che se Montesilvano e Spoltore dovessero accordarsi su tutto, incluse le modalità di attivazione dell’esercizio associato dei servizi – concludono Carlo Costantini e Stefano Torelli – Pescara dovrà totalmente adeguarsi alle loro decisioni, pena il suo commissariamento”.