Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio il 5 ottobre era stato invitato a Roma per partecipare alla seduta del Consiglio dei Ministri dove il Governo aveva posto all’ordine del giorno la ‘Costruzione ed esercizio dell’opera denominata metanodotto Sulmona-Foligno’. Nel corso dell’incontro fu presentato il decreto teso a superare la mancata espressione dell’intesa riguardo al metanodotto Foligno-Sulmona.
Marsilio in Consiglio dei Ministri aveva rappresentato le istanze provenienti dal territorio e le criticità espresse nel tempo, ripercorrendo il lungo e travagliato iter di quest’opera.
Al termine dell’incontro Marsilio aveva chiesto al Governo, e per tramite del Governo alla Snam, di assumere tutte le necessarie misure compensative a seguito della realizzazione dell’opera, ribadendo che in sé non serve all’Abruzzo, che riceve gas sia da nord che da sud, ma si tratta di un’opera strategica per l’intera nazione, come successivamente ribadito dal ministro Cingolani. Al termine del confronto con il Governo il ministro Cingolani aveva rappresentato la necessità e l’urgenza di questa struttura chiedendo a tutti i suoi colleghi ministri di approvare il punto in questione, che il 5 ottobre quindi era stato approvato senza ulteriori condizioni.
La Regione Abruzzo preso atto della scelta del Governo, secondo il principio di leale collaborazione istituzionale aveva dichiarato che si sarebbe adoperata per facilitare il rapporto con il territorio, anche con suggerimenti tesi a mitigare l’impatto dell’opera.
Marsilio, «Negoziare con la SNAM»
Nella giornata di ieri 7 ottobre, a Palazzo Silone a L’Aquila il Presidente Marsilio ha convocato un incontro con i sindaci e i presidenti di provincia dei territori interessati dal metanodotto Snam, Sulmona-Foligno convocato. “Riuniamo i sindaci – aveva commentato Marsilio – perché il territorio deve porsi il tema di come negoziare con Snam e con il Governo le compensazioni previste dalla legge e decidere insieme, come meglio utilizzare questi fondi. Sono fondi che si possono distribuire singolarmente ai Comuni interessati oppure attraverso progetti unitari che magari possono lasciare sul territorio infrastrutture utili e più durature nel tempo anziché piccoli interventi sparpagliati. La Regione si pone come mediazione tra la lo Stato e i singoli Comuni coinvolti sempre che si possa trovare su questo una condivisione, un percorso comune da portare avanti. Sembrava doveroso e utile incontrare i primi cittadini per dare una corretta informazione su quello che è avvenuto e che avverrà nel prossimo futuro”.
“Non ci sono particolari scadenze – aveva aggiunto il Presidente – Nè Snam né il Governo hanno dato un cronoprogramma. Il fatto è che la decisione del consiglio dei Ministri che ha superato i dinieghi del territorio e della Regione, chiude la fase procedimentale ed apre la fase attuativa. Ora sta alla capacità di Snam e del governo di definire il progetto e procedere alle gare e all’apertura dei cantieri”.
I No Hub “non c’è denaro che possa ripagare la devastazione ”
«Dopo aver aperto le porte alle ruspe della Snam senza muovere un solo dito in difesa della Regione, Marsilio svela finalmente il suo vero volto: quello di sensale della multinazionale del gas. Marsilio Iscariota si tenga pure per sé i 30 denari con cui ha tradito l’Abruzzo. Non c’è denaro che possa ripagare la devastazione ambientale, i danni alla salute, all’economia locale e i rischi per la sicurezza dei cittadini.»
Replicano così duramente al Presidente Marsilio i Comitati Cittadini per l’ambiente e il Coordinamento No Hub del Gas di Sulmona che aggiungono «Se ha ancora un residuo di dignità svolga il compito per cui è stato eletto e, anziché continuare ad ingannare i Sindaci, dia subito mandato agli avvocati della Regione affinché impugnino il provvedimento con cui il governo ha schiacciato la democrazia e le sacrosante ragioni del territorio.
Sono i dati pubblicati dallo stesso governo che dimostrano la totale inutilità della centrale e del metanodotto. Gli stoccaggi sono pieni al 90 per cento in anticipo rispetto allo scorso anno; l’Italia dispone di maggiori quantitativi di gas rispetto al 2021, tanto che lo rivende ad altri paesi Europei.
Le infrastrutture metanifere interne sono sovradimensionate e lo saranno sempre di più nei prossimi anni per via della forte crescita delle energie rinnovabili e della improcrastinabile necessità di abbandonare i combustibili fossili se vogliamo salvare il clima e con esso la vita sul pianeta terra.
Autorizzare un’opera non vuol dire che essa sarà comunque realizzata. Vi sono esempi diversi al riguardo:
il grande metanodotto IGI – Poseidon, da Israele all’Italia, è stato autorizzato oltre 15 anni fa ma i lavori non sono mai partiti, come pure il raddoppio del gasdotto Sulmona-Oricola autorizzato molti anni fa ma mai messo in cantiere.
La battaglia non è conclusa: per il metanodotto deve ancora essere effettuato il fondamentale studio dell’INGV lungo tutto il tracciato e, per la centrale, devono ancora essere eseguiti gli scavi archeologici preventivi.
Ricordiamo che la Soprintendenza ha affermato che già dalla ricognizione archeologica effettuata dalla Snam nel 2019 – che ha individuato materiale archeologico antico sull’intera area di epoca italica e romana -, si può ipotizzare una delocalizzazione dell’opera.
Il nostro auspicio è che i Comuni non cedano al ricatto del tintinnio del denaro, non forniscano al carnefice la corda con cui impiccare il territorio!»
Acerbo (PRC) “impreparazione in materia dei tecnocrati e politicanti”
Sulla stessa linea critica dei No Hub è il pensiero del Segretario di Rifondazione Comunista Maurizio Acerbo “Il Consiglio dei ministri ha deciso di superare il diniego delle regioni Abruzzo e Umbria con la complicità degli stessi presidenti, entrambi espressione della destra.
Come spieghiamo da anni il metanodotto non serve, è un’opera inutile e dannosa, ma come al solito un progetto di quelle dimensioni costituisce sempre un affare appetitoso. Colpisce l’impreparazione in materia dei tecnocrati come dei politicanti, mentre i comitati ambientalisti hanno sempre prodotto dati e studi.
Non ci risultano voti contrari in Consiglio dei ministri quindi dobbiamo ritenere responsabili di questa pugnalata alle spalle dell’Abruzzo tutti i partiti presenti nel governo, dalla Lega e Forza Italia, da Azione al Pd al M5S.
Ma non si può non denunciare che ancora una volta – come su tutti i misfatti – c’è la totale complicità di Fratelli d’Italia e di Marsilio.
Il governo Draghi non avrebbe proceduto a pochi giorni dall’insediamento del nuovo governo senza l’assenso del partito di Giorgia Meloni e del suo presidente di Regione.
Stiamo assistendo allo stesso copione di Piombino dove sono tutti uniti per il rigassificatore a 800 metri dalle case.
Ancora una volta emerge la necessità di costruire un’alternativa popolare al partito unico degli affari e della devastazione ambientale.” Conclude Maurizio Acerbo, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, coordinamento di Unione Popolare