giovedì , 21 Novembre 2024

Comitato Strada Parco bene comune: “lo scandalo del filobus di Pescara è un unicum internazionale ”

Pescara — Il 22 dicembre scorso anno, con la stipula del “Terzo atto integrativo” con l’ATI appaltatrice Colas Rail Italia spa – capofila mandataria – della Filovia di Pescara, la Stazione appaltante Tua spa ha sottoscritto l’impegno a consentire la ripresa di lavori per circa 1,9 milioni di Euro, dopo otto anni di fermo del cantiere, oltre all’acquisto di sei vettori Van Hool Exqui.City18T sprovvisti sia di “guida ottica vincolata Siemens-Matra”, sia di “accostamento a raso alle banchine di fermata”.


«Requisiti tecnici, questi, presenti entrambi nel cessato Phileas che si era aggiudicato la gara di luglio 2006, la cui dotazione è stata vantata per il filobus belga sostitutivo al Consiglio di Stato che ha accolto gli appelli – con sentenze del 3 dicembre 2021 – proprio per questo specifico motivo. Ma che risultano, viceversa, mancanti dalla dotazione di bordo dei veicoli, a causa dei malfunzionamenti registrati dal sistema nella sperimentazione prolungata su strada, fino alla definitiva bocciatura decretata nel 2011 dalla “Commissione ministeriale di Sicurezza” nel caso similare “Civis di Bologna”, ove 49 filobus Irisbus nuovi di zecca sono finiti a marcire in abbandono nelle campagne emiliane, con un danno erariale accertato di 75 milioni di Euro.» Afferma Ivano Angiolelli presidente del comitato Strada Parco bene comune che aggiunge; «Prova ne è che i filobus belgi ora acquistati – che vantano la sola predisposizione ad accogliere i presidi di sicurezza menzionati – saranno nei fatti mezzi a “guida manuale libera”, come tali sprovvisti di qualsivoglia automatismo mal funzionante di assistenza alla guida. Ciò detto, che ne faremo a Pescara di sei vettori dal costo di acquisto di circa 9 milioni di Euro, inadeguati a circolare in condizioni di sicurezza sulle corsie ridotte della strada parco? Tanto più in presenza di batterie di bordo che garantiscono appena 4km scarsi di marcia autonoma, insufficienti a coprire il percorso di 4,8Km che separa Via Silvio Pellico dal Tribunale in Via Antonio Lo Feudo, a fronte di un’autonomia teorica di esercizio vantata in 14km circa nel rogito notarile richiamato in premessa. 
La fiera delle vanità e dei giochi di prestigio, con sorpresa sgradevole, è stata finalmente svelata dalla cruda realtà degli atti ufficiali del procedimento.»


Angiolelli ricorda che sono passati 27 anni dal finanziamento CIPE del 1995 e le Amministrazioni locali non sono state in grado di realizzare – con 31 milioni di Euro a disposizione – una Filovia di soli 6 km di percorso riservato proprio per questa funzione primaria.
«In realtà, –spiega il presidente dei greenway– il comitato ha dimostrato negli anni come l’assunto sia del tutto privo di fondamento, a causa della presenza di centinaia di alberi ad alto fusto che interferiscono pericolosamente con i fili elettrici, a dimora su marciapiedi fuori norma inaccessibili ai portatori di disabilità, al servizio di una carreggiata troppo stretta per accogliere il trasporto rapido di massa. A sua volta interessata nel sottofondo dalla presenza della condotta di gas metano incompatibile col traffico pesante tipico dei sistemi BRT ad alta capacità trasportistica. 
Manca l’indispensabile parcheggio scambiatore nord e manca persino un vettore a guida vincolata che possa circolare in condizioni di sicurezza sulle corsie ridotte della strada parco onde raggiungere il Tribunale in marcia autonoma promiscua. Cosicché a Piazza della Repubblica, con l’inevitabile rottura di carico, il vettore sarà costretto ad invertire il senso di marcia e riprendere mestamente il viaggio di ritorno. Con questi presupposti, Filò non servirà a catturare dalla strada neppure una sola auto privata in ingresso dalla direttrice nord». 


Da un quarto di secolo sottolineano i greenway, il Viale è una ciclovia di 6 km unica nel suo genere, prima vera “social street” d’Italia, assai apprezzata dai pescaresi, turisti e visitatori occasionali. Un formidabile veicolo di promozione della mobilità dolce, una risorsa indispensabile per la qualità della vita delle classi sociali più deboli e svantaggiate.

«Ignorare un siffatto ben di Dio piovuto dal Cielo e incaponirsi con fallace ostinazione su un impianto TRM impraticabile su quel tracciato, –aggiunge Angiolelli– finirebbe per segnare il declino inglorioso della classe politica dirigente che sta mal governando la Città e la Regione. Almeno nel caso di specie e in quello altrettanto clamoroso di Viale Guglielmo Marconi, nel caos totale di un progetto da azzerare. 
Nelle misere condizioni date, non si comprende come il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili abbia potuto finanziare e imporre alla Città l’acquisto di un vettore sbagliato, che non vedremo mai circolare sul corridoio verde di Pescara. Con gli Enti preposti, parti gravemente lese nel procedimento, incapaci di far valere i diritti legittimi dei cittadini beffati e umiliati a vantaggio esclusivo di un appaltatore tanto risoluto nel rivendicare riserve “tardive e insussistenti”, quanto incapace di onorare alcuno degli impegni contrattuali assunti nel lontano 21 maggio 2007.  La “risoluzione per inadempimento” resta la strada maestra da pretendere e perseguire. A Verona il Mims minaccia la revoca del finanziamento, a Pescara sostiene un’operazione indegna, nella generale indifferenza degli Organi di rigore e controllo.
Il comitato non mancherà di adoperarsi per l’affermazione della legalità più volte violata. È maturo il tempo di rimediare: con l’umiltà, il coraggio, la buona volontà degli uomini migliori.» Conclude Ivano Angiolelli

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