Pescara – «Apprendiamo con disappunto che con sentenza del Consiglio di Stato del 23 dicembre scorso si è confermato l’obbligo, per l’attuale proprietà, di demolire gli edifici che restano della fabbrica chimica ex Montecatini di Piano d’Orta, importantissima testimonianza di archeologia industriale dal valore nazionale per la storia dell’industria e dell’agricoltura.»
Così la sezione Italia Nostra di Pescara sulla questione della struttura che secondo l’associazione è stata ridotta a una mera attribuzione di responsabilità circa gli oneri dell’abbattimento, «È stata usata soprattutto come pretesto per rimandare il necessario risanamento del sito; essa invece deve essere impostata nel modo corretto: rimuovere in radice i fattori inquinanti e salvaguardare quel patrimonio edilizio, facendone una risorsa per quel territorio, che ha visto la sua urbanizzazione a partire dalla fabbrica, il vero “centro storico” per un’intera comunità. Contrapporre la salute pubblica alla salvaguardia delle testimonianze storiche è la grande responsabilità che grava colpevolmente sulle spalle dei poteri pubblici, i quali non hanno mai accettato una interlocuzione e un confronto di argomentazioni.
È responsabilità della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara che ha respinto la nostra richiesta di tutela con un provvedimento privo di ogni pregio ed insostenibile scientificamente e culturalmente. Noi abbiamo avuto il “torto” di coltivare un dialogo, fecondo in periodi precedenti ed oggi rifiutato ostinatamente nei fatti, invece di denunciare per le vie legali un evidente errore di valutazione dalle conseguenze dannose per la collettività.
È responsabilità della Regione che, dopo alcune aperture per le nostre segnalazioni e manifestazioni di interesse giunte fino alla opinione pubblica, ha evitato accuratamente di assumere un ruolo attivo nella vicenda includendola, come si sarebbe dovuto, nella nuova stagione di progetti strategici per quel territorio.
È responsabilità dei Ministeri della Transizione Ecologica e della Cultura per aver ignorato i ripetuti dossier da noi inviati, sottoscritti, oltre che dalla Sezione territoriale, anche dalla Presidenza Nazionale di Italia Nostra. »
Secondo l’associazione la diagnosi statica sulla base della quale sarebbe stata decisa la necessità dell’abbattimento non parte dalla domanda che si deve porre in presenza di beni di valore storico: “Gli edifici in questione sono restaurabili con le tecniche usuali per costruzioni similari?”
«In questo caso, invece sono stati assimilati a muri cadenti e tettoie (che pure ci sono e vanno demoliti) anche le parti in cemento armato intelaiato, gli edifici integri per i quali, dato il loro pregio, intervenire con le consuete modalità del restauro.
Il Comune, forse lasciato solo di fronte al problema e forse mal consigliato, ha assunto la posizione che le sue forze limitate suggerivano: rimuovere ciò che veniva presentato come l’ostacolo al risanamento.
La salvaguardia degli edifici storici invece DEVE essere parte del progetto di recupero del sito, per una speranza di rilancio territoriale e per non creare una ulteriore desertificazione». Conclude la sezione Italia Nostra di Pescara lanciando un estremo appello alle istituzioni perché non scompaia, come tante altre, questa importante testimonianza di storia del nostro territorio “ridotta a capro espiatorio rispetto alla mancata bonifica del sito”.