giovedì , 21 Novembre 2024

Assergi e la Regina D’Ungheria (tra Storia e leggenda)

Ludovico, dopo la morte del padre, alla giovane età di diciotto anni, prese a regnare sulla Turingia. Elisabetta fu presto fatta segno a qualche sommessa critica, giacché il suo stile di vita non corrispondeva esattamente ai modelli di comportamento in auge al tempo nelle corti. Profondamente sensibile qual era al richiamo evangelico, cominciò ad avvertire nel suo animo un contrasto sempre più stridente tra il suo ideale di vita e la pratica quotidiana del governo. Aveva sempre verso i sudditi lo stesso tratto che aveva nei confronti di Dio, essendo convinta che l’esercizio dell’autorità, ad ogni livello, dovesse essere vissuto come servizio alla giustizia e alla carità, nella costante ricerca del bene comune. Aliena da ogni compromesso, mal sopportava i soprusi e le ingiustizie commessi a danno dei poveri. Un giorno, come ebbero poi a riferire le sue ancelle, entrando in chiesa nella festa dell’Assunzione, si tolse la corona da regina che indossava e la depose ai piedi di una croce. Alla suocera che le rimproverava l’inusuale gesto rispose: “Come posso io, creatura miserabile, continuare ad indossare una corona di dignità terrena, quando vedo il mio Re Gesù Cristo coronato di spine?”

Elisabetta praticava quotidianamente le opere di misericordia: dava da bere e da mangiare ai poveri che bussavano alla porta del suo castello, procurava loro i vestiti, pagava i debiti di chi non aveva il denaro sufficiente, si prendeva amorevole cura degli infermi e seppelliva piamente i morti. Uscendo dalla sua sontuosa dimora, si recava spesso con le sue ancelle a visitare i poveri nei loro miseri tuguri, portando loro pane, carne, farina e ogni genere di alimenti. È in questo contesto di radicalità evangelica che si colloca il miracolo del pane trasformato in rose: mentre Elisabetta andava per strada recando nel suo grembiule del pane da dare ai poveri, s’imbatté nel marito, che le domandò che cosa tenesse nel grembiule. Essa lo aprì e, al posto del pane, comparvero delle magnifiche rose, simbolo di carità che ricorre spesso nelle raffigurazioni della santa.

Il suo matrimonio, come dianzi accennato, fu dei più felici. Ma l’attendeva una grande avversità. Ludovico (che succedendo al defunto padre era divenuto Ludovico IV) nel giugno del 1227, in omaggio a quella che era una tradizione per i sovrani della Turingia, volle partecipare alla VI crociata, indetta da papa Gregorio IX (1170 ca-1241) con l’assenso dell’imperatore Federico II (1194-1250). Ma la febbre decimò le truppe che si apprestavano a partire per la Terra Santa e lo stesso Ludovico, ammalatosi mentre si accingeva a imbarcarsi ad Otranto, morì nel settembre del 1227, a soli 27 anni. Elisabetta, appresa la tristissima notizia e rimastane atterrita, dapprima si ritirò in solitudine; poi, fortificata dalla preghiera e consolata dalla speranza di riabbracciare l’amato consorte in Cielo, prese ad occuparsi degli affari di stato. Senonché, un’altra dura prova l’attendeva. Suo cognato, usurpando il governo della Turingia, si proclamò il vero erede del fratello morto e accusò la vedova di essere solo una donnetta pia e incompetente nell’arte del governo.
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