Pescara – Il Comitato Strada Parco Bene Comune interviene nuovamente sulla vicenda Filò, dopo l’ordinanza del TAR che sospende l’effetto del “Nullaosta Tecnico a fini di sicurezza” rilasciato dal Ministero dei Trasporti, e rispetto alla quale, il Primo cittadino di Pescara in questi giorni ha annunciato l’intenzione di sostenere la società Tua nell’impugnazione del provvedimento al Consiglio di Stato.
Questa volta i Greenway convengono col Sindaco Carlo Masci, sull’esigenza che anche la Città di Pescara – in adesione al processo di transizione ecologica in atto sia dotata quanto prima di un sistema di trasporto rapido collettivo in sede propria.
«Atteso da lunghi anni e mai realizzato, a causa di un progetto profondamente sbagliato all’origine.
È questa la ragione determinante che ne impedisce il regolare svolgimento e che relega l’ATI appaltatrice nella scomoda posizione di assoluta inadempienza. Sono talmente tante le discrasie accertate, che è ragionevole attendersi come non sussistano le condizioni per un conveniente recupero del progetto in corso d’opera, i cui lavori sono iniziati a Montesilvano a gennaio 2009 e mai completati.»
Così commenta il Comitato Strada Parco bene comune e aggiunge. «L’oggetto del ricorso amministrativo in questione, a cui i cittadini sono stati costretti – loro malgrado – dopo il mancato riscontro al “preavviso” inviato il 18 aprile scorso a tutti gli Enti responsabili del procedimento, mira alla verifica della legittimità di un procedimento oltremodo ingarbugliato, che ha procurato solo danni rilevanti al patrimonio comune, al paesaggio, alle Casse dello Stato, senza produrre alcuna utilità marginale alla mobilità sostenibile.
La mancata costituzione nel ricorso RG 219/2021 da parte del Comune di Montesilvano, sul cui territorio si svolgono i due terzi del percorso del primo lotto, certifica il disimpegno dell’Ente territoriale verso un vettore che in marcia autonoma promiscua non è grado neppure di coprire l’anello di 4,1 Km che congiunge viale Europa al Palacongressi: da dotare per questo motivo di un’apposita stazione di ricarica, che non sembrerebbe incontrare per nulla il favore dell’Amministrazione. Che ha infatti sospeso anche l’efficacia dell’aggiudicazione – annunciata un anno fa con la stazione appaltante – dei lavori per la realizzazione di un’autostazione di scambio degli autobus, dotata di soli otto stalli a fronte degli ottanta pullman che entrano ogni giorno in città dalla direttrice nord. Senza considerare, poi, che non è stata mai individuata l’area destinata ad accogliere il parcheggio scambiatore di almeno 5 mila posti auto, a fronte delle 40 mila vetture stimate in entrata sulla medesima direttrice. Men che meno, quel vettore sarà in grado di coprire in marcia autonoma la distanza di 4,8 Km che separa Via Silvio Pellico dal Tribunale di Pescara. A riprova di ciò, il Metromare di Rimini – che ha scelto il medesimo filobus “Full electric” – si avvale di un’infrastruttura che sarà interamente elettrificata anche nei futuri lotti ipotizzati (quello fino a Rimini Fiera è stato già finanziato dal Ministero), posto che le batterie di bordo servano in via esclusiva ad assicurare l’uscita e il rimessaggio dei rotabili nel deposito notturno.»
Secondo i Greenway quella di Masci di sostenere il ricorso di TUA SpA al Consiglio di Stato,è una “scelta antitetica”: «sostenere “ad adiuvandum” appare – per quanto detto – assai singolare, se si considera che il Comune di Pescara è parte “gravemente lesa” nel procedimento, compresi i danni d’immagine patiti dalla Città, per effetto dell’azione inadeguata di una stazione appaltante che non è stata in grado di pretendere dall’ATI appaltatrice l’esecuzione a regola d’arte degli impegni assunti col “contratto di fornitura e montaggio di un sistema TPL elettrificato a tecnologia innovativa e a guida vincolata”, stipulato il 21 maggio 2007.»
Molto meglio per il Comitato Strada Parco in virtù dell’interesse pubblico da tutelare, sarebbe che l’Amministrazione proceda alla definizione di un nuovo progetto praticabile e sostenibile.
«Tanto più che lo Studio legale Di Tonno ha rilevato come dagli atti del procedimento “siano emersi plurimi e significativi indici che rendono incerte, se non addirittura insussistenti, le condizioni processuali di legittimazione e interesse in capo all’appaltatore interveniente». Conclude il Comitato Strada Parco Bene Comune.