Pescara La Giunta distrettuale Associazione Nazionale Magistrati Abruzzo è intervenuta con una nota dopo la conferenza stampa che il Senatore D’Alfonso, a seguito dell’assoluzione piena di Luciano D’Amico, ha tenuto sabato scorso. La Giunta distrettuale ANM Abruzzo, con la sentenza pronunziata dal Tribunale di Teramo del 29 settembre di quest’anno, ha espresso incondizionata solidarietà alla Procura di Teramo che si è occupata di sostenere l’accusa. Nella nota l’ANM Abruzzo “respinge ogni forma di attacco espresso senza neppure che siano conosciute le motivazioni della sentenza, risolvendosi in una critica preconcetta ad personam che si estende a tutta la magistratura requirente abruzzese e che tenta di minare il principio di obbligatorietà dell’azione penale.”
Sul comunicato diffuso ieri dalla Giunta Abruzzese di ANM, interviene il Senatore D’Alfonso il quale fa sapere che condivide pienamente dalla prima all’ultima parola del comunicato della Giunta dell’ANM Abruzzese.
Il Senatore ha così commentato: “Condivido dalla prima all’ultima parola il comunicato della Giunta distrettuale dell’ANM abruzzese sulla conferenza stampa da me indetta lo scorso 2 ottobre. L’obbligatorietà dell’azione penale è un VALORE, tanto da essere, ad oggi, un pilastro della nostra Carta costituzionale.
Ed è proprio per questo che mi sento convocato quando, a Costituzione invariata, vedo questo valore rischiare di dissolversi.
Non posso assistere inerte ed indifferente al tramutarsi, in alcuni casi, della obbligatorietà in una sorta di “discrezionalità mobile” dell’azione penale, in cui – se chi ha, come me, il dovere di difendere certi principi tace – potrebbero tornare a materializzarsi fenomeni che ricorderebbero le lettres de cachet.
Cosi come ritengo che la Giunta del’ANM condivida pienamente il valore che gli Italiani vorrebbero che venisse riconosciuto all’art. 358 del codice di procedura penale che, anche in questo caso parrebbe non essere stato per nulla tenuto in considerazione, perché la formula assolutoria utilizzata mi autorizza a ritenere, in attesa di leggere le motivazioni, che se fosse stato tenuto in conto l’art. 358 c.p.p. non avremmo organizzato un inutile patimento in capo al cittadino Luciano D’Amico ed un patimento all’ordinamento giudiziario, che si poteva evitare se fossero stati ricercati gli elementi a favore dell’indagato.
Anche il fogliame di carte che viene elaborato dalla polizia giudiziaria (braccio ed orecchio del P.M.) deve essere visionato, approfondito, vivisezionato secondo l’alto discernimento che è affidato alla Magistratura.
Da ultimo, sono la prova vivente che l’ordinamento giudiziario italiano prevede le necessarie garanzie per fare emergere la verità
Il punto è: <<quante volte la verosimiglianza si impossessa della Verità e genera inutili (evitabili) patimenti e danni al sistema economico ed istituzionale?>>
Con l’Associazione 358, coinvolgendo tutti i soggetti istituzionali interessati a livello nazionale, intendiamo affrontare nel merito questo tema che ci appare centrale per garantire la giustizia ai cittadini e alla comunità, nel rispetto delle prerogative della Magistratura che ha l’ufficio di svolgere questa funzione al servizio della Repubblica”.