giovedì , 21 Novembre 2024

Sulla golena sud a Pescara riemerge il mosaico romano del III Secolo: Italia Nostra “No al distacco pericoloso”

Pescara- Dopo oltre 20 anni dalla sua scoperta sulla Golena sud del fiume Pescara riemerge il mosaico romano del III Secolo dopo Cristo. Si tratta della più importante conferma degli antichi insediamenti alla foce del fiume Aterno. Nella figura spicca un’anfora con una croce uncinata, un capolavoro che risale a circa 1800 anni fa. Il manufatto potrebbe essere stato commissionato intorno al I sec. d.C., e secondo gli esperti impreziosiva le sale di un edificio che sorgeva in posizione attigua al porto di Ostia Aterni (“Aternum”).

Tra qualche giorno il mosaico verrà traslato presso il Museo delle Genti d’Abruzzo per la fase di restauro a cura della Soprintendenza; successivamente sarà data a tutti la possibilità di ammirarlo
è quanto ha reso noto sui social nella tarda mattinata di oggi il municipio di Pescara, la scelta dell’amministrazione ha però scatenato un dibattito acceso tra chi è favorevole alla rimozione del mosaico e chi invece ritiene che debba restare sul posto che occupa da 1800 anni.
Su quanto sta avvenendo ha preso posizione anche l’associazione Italia nostra che contraria al distacco, spiega le sue ragioni in un articolato documento, pubblicato qui di seguito.

LE OSSERVAZIONI DI ITALIA NOSTRA

Apprendiamo che sono incominciati i lavori per il “Distacco e ricollocazione in altra sede del mosaico romano” rinvenuto lungo la golena sud del Fiume Pescara. Si dà dunque seguito alla decisione di distaccare il prezioso reperto dal suo contesto che noi abbiamo criticato in ogni sede. Tutti i materiali di allettamento dell’opera e le aree circostanti il brano musivo saranno distrutte o danneggiate; lo stesso mosaico rischia la sua integrità in un’operazione che comporta il rischio di scomposizione delle tessere; tanto che la asportazione delle superfici musive o affrescate dai propri supporti da tempo non viene praticata se non in casi di imminente e comprovato pericolo di deterioramento delle opere. Qui si modificherà uno stato dei luoghi che, invece , restituisce la ricchezza della stratificazione , dall’epoca preromana all’Alto Medioevo, oggetto ormai di studi ed indagini pluridecennali. Questo intervento lascia intendere la direzione in cui si vuole andare: recuperare l’oggetto e farne una esposizione avulsa da ogni lettura contestuale , per abbandonare ogni ipotesi organica di scavo e messa in valore delle importanti vestigia che, su entrambe le rive del fiume, stanno ancora riemergendo.                                                   
In assenza, quindi, di un pericolo imminente di deterioramento si interviene temerariamente su un bene tutelato mettendolo a rischio.  
Nei documenti tecnici del progetto comunale si richiama l’ “Intervento di chiusura dei varchi in sponda destra del fiume Pescara attraverso un sistema di difesa idraulica” i cui lavori di scavo sono stati effettuati tra agosto e ottobre 2015, affermando , con errore vistoso,  che in tale occasione sarebbero tornati alla luce i resti archeologici del pregevole pavimento in mosaico di epoca romana.
La data del rinvenimento, risale invece a 21 anni fa in occasione dello scavo per la posa di una pipeline per il trasporto di idrocarburi. Già in quella occasione si optò per il reinterro  del reperto e non per la prosecuzione e l’ampliamento dello scavo, non cogliendo la portata del ritrovamento; oggi, con l’asportazione, si vuole archiviare definitivamente la possibile messa in valore di un patrimonio cittadino inestimabile.
Oggi si scrive , senza riferire sul suo stato di conservazione, né su eventuali pericoli INTERVENUTI DOPO LA SCOPERTA che “al fine della conservazione e tutela del suddetto mosaico, si rende necessario un intervento di restauro finalizzato al distacco dei suddetti lacerti musivi, rinvenuti, e loro collocazione su un supporto rigido autoportante, per successiva musealizzazione dello stesso”.
Significativa è la contraddizione linguistica presente nella frase: “un intervento di restauro finalizzato al distacco”  che da sola mostra l’assenza di ogni approfondimento scientifico.
Il parere rilasciato dalla Soprintendenza ABAP non contesta questa ricostruzione errata ed individua il “pericolo” in probabili lavori sulle sottostrutture e servizi esistenti nell’area. Paradossalmente sembra che le tracce archeologiche siano d’ intralcio per le canalizzazioni e gli scavi sulla golena; mentre è proprio il riordino di quei servizi e le cautele da assumere nella loro manutenzione la principale misura di salvaguardia.  
Pertanto, quel parere è, a nostro avviso, criticabile perché modifica il diverso orientamento espresso autorevolmente in varie sedi e perché non appare motivato da pericoli reali e provati per il bene in questione
Ad ogni buon conto , tuttavia, esso NON autorizza tout court il distacco e la rimozione, ma soltanto le fasi preliminari di indagine e di diagnosi, riservandosi il giudizio alla luce degli elementi emersi.  
Perciò, nonostante tutto, il distacco E’SOLO UNA DELLE OPZIONI e non è stato ancora autorizzato.

 Per queste ragioni:
Chiediamo alla Soprintendenza ABAP di vigilare e valutare con il massimo rigore  le condizioni del reperto, sia sotto il profilo dello stato di conservazione, sia spiegando senza ombra di dubbio quali sarebbero i pericoli che corre  se lasciato nel luogo dove sta da millenni ( e che dovrebbero risultare maggiori di quelli creati col distacco), ragguagliando anche sul contesto e sulla sua integrità, una volta eseguito il distacco, alla luce della copiosa letteratura scientifica disponibile e degli ulteriori approfondimenti analitici.

Chiediamo all’Amministrazione Comunale che convochi il Tavolo Tecnico congiunto, istituito già nel 2015 proprio per valutare la ipotesi di conservazione e/o distacco del frammento musivo, che comprendeva, con l’Assessore e i tecnici comunali: rappresentanti della Soprintendenza, della Direzione nazionale del MIBAC, della Soprintendenza Regionale Beni librari e biblioteche, l’Assessore Regionale al ramo, esponenti delle maggiori associazioni per la tutela tra cui Italia Nostra. Quel Tavolo è ancora aperto, non avendo prodotto un suo parere, in quanto l’ipotesi “distacco” sembrava accantonata; oggi esso può e deve svolgere un ruolo molto importante; sarebbe una grande occasione per assumere scelte consapevoli e condivise, sospendendo fino ad allora i lavori.

Infine, nel mentre si offre ogni collaborazione per l’approfondimento del tema, si diffida dal compiere azioni irreversibili che possano danneggiare un bene pubblico tutelato ed irripetibile a danno della intera comunità.

Guarda anche

Sarà Gibellina la Capitale italiana dell’Arte contemporanea ’26

Roma – Gibellina, cittadina della provincia di Trapani, è stata eletta “Capitale italiana dell’Arte contemporanea” …

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *