La proposta del WWF: si fermi tutto e si coinvolga il Consiglio comunale
«Serve una “rivoluzione copernicana” nella gestione del verde urbano»
Il WWF «Va fatto un discorso a parte sul legno che si ricava dai tagli: si tratta di un materiale che può essere riutilizzato e che ha un certo valore di mercato. Qual è la filiera seguita e chi incassa? »
Chieti – Il WWF torna ancora sulla questione degli alberi “condannati” a Chieti da uno studio, compiuto tra il 2018 e febbraio 2020, che ne ha considerati almeno 116 pericolosi per la pubblica incolumità e quindi da abbattere. «Non abbiamo informazioni di dettaglio (carenza di comunicazione da parte dell’amministrazione ai cittadini, ieri certamente e al momento anche oggi) per sapere se questi 116 siano in parte già stati abbattuti, se i 50 di cui si parla oggi completino il programma o se ci saranno altri interventi da programmare in futuro. Come che sia i tagli effettuati ieri l’altro alla Villa comunale hanno evidenziato – e l’ex assessore Colantonio lo ha fatto ben notare sui social – come in realtà quelle piante non corressero alcun pericolo di crollo imminente, com’era stato invece decretato da una perizia tecnica sulla base del VTA (Visual Tree Assessment). In una situazione ideale l’indagine VTA, che ha evidenti limiti, dovrebbe indicare solo su quali essenze sia necessaria una analisi più approfondita e non decretarne la condanna. E infatti dopo il taglio, a danno ormai irrimediabile, è apparso evidente che gli alberi eliminati, classificati CPC (Classi di Propensione al Cedimento) con la lettera D cioè “estrema propensione al cedimento”, non presentavano invece un rapporto numerico tale da decretare, come è stato fatto, che erano da abbattere. Il rapporto t/R (t indica lo spessore della parete residua sana diviso R, il raggio del tronco nel punto di misurazione) non dovrebbe essere inferiore a 0,3 o a 0,2 se l’albero è stato potato. Ci domandiamo se anche le valutazioni sulle altre piante siano state eseguite così scrupolosamente! »
Secondo il WWF non è in ogni caso accettabile continuare ad abbattere alberi sulla base di uno studio che alla prova dei fatti si sta evidenziando insufficiente. Lo stesso assessore Chiara Zappalorto ricordano gli ambientalisti aveva parlato, in un recente incontro con il WWF, presenti l’assessore Stefano Rispoli e i tecnici comunali del verde, di “piante identitarie della realtà cittadina” da salvaguardare a ogni costo.
«È il momento – afferma la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco – di dare seguito a quella affermazione evitando, come è accaduto in questi giorni, che quegli alberi identitari vengano abbattuti salvo poi scoprire che non era affatto indispensabile. Il WWF ha una richiesta specifica: si fermi tutto e si coinvolga il consiglio comunale nella sua interezza in una decisione, quella della salvaguardia del verde cittadino, che è un interesse primario dell’intera collettività, soprattutto in un’epoca di cambiamenti climatici».
Il problema generale è comunque quello dell’approccio diremmo “politico” alla gestione del verde affermano i responsabili del WWF: «Occorre – spiega Nicoletta Di Francesco – una “rivoluzione copernicana” che metta la tutela delle alberature e dei parchi urbani al centro dell’attenzione e non ai margini. Non ci si può dire, ad esempio che un albero è stato tagliato perché era nato spontaneamente dove non avrebbe dovuto (come è accaduto durante il citato incontro quando si è parlato dei tagli nel campetto di pallacanestro della Villa Comunale), e non è in alcun modo accettabile che si possa leggere in una delibera “di seccume originato da interventi su sottoservizi svolti negli anni passati interessando l’apparato radicale” come se fosse una prassi normale e inevitabile. Il verde non è e non va considerato un fastidioso ingombro che si può maltrattare a piacere ma è al contrario una risorsa importante per il benessere dei cittadini. Il costo della manutenzione non è eccessivo rispetto a quello dei tagli se si considerano anche i positivi effetti sulla salute».
Un discorso a parte aggiungono i volontari del WWF, merita il destino del legno che dai tagli si ricava. Si tratta di materiale che si ricicla e può trovare diversi possibili utilizzi. Il meno “nobile”, quello della legna da ardere, dà comunque guadagni potenzialmente importanti.
«La domanda è: quale destino ha il legno che si ricava dai tagli? Qualcuno si è negli anni preoccupato di stabilirlo e di capire se la collettività può ricavarne, direttamente o indirettamente, un risparmio nei costi di gestione? In altri tempi nell’organico comunale c’erano anche esperti giardinieri (con risultati positivi evidenti); oggi si fa sempre ricorso ad appalti con ditte esterne. Questo tuttavia non vuol dire che non si possa egualmente agire con l’attenzione dovuta.»