Montesilvano – Una commissione di garanzia per fare chiarezza sulla stato dell’arte del progetto filovia. È quello che i consiglieri comunali di opposizione del Partito Democratico e Movimento 5 Stelle, nel raccogliere l’appello fatto dalle associazioni dei cittadini alle amministrazioni di Pescara e Montesilvano, hanno voluto organizzare con il coinvolgimento dei principali portatori di interesse rispetto al progetto, a cominciare dai rappresentanti della Tua, delle associazioni di categoria (entrambi assenti) e dei comitati cittadini e green way Strada Parco.
Presenti, oltre al Presidente della Commissione Antonio Saccone, ai commissari comunali, Antonella De Cecco, Roberto De Pamphilis e Ivano Angiolelli, come portavoci dei comitati green way, e l’arch. Giuseppe Di Giampietro, presidente del comitato cittadino Marina Pip1, nonché esperto di mobilità urbana.
Un incontro che ha permesso di fare il punto sullo stato di avanzamento del progetto, sul quale a breve si dovrà pronunciare il MIT, che martedì scorso, 3 novembre, ha tenuto un incontro tecnico per valutare la variante al piano relativa al passaggio degli autobus elettrici sull’ex filovia. Secondo l’azienda TUA il comitato avrebbe espresso parere favorevole, ma l’ultima parola spetta al Ministero che non ha ancora espresso ufficialmente alcuna nota di rilascio del nulla osta definitivo.
I motivi di preoccupazione per i greenway attengono essenzialmente, alle criticità procedurali, legate alla mancata applicazione della procedura di valutazione di impatto ambientale, sebbene richiesta per legge e alle criticità tecniche di un tracciato che mal si presta ad accogliere in sicurezza ed efficienza una metropolitana veloce di superficie. “Parliamo di mezzi che hanno un imgombro di circa 3 metri, compreso di specchietti e, in base al Codice della strada per i sistemi BRT, – fa notare Angiolelli – l’ampiezza richiesta è di almeno 7.50, contro diversi restringimenti che arrivano in alcuni tratti a 6,40 mt. C’è poi il problema legato alla guida magnetica vincolata, requisito tecnico ritenuto essenziale e determinante a luglio 2006 in sede di aggiudicazione della gara d’appalto europea del 2004, tanto da far rifiutare nel 2015 dall’allora Presidente GTM, Michele Russo, il filobus autosnodato Full electric del tipo TrolleyBus IV della società svizzera Carrosserie HESS in quanto privo.”. Tutte caratteristiche che , secondo i comitati, vanno ad aggiungersi alle deviazioni ad angolo retto e ai restringimenti, in particolare per Montesilvano all’altezza di Via Tasso, alla velocità commerciale del mezzo che deve essere per definizione del BRT non inferiore ai 21 km/h e alle tante barriere architettoniche disseminate su tutto l’asse e che mettono a rischio il collaudo essenziale per la sicurezza di esercizio.
Secondo i comitati esiste l’opportunità straordinaria di poter risolvere il contratto con l’appaltatore inadempiente, rendendo subito esecutiva la delibera conforme n.27 assunta dal CdA TUA del 16 ottobre 2017, una delibera di risoluzione secondo il portavoce dei comitati a cui non è seguita alcuna controfirma per controllo analogo da parte della Regione, che detiene il 100% della stazione appaltante.
Di diversa idea è invece l’arch. Di Giampietro che ribadisce il suo sì convinto al completamento dell’opera, ritenuta “strategica per la città e per le aree limitrofe, secondo diverse prospettive: traffico, integrazione, urbanistica e sistema ambientale”. “Il progetto non è alternativo all’asse di sostenibilità ma va a integrare al tracciato ciclopedonale quello del TPL. Sui tre assi viari – fa notare Di Giampietro – scorrono circa 75mila veicoli/giorno e all’ora di punta all’altezza di Piazza Duca oltre 5.500 veicoli/ora. Un intervento di questo tipo alleggerirebbe il traffico, attraverso un mezzo che ha una velocità competitiva a quella degli autoveicoli e una frequenza tale da scoraggiare l’uso del mezzo privato. Si potrebbero recuperare gli ‘itinerari a mare’ (come vengono definiti nel PUMS di Pescara, o più comunemente ‘cavatoni’ a Montesilvano). Per quanto riguarda l’urbanistica, si potrebbe con un piano urbanistico particolareggiato incentivare i proprietari ad eliminare le recinzioni e riconvertire i locali di sgombero ad attività commerciali”.
“Non siamo affatto contro il TPL come strumento per scoraggiare la mobilità privata – dichiarano i consiglieri di opposizione – tuttavia alla luce delle tante discrasie di carattere tecnico che rischiano concretamente di minare il collaudo dell’opera, e prospettare un danno erariale, ci riserviamo, in attesa che il Ministero delle Infrastrutture e Trasporti si esprima, di approfondire il tema all’esito delle interlocuzioni con TUA e con i tecnici dell’Amministrazione comunale che hanno seguito la vicenda, verificando eventuali scadenze rispetto all’atto di concessione delle aree da parte del Comune a TUA. Nell’eventualità, sul cosiddetto ‘corridoio verde a prevalente destinazione ciclo pedonale’, si potrebbero valutare alternative di mobilità pubblica sostenibile ‘più light’, che rispondano maggiormente alle esigenze di mobilità locale e alle caratteristiche del tracciato”.