Ortona. La Tombesi non scenderà in campo domani, per la seconda volta in tre giornate di campionato: la causa è la possibile positività di un membro del gruppo squadra del Rutigliano. L’ufficialità del rinvio ha spinto il presidente Alessio Tombesi a rilasciare le seguenti dichiarazioni:
«Mi sembra del tutto evidente che in questo modo non si possa più andare avanti. Naturalmente sappiamo di muoverci all’interno di una situazione nazionale e internazionale oltremodo complessa e siamo consapevoli degli enormi problemi che questo maledetto Covid sta procurando a tutti noi. Detto questo, non è possibile rinviare una partita perché un membro del gruppo squadra, quindi non un giocatore, forse è positivo al virus. Precisando che il mio discorso non è rivolto nello specifico contro il Rutigliano, ma vuole essere più generale, il sospetto di positività immagino derivi da un test sierologico positivo. Ora, poniamo un esempio: nel gruppo squadra della Tombesi abbiamo due persone che hanno entrambe avuto il Covid; il giorno in cui noi, alla vigilia di una partita, magari accorgendoci di essere con gli uomini contati per infortuni e squalifiche, volessimo farla rinviare, ci basterebbe far fare un sierologico a una di quelle due persone, e di fronte alla sicura positività chiedere e ottenere il rinvio. È evidente che non si può più andare avanti così: le gare devono essere rinviate solo se ci sono casi certi di positività, attestati da un tampone.
Purtroppo, la mia sensazione è che molte società stiano cercando di nascondere le loro difficoltà economiche dietro l’emergenza sanitaria. Alcune vorrebbero far concludere anzitempo la stagione, e sospetto che lo facciano unicamente perché sono finiti i soldi, ma mascherano la loro volontà dietro le positività, spesso nemmeno da tampone, ma da sierologico. La crisi economica è sotto gli occhi di tutti, non c’è da vergognarsi se in questo momento si decide di concentrare i propri soldi in altri ambiti e verso altri interessi, ma almeno che ci sia chiarezza! Chi non vuole più partecipare, chi ha finito i soldi, faccia un passo indietro e permetta a chi invece ha già investito somme importanti di continuare a giocare, almeno fino a quando il governo ci permetterà di farlo.
Tutta questa confusione è figlia, purtroppo, dello stato di totale abbandono in cui versa il futsal nazionale. Da quando Montemurro ha lasciato il suo incarico presidenziale, e quindi ormai da otto mesi, le società di calcio a 5 italiane sono prive di una guida, di un punto di riferimento. Eppure la Divisione è sempre presente quando si tratta di intascare i soldi delle iscrizioni, e non solo quella della prima squadra, ma anche quelle per i campionati giovanili. L’Under 19 e l’Under 17 probabilmente non inizieranno nemmeno le rispettive stagioni, però noi le quote di iscrizione le abbiamo già versate. Ci rimborserà la Divisione? E a chi dovremo rivolgerci? All’ennesimo commissario? O magari a chi vincerà il ricorso contro il commissario?
Se questa stagione deve proseguire occorrono regole certe, come è stato fatto per altri sport di squadra al chiuso, come il basket e la pallavolo, solo noi siamo lasciati alla deriva. Servono regole chiare sui tamponi e sarebbe bene, lo ripeto, che le squadre che non hanno più voglia o che non possono proseguire, si facciano da parte. Chiedo tutto questo per rispetto non solo nei confronti del sottoscritto e del vicepresidente Nicola Barone che, nonostante tutto, buttiamo ancora soldi in questo sport, ma soprattutto dei miei dipendenti e dei ragazzi che giocano alla Tombesi e che, in molti casi, vivono di quello che per loro è un lavoro a tutti gli effetti».