giovedì , 21 Novembre 2024

Comunità Papa Giovanni : un “pasto sospeso” per chi è stato messo in ginocchio dal covid

I volontari della Comunità Papa Giovanni saranno nelle piazze di tutta Italia il 26 e il 27 settembre con l’iniziativa solidale ‘Un Pasto al Giorno’: un aiuto concreto per i “nuovi poveri” che hanno perso tutto con la pandemia

 Per molti è la stessa fila di sempre: un rituale che, di fatto, sembra essere l’unico modo per sopravvivere e per andare avanti un giorno alla volta. Sono tante le facce di chi si rivolge alle mense   per chiedere un sostegno, un aiuto o qualcosa da mangiare. Da qualche tempo, però, non passa giorno senza che a queste facce se ne aggiungano altre: qualcuno li chiama “nuovi poveri”, e sono coloro che hanno perso tutto a causa della pandemia di Covid-19. Persone che fino a poco fa riuscivano a cavarsela, seppur in un equilibrio precario, e che ora si ritrovano in mezzo a quella fila. Per molti il coronavirus ha significato proprio questo: nel solo mese di giugno in Italia i cosiddetti “nuovi poveri”, secondo una rilevazione della Caritas, sono stati il 34% del totale di coloro che si sono rivolti alle strutture di sostegno. Tra chi ogni giorno si impegna in prima linea in questa battaglia, c’è la Comunità Papa Giovanni XXIII (Apg23) –  fondata da Don Oreste Benzi nel 1968 e presente in 40 paesi del mondo con oltre 500 realtà di accoglienza – che ogni anno garantisce oltre 7 milioni e mezzo di pasti per chi ne ha più bisogno. Con l’obiettivo di affrontare la questione delle “nuove povertà” – senza dimenticare le “vecchie” e i tanti Paesi già poveri e oggi ancor più piagati dalle conseguenze sociali ed economiche del virus – l’Apg23 scende in 800 piazze in tutta Italia il 26 e il 27 settembre con l’iniziativa solidale ‘Un Pasto al Giorno’, un’occasione per sensibilizzare e per dare l’opportunità di comprendere meglio le difficoltà che ogni giorno dobbiamo fronteggiare non solo come singoli, ma anche come collettività: 1 milione di nuovi poveri in Italia (dati Coldiretti) e una stima di 130 milioni di persone che si aggiungono a chi è cronicamente malnutrito nel mondo (dati Onu/Fao).

«La fame è prima di tutto un’ingiustizia a cui noi della Comunità crediamo si debba rispondere non solo fornendo il cibo, ma anche con le nostre vite – spiegano i responsabili dell’Apg23 –  una scelta totalizzante, diversa e basata sul condividere l’esistenza con le persone povere e scansate da tutti. Noi l’abbiamo chiamata ‘Sharing Humanity’, convinti che il punto fondamentale per affrontare il futuro sia legato al sentirsi sempre di più una comunità fatta di persone e vite che si incontrano, condividono e affrontano i problemi insieme. La nostra missione, in questo senso, non si può fermare soprattutto di fronte alle nuove difficoltà emerse con la pandemia, perché non ci sono solo i problemi materiali, ma in questi tempi difficili anche il sostegno psicologico, quella mano tesa che ti fa sentire meno solo, diventa fondamentale. Mai come oggi, dunque, ritorna attuale la prima intuizione di Don Oreste Benzi: aiutare chi ha bisogno, farlo almeno con un pasto al giorno, ma anche offrendo amicizia, diventando famiglia». 

Durante l’iniziativa del 26 e 27 settembre, che si terrà contestualmente in tutta Italia (tutte le info su www.unpastoalgiorno.org), ci sarà modo per portare a casa un segno concreto di accoglienza e solidarietà verso chi ha più bisogno. L’Apg23, infatti, attraverso il contributo degli artisti dell’Associazione Autori di Immagini, ha realizzato una collezione di tovagliette all’americana: un oggetto simbolico che rappresenta il posto preparato per qualcuno alla propria tavola. Ecco perché partecipare all’iniziativa e portarsi a casa le tovagliette di ‘Un Pasto al Giorno’ significa “prenotare” un posto alla tavola della Apg23 per chi oggi non riesce a provvedere da solo al cibo; sarà come “invitare” alla propria tavola una persona in difficoltà, apparecchiando un posto in più, nel segno di una solidarietà concreta che può fare la differenza proprio ora che ce n’è più bisogno.

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