Pescara. I ragazzi dell’associazione sPaz ed esponenti del mondo della scuola, in una conferenza stampa hanno approfondito i temi del ruolo dell’aggregazione giovanile in città in tempi di pandemia e del futuro dello sPaz, ora che l’amministrazione sta definitivamente procedendo a sgomberarlo da Villa Fabio. È stata inoltre illustrata la struttura destinata alla scuola, evidenziando le criticità verso l’incerta riapertura di settembre, portando altresì prospettive sulla situazione generale della ripartenza delle lezioni a Pescara.
“Siamo alla dodicesima opzione di sfratto – ha spiegato il presidente dell’associazione sPaz, Carlo Damiani – anche se questa volta sarà l’ultima probabilmente, anche la più dolorosa perché oltre ad essere fornita senza alternative di spazio per noi, è stata posta negli interessi innanzitutto della scuola Michetti per la quale siamo preoccupati rispetto ai lavori di adeguamento della struttura. la destinazione definitiva sarà invece un centro di prevenzione e cura per l’Alzheimer semiresidenziale. Ce l’abbiamo messa tutta e direi anche che più che l’associazione è stata l’intera comunità giovanile pescarese poi a dotarsi da sola di uno spazio che è diventato un perno, non solo perché offre servizi come la sala studio, la scuola popolare gratuita, quindi con ripetizioni gratuite, corsi musicali gratuiti o a prezzo assolutamente abbattuto e cose simili, ma anche perché forse è stato l’unico luogo a Pescara slegato dalle dinamiche di consumo per incontrarsi, parlare e tessere relazioni. Innanzitutto auguriamo all’amministrazione comunale di fare il meglio e tutto ciò che si deve per fare in modo che le studentesse e gli studenti, ma la comunità scolastica tutta della Michetti, della San Giovanni Bosco e della scuola dell’infanzia Rigopiano entrino qui in condizioni di assoluta sicurezza, dopodiché ci auguriamo che venga individuato il prima possibile un nuovo spazio, che venga assegnato dando seguito al bando da cui non si risponde da più di un anno che è relativo a questa struttura, ma non essendo più possibile qui perché non cambiare, del resto l’aggregazione giovanile resta una necessità, come riconosciuto dalla stessa amministrazione”.