Montesilvano – Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta all’Amministrazione comunale del comitato saline.marina.pp1
1. La città è dei cittadini e di chi vi paga le tasse, non dei costruttori o dei politici pro tempore. Sul destino di piazza Venezuela, (perché abbiamo bisogno di una piazza urbana, non di uno slargo per sagre e mercatini) il futuro non può essere deciso da amministratori di dubbia competenza (vedi il caso del Jova Beach) senza consultazione pubblica, né dai vecchi proprietari delle aree con i loro architetti di media capacità, che sono finora intervenuti sulla piazza con interventi minimali, solo per far vendere gli appartamenti prospicienti, come fosse un cortile condominiale.
2. Poiché sentiamo, con preoccupazione, di rialzo della strada, di riesumazione di progetti di 35 anni fa di scelte già fatte dalla giunta, diffidiamo nuovamente questi amministratori dall’impegnare alcunché senza un piano pubblico, trasparente e partecipato, che sia sottoposto alle osservazioni e alle proposte di cittadini e portatori di interesse locali.
3. Poiché siamo ambiziosi per la nostra città e pensiamo che la piazza Venezuela e i suoi 2 ettari di estensione siano la cerniera che unisce zona alberghiera, quartiere PP1 e lungomare e su di essa si giocano le opportunità di rilancio di un intero quartiere, di un’industria alberghiera da 4 mila posti letto, e di un settore delle costruzioni che da lungo tempo langue una svalutazione immobiliare, pensiamo che su di essa si possa finalmente spendere un concorso internazionale (lo finanzino quelle industrie che hanno bisogno di questo rilancio), con discussione pubblica dei contenuti, esposizione e valutazione, anche popolare dei progetti e impegno di spesa di alcuni milioni di euro (Si coinvolga anche la Fondazione Pescara Abruzzo, che cominci a mettere dei soldi anche su questa parte estesa di città indicata dal Referendum 2014 e dalla Legge Regionale 2018).
4. Non ce ne vogliamo gli amici Venezuelani. Apprezziamo il loro dono. Il monumento sarà senz’altro uno dei nodi del progetto, insieme al teatro-agorá, al disegno del verde, dell’acqua, della luce, del mare vicino, a quello dei porticati e percorsi pedonali (a norma di barriere architettoniche) che un tale progetto strategico comporta per tutta questa parte di città.
Non capiti più che un sindaco si senta in diritto di intervenire e decidere il futuro di un quartiere senza preoccuparsi di venire a parlare con chi in quel quartiere vive e lavora. Che l’abbia votato o no, la città si costruisce insieme, e deve essere pensata per chi verrà dopo di noi.