PRC-SE “I DATI DEL CRESA CONFERMANO CHE LE MANCATE CHIUSURE,
LE DEROGHE E LE RIAPERTURE RISCHIANO DI VANIFICARE LOCKDOWN”.
FORSE IL PROBLEMA NON SONO I “PASSEGGIATORI ABUSIVI”.
«Il CRESA – Ufficio Studi dell’Agenzia per lo sviluppo della Camera di Commercio dell’Aquila sulla base della banca dati Stockview del Sistema informativo Infocamere, ci dice che in Abruzzo non sono sospese il 39% delle imprese ovvero sono a lavoro 165.841 addetti, il 38% del totale. In provincia de L’Aquila sono attivi 30.897 lavoratori; in provincia di Teramo 38.158 lavoratori; in provincia di Chieti 51.508 lavoratori; in provincia di Pescara 45.278 lavoratori» Ad affermarlo sono Maurizio Acerbo, segretario nazionale PRC-SE insieme a Marco Fars, segretario regionale PRC-SE Abruzzo
Numeri non proprio marginali che secondo i due esponenti dovrebbero porre qualche domanda sul reale impatto del Lockdown nel contenimento del contagio. «Ora non conosciamo se in questo studio sono compresi i lavoratori in smart working, –precisano Acerbo e Fars– se a questi vanno aggiunti o sono compresi i lavoratori delle imprese, alcune migliaia, che in Abruzzo hanno chiesto deroghe alle rispettive prefetture, e sono in produzione grazie al meccanismo del silenzio assenso.
Prendendo per corretto il dato del CRESA, dobbiamo supporre che ogni giorno in Abruzzo si muovono per recarsi a lavoro 165.841 persone. A confronto, i dati forniti dalle prefetture sulle violazioni riscontrare dalle forze dell’ordine ai Dpcm e alle ordinanze dei sindaci, sono risibili».
I DATI
Sempre in provincia de L’Aquila ogni giorno 30.897 persone si recano a lavoro.
In provincia di Teramo dal 12 al 7 aprile 108.564 persone controllate, 1.249 sono state denunciate ovvero 1,1%, circa 46 al giorno.
Ancora in Provincia di Teramo ogni giorno 38.158 persone si recano a lavoro.
In provincia di Pescara dal 10 marzo al 7 aprile 17.183 persone controllate, 987 sono state denunciate ovvero 5,7%, circa 34 al giorno.
Sempre in Provincia di Pescara ogni giorno 45.278 persone si recano a lavoro.
In provincia di Chieti dal 12 marzo al 6 aprile 15.102 persone controllate, 1251 sono state denunciate ovvero 6,4%, circa 37 al giorno. Ancora, Provincia di Chieti ogni giorno 51.508 persone si recano a lavoro.
«Spiace che stampa e tv stiano rincorrendo le notizie sui pochissimi trasgressori, con titoli a 4 colonne o foto schiacciate, che trasformano, in assemblamenti, semplicemente persone in fila alla posta o al supermercato. –Commentano i due segretari PRC-SE– Nel mentre sul flusso quotidiano di persone che si recano a lavoro, sicuramenTe non tutte attività essenziali, è calato il silenzio. Figuriamoci sui sistemi di protezione all’interno delle fabbriche e sulla rimodulazione dei cicli produttivi. La sicurezza all’interno dei luoghi di lavoro è la vera sicurezza per noi tutti.
Ribadiamo che è fondamentale che i sindaci e le Asl siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse.
Le prefetture procedano con controlli massicci su tutte le produzioni attive. Al posto di “passeggiatori”, sarebbe molto più utile mappare il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni assolutamente non indispensabili.
Ad oggi scarseggiano dispositivi di sicurezza per operatori sanitari e medici di base, le produzioni nazionali di Dpi non soddisfano neppure le quotidiane necessità, come si può garantire quegli stessi dispositivi a chi deve recarsi a lavoro?
È vergognoso che decine di migliaia di imprese non essenziali stiano tentando di aggirare l’obbligo del fermo delle attività fregandosene altamente della salute dei propri dipendenti e dei sacrifici che l’intera comunità nazionale sta facendo per contenere il virus. Persino in provincia di Bergamo nonostante la strage in corso troppe imprese persistono in comportamenti socialmente irresponsabili.
Occorre un’operazione trasparenza sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (ad iniziare dagli ospedali).
È assurdo –concludono Acerbo e Fars– che si rendano pubblici i dati sui “passeggiatori abusivi” e non quelli relativi ai controlli sulle imprese (che non sono solo pub ed esercizi commerciali) e alle deroghe richieste».