giovedì , 21 Novembre 2024

Un albero per ogni “bambino mai nato”. A Pescara sul municipio spunta uno striscione della lotta transfemminista

Pescara – Oggi, lunedì 9 marzo, in mattinata all’entrata del palazzo di città è stato calato uno striscione con scritto “Piantatela di decidere per noi” e un fazzoletto fucsia disegnato, simbolo della lotta transfemminista. Il riferimento è alla mozione approvata durante l’ultimo consiglio comunale, una mozione prodotto della peggiore cultura antiabortista,  che ha visto la complicità e l’ignavia di tutte le parti politiche sulla proposta di piantare un albero per ogni “bambino mai nato”, con riferimenti espliciti all’interruzione volontaria di gravidanza.

Alcune attiviste hanno anche legato delle piantine con cartelli femministi su alcuni pali del centro città: “Sul mio corpo decido io”, “Nessuna obiezione sui nostri corpi”, “I panni sporchi si lavano in piazza” sono solo alcuni degli slogan scelti per riempire la città di messaggi, per rispondere allo sciopero del 9 marzo chiamato dal movimento “Non una di meno” in tutto il mondo.

“Il divieto di manifestazione e sciopero per l’8 e il 9 marzo non può impedirci di ribadire con altre forme di lotta che la nostra autodeterminazione non si tocca, che sulle nostre vite e sui nostri corpi decidiamo noi!” – dichiarano le attiviste in una nota – “Siamo stanch* degli ennesimi attacchi alle nostre libertà, portati istituzionalmente avanti mentre ovunque si lotta ancora per un aborto sicuro, libero, gratuito e non osteggiato da terrorismo psicologico e dispositivi di controllo. Ad oggi il sistema sanitario abruzzese vede 8 medici su 10 obiettori di coscienza e noi vogliamo molto più della legge 194, che, nonostante sancisca esplicitamente il diritto all’aborto, giustifica questi dati e riproduce la violenza in ospedali e consultori.

Vogliamo ribellarci a quella che è la violenza del patriarcato istituzionale: quella che nelle mozioni in comune, nei tribunali, negli ospedali, nei consultori e nei luoghi della conoscenza ostacola e mette in discussione il diritto di scegliere sui nostri corpi. Vogliamo ribellarci alla violenza di sfruttatori e molestatori che ogni giorno ci impediscono di vivere serenamente nei posti di lavoro, a scuola, in università e nelle strade.

Vogliamo l’accesso alla contraccezione gratuita, alla pillola abortiva RU486 e ai servizi sanitari per la gravidanza e il parto, indipendentemente dal possesso di documenti. Vogliamo più consultori laici e aperti alle assemblee delle donne.

Vogliamo riappropriarci di ogni spazio che quotidianamente ci viene sottratto, a dispetto di chi ci vorrebbe isolat* e senza voce.”

Vista la necessità di rallentare la diffusione del contagio da Covid-19, le attiviste hanno scelto forme di lotta applicabili senza mettere a rischio la salute delle persone,

volendo comunque lasciare un segno in occasione di una giornata di sciopero transfemminista in tutto il mondo.

“Passata l’emergenza sanitaria torneremo in piazza a manifestare, sulla libertà dei nostri corpi non faremo passi indietro” concludono le attiviste.

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