“Sono sempre più perplessa riguardo le polemiche di questi ultimi mesi sul riordino della rete ospedaliera, ma sono rimasta davvero esterrefatta quando ho appreso che l’ex ministro Beatrice Lorenzin vuole presentare un’interrogazione parlamentare sulla chirurgia dell’ospedale di Castel di Sangro. Ma la Lorenzin, quando era al governo con il PD, non è colei che ha firmato il famigerato DM70, meglio conosciuto appunto come Decreto Lorenzin?”.
Lo afferma l’assessore alla Salute, Nicoletta Verì.
“Trovo singolare che oggi l’ex ministro chieda spiegazioni sull’ospedale di Castel di Sangro – continua l’assessore – quando è stata lei, insieme al governo di centrosinistra di cui faceva parte, a dettare quei parametri (poi recepiti dal precedente governo regionale, sempre a guida PD), che hanno portato a classificare quel nosocomio come presidio di area disagiata, con appena 20 posti letto di medicina generale e attività chirurgica ridotta appoggiata allo stesso reparto di medicina generale per i soli casi eccezionali che non possono essere dimessi in giornata. Vale a dire che è stato il Decreto Lorenzin a cancellare la chirurgia a Castel di Sangro, non certo l’attuale governo regionale di centrodestra, che invece sta cercando tutte le strade per dare una nuova vocazione a quell’ospedale, puntando ad esempio sulla medicina sportiva. Chi afferma altro, lo fa solo strumentalmente e a fini di propaganda politica, senza preoccuparsi di quelle che sono invece le istanze del territorio”.
La sortita dell’ex ministro Lorenzin sulla sanità abruzzese è per l’assessore anche l’occasione per fare alcune precisazioni, che dovrebbero essere scontate, ma che alla luce del continuo dibattito sul futuro dei nostri ospedali, sono doverose.
“Doverose – rimarca la Verì – per il rispetto del ruolo che ricopro. Non è mia abitudine, e questi quasi 12 mesi in assessorato ne sono la dimostrazione, attaccare chi mi ha preceduto. Non è possibile, però, assistere a questo teatrino della politica che scarica su chi amministra oggi ogni responsabilità. Per questo volevo ricordare che il Decreto Lorenzin è stato approvato dal centrosinistra nazionale e recepito dal centrosinistra regionale. Trattandosi di una legge dello Stato va modificata con un’altra legge dello Stato, ma anche l’attuale maggioranza parlamentare di cui fa parte il PD, non mi sembra abbia alcuna intenzione di farlo. Siamo stati noi assessori regionali a far inserire nel nuovo Patto per la Salute la richiesta di revisione del DM70, che nelle Regioni più piccole come l’Abruzzo, crea enormi difficoltà nell’applicazione. E siamo ora in attesa che il governo nazionale si attivi su questo fronte”.
Il Decreto Lorenzin, inoltre, ha stabilito precisi standard per l’apertura o il mantenimento dei reparti ospedalieri, che al di sotto di un certo numero di prestazioni sono considerati non sicuri e da chiudere.
“Un’eventualità che stiamo cercando di scongiurare in tutti i modi – prosegue l’assessore – dialogando con i tavoli ministeriali e fornendo documentazione a supporto delle nostre istanze, con le quali continuiamo a portare avanti le deroghe in gran parte degli ospedali. Ma la realtà è che quei parametri contenuti nel Decreto Lorenzin scoraggiano i medici a venire a lavorare in queste strutture, con tutte le conseguenze che ne derivano sotto il profilo della carenza di personale, altro punto su cui non si può attaccare l’attuale governo regionale, che dopo quasi 10 anni ha sbloccato 1755 nuove assunzioni, con molti concorsi che però continuano ad andare deserti”.
“Una situazione complessa – conclude l’assessore -, che non può essere ridotta a ragionamenti localistici e demagogici, semplicemente perché non esiste un politico che abbia interesse a penalizzare questo o quel territorio. Come assessore e con il supporto di tutta la maggioranza, ho presentato delle ipotesi di riordino della rete ospedaliera e di quella territoriale ai ministeri, che a loro volta hanno chiesto delle integrazioni che stiamo predisponendo e che verranno trasmesse a Roma nelle scadenze previste. Siamo convinti che sia questa la strada giusta da percorrere per il futuro della nostra sanità, così da lasciare una Regione migliore alle prossime generazioni, in linea con quelli che sono i nuovi modelli di assistenza, in cui l’ospedale è pilastro per gli acuti e garantisce le alte complessità, mentre tutto il resto – come già sperimentato in Regioni quali Emilia Romagna e Toscana – viene gestito da strutture territoriali più piccole e specializzate per quei setting di cui hanno bisogno le popolazioni di riferimento”.